L’Artista che c’è in te

fiori
FreeImages.com/Ayhan Yldiz

Pare si possa ricondurre la parola Arte  alla radice linguistica ar- che significa, in Sanscrito, andare verso, fare, produrre.

Anche i latini utilizzavano la parola Ars per indicare l’abilità nello svolgere un’attività, la capacità di fare in modo armonico.

Secondo la derivazione linguistica, quindi, Artista è colui che ha, in primo luogo la volontà – e in seguito la capacità – di fare bene, di fare in modo armonico.

C’è chi riesce ad agire dando spazio all’Artista, chi riesce a farlo qualche volta, chi lo faceva un tempo e ora non riesce a farlo più

Gli eventi di vita, infatti, possono influenzare la percezione di sé rendendo dimentichi delle proprie attitudini, desideri, sogni, abilità, guastando le relazioni, riducendo gli interessi, spegnendo le inziative e il coraggio

E’ quì che serve ricordarsi (o farsi ricordare) di far emergere l’Artista.

“Indipendentemente dal lavoro che svolge, qualsiasi persona in cui si nasconda un artista diventa una creatura piena di inventiva, di spirito di ricerca e di audacia, che esprime se stessa. Diventa interessante per gli altri, porta turbamento e scompiglio, illumina e apre nuove vie per una più profonda comprensione delle cose. Dove il non-artista chiuderebbe il libro, questa persona invece lo apre e dimostra che possono esservi altre pagine.” R. Henri, The Art of Spirit, 1923. J.B Lippincott, Philadelphia.

Nella tua vita, come puoi far emergere l’Artista?

Di quali altre pagine della tua storia puoi dimostrare l’esistenza?

libro primavera
FreeImages.com/Eva Sarna

Dott.ssa Francesca Fontanella

fontanella.francesca@gmail.com

La Stella del Mattino e la Stella della Sera

collage venere

Le immagini del collage sono tratte da MorgueFile.com e Meteoweb.eu

 

All’alba, verso Est, si può vedere in cielo la Stella del Mattino.

Al tramonto, verso Ovest, si può vedere in cielo la Stella della Sera.

Tante le narrazioni, le storie, i miti che si sono susseguiti nel tempo; diversi i nomi che le due stelle hanno assunto nell’antichità: Fosforo e Espero per i Greci, Lucifero e Vespero per i Latini.

In realtà, la Stella del Mattino e la Stella della sera sono lo stesso corpo celeste: Venere.

“Dev’essere stato un grande momento, quando qualcuno si accorse che la Stella del Mattino e la Stella della Sera erano lo stesso corpo celeste!” (Cit. Odifreddi, P., 2010. C’è spazio per tutti. Mondadori)

Mi piace molto utilizzare questa metafora nella pratica clinica.

Accade che si dubiti rispetto alla direzione di vita da prendere, sulle scelte da fare, che ci si senta divisi. Come si fosse costituiti da parti distinte, inconciliabili tra loro ed una delle due dovesse avere la meglio sull’altra.

La scoperta di poter conciliare le parti in un’entità unica spesso è una sorpresa.

Da questa sorpresa inizia un nuovo viaggio.

“Espero è Fosforo” (Cit. G.Frege)

Vi è identità di due termini la cui forma è diversa.

Dott.ssa Francesca Fontanella

fontanella.francesca@gmail.com

Musica Jazz e Psicologia

Nota-musicale1

Immagine tratta da Wikia

 

Cos’hanno in comune Jazz e Psicologia?

La risposta è:

“Richiedono la capacità di usare

la propria Competenza e le proprie Conoscenze tecniche con

Improvvisazione”.

D’accordo, non solo il jazz, anche altri generi musicali hanno sdoganato l’improvvisazione  negli assolo delle esecuzioni sul palco dei concerti; e anche il teatro richiede lo stesso tipo di Improvvisazione…

Per scrivere di Improvvisazione mi piace più di tutte, però, la metafora del jazz.

jazz

Immagine modificata da MorgueFile

 

L’Improvvisazione, nella musica, è un’attività che richiede di produrre stringhe sonore  senza seguire uno spartito.

Ci sono diverse modalità di improvvisazione:

  • L’Improvvisazione libera, cioè una creazione che non fa riferimento a regole o armonie;
  • L’Improvvisazione su schema, cioè una creazione eseguita sulla base di regole. Gli esecutori scelgono un’armonia di partenza e su di essa elaborano le variazioni in modo personale, integrato al contesto e alla musica prodotta dagli altri.

Così lo psicologo. O, per lo meno, lo psicologo preparato, dato che per improvvisare – in qualunque settore – ci vuole una massiccia dose di padronanza della materia.

La psicologia, pur fondando i suoi interventi su basi teoriche salde e sull’utilizzo di tecniche specifiche (lo spartito), richiede di adattare  gli accordi e il ritmo e di elaborare variazioni.

La Psicologia richiede la capacità di agire l’Improvvisazione Consapevole e Preparata, come la Musica Jazz.

Dott.ssa Francesca Fontanella

fontanella.francesca@gmail.com

 

 

La magia delle domande

bolleC’è qualcosa di magico nelle domande.

Domande corte, domande lunghe, aperte, chiuse, articolate, semplici, di cui non si conosce la risposta o la si immaginava diversa.

Domande poste al momento in cui calzano a pennello, che fanno fermare a riflettere, domande al posto sbagliato, domande non ascoltate, non capite.

Domande che sorprendono.

C’è qualcosa di magico nelle domande, che attribuisco alla loro capacità di connettere  parole, pensieri, emozioni, esperienze, sogni, valori …

ciliegie

Una domanda tira l’altra

Ponendo domande si noterà che l’una tira l’altra. Una volta che si è imparato a fare domande, non ci si ferma più 🙂

A cosa serve fare domande?

Imparare a fare domande permette di esplorare i mondi degli altri, di conoscere meglio le persone che ci sono accanto e lasciarsene stupire.

Come imparare a fare domande?

Coltivando la curiosità, non accontentandosi delle risposte, lasciando aperta la possibilità che vi siano risposte alternative alla propria da conoscere.

A chi si possono porre domande?

Ai bambini, ai ragazzi, agli adulti, agli anziani. Non è importante il livello di scolarizzazione.

 E’ utile auto-porsi delle domande?

E’ molto utile auto-porsi delle domande: consente di narrare le proprie storie di vita, notare i punti di forza, fare tesoro delle debolezze e, in definitiva, amarsi di più.

“Ogni volta che facciamo una domanda, generiamo una possibile versione di vita.” David Epston

La qualità di vita dipende, anche, dalle domande che ti poni.

Dott.ssa Francesca Fontanella

fontanella.francesca@gmail.com

Immagini webnews.it e MorgueFile.com

 

 

Cliente o Paziente?

Sembrerà una sottigliezza, un vezzo linguistico, eppure è importante.

La parola “paziente” evoca malattia, la parola “cliente”, no.

In psicologia clinica, si utilizzano indifferentemente i due termini sia che la persona soffra di un disturbo psicopatologico, sia che chieda un sostegno per una situazione specifica e circoscritta, legata ad eventi di vita.

Nella mia pratica lavorativa, prediligo il termine “cliente” che libera la persona dall’impressione di avere qualcosa che non va.

A dirla tutta, preferisco ancora più la parola “persona”…e ancora di più la parola “storia”.

Clienti, Persone, Storie. Ogni Cliente è una Persona e ogni Persona può raccontare la sua Storia.

Da psicologo, seguo le Storie, mi interesso delle narrazioni, aiuto e supporto ognuno a creare narrazioni di sé alternative, qualora non sia soddisfatto della sua storia, e a riconoscere valore alle narrazioni di sé che ama.

Dott.ssa Francesca Fontanella – Psicologo

fontanella.francesca@gmail.com