Le colonne sonore della Cura di sé:12 (+ 1) Canzoni scelte insieme

Il tuo modo di prenderti cura di te, a quale canzone somiglia? Scopri come prenderti cura di te insieme a 12 (+1) canzoni.

Arrivano, a volte, momenti in cui prendersi Cura di sé. Abbiamo scelto insieme 12 (+1) canzoni che rappresentano forme diverse di Cura di sé e Amore per se stessi.

Come prendersi cura di sé

Il modo giusto per prendersi cura di se stessi esiste ed è il proprio.

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I modi giusti per prendersi cura di se stessi esistono e sono i propri.

In qualsiasi momento della tua vita ti trovi, i modi per prenderti cura di te possono essere uno o più di uno e meritano di essere declinati in maniera personale.

Fai una prova

fai una prova

Pensa a qualcosa che ritieni possa significare cura e amore verso se stessi…

Fatto? A cosa hai pensato?

Molte persone rispondono: mangiare bene, sport, parrucchiere, cosmesi, visite mediche, massaggi… qualcuno – raffinato 😉 – cita lo psicologo e la psicologia.

Tutte queste risposte sono possibili modi in cui prendersi cura di sé: ve ne possono essere altri. Hobbies – risponde qualcuno – , una tisana – aggiunge qualcun altro -, guardare film e ascoltare musica… a te viene in mente qualcos’altro?

Ipotizziamo che tu abbia pensato he potresti mangiare bene: cosa intendi per mangiare bene? Cosa vorresti cambiasse nella tua alimentazione attuale?

Cerca di dettagliare il più possibile l’azione o le azioni che descrivono ciò che intendi per mangiare bene. Solo in questo modo sarà possibile, già oggi, cominciare. In caso contrario è più facile cadere nella procrastinazione.

Qualsiasi cosa tu abbia pensato, falla!

Per iniziare a prendersi cura di se stessi, da qualcosa bisogna pur cominciare! Ebbene, perché non cominciare dall’azione a cui hai appena pensato?

Il punto è che per cominciare a prendersi cura di se stessi, è bene fare come se si stesse già prendendosi cura di sé. Facendo, si attiva un meccanismo comportamentale che aiuta a mantenere attivi il proposito, la motivazione e l’azione.

Per restare nell’esempio, prendi l’azione che hai appena indicato per descrivere il mangiare bene e… falla!

A piccole dosi, per iniziare!

Mi permetto un doppio suggerimento rispetto alle dosi.

  1. Sai cosa vorresti fare per penderti cura di te, ma … non ne hai voglia o ti sembra di non trovare il tempo! Ebbene, scegli una versione leggera del tuo proposito. Nel nostro esempio… Mettiamo tu abbia pensato di mangiare più verdura e che non ti piaccia affatto. Potresti aggiungerla a un solo pasto, per ora, iniziando dalla verdura che ti convince di più o preparata in un modo che ti incuriosisce o, ancora, potresti mangiarne poca.
  2. Per iniziare, è bene tu scelga di svolgere la tua azione per la cura di sè senza eccedere: che il troppo stroppia lo sai già e se assumi una dose massiccia di cura di te oggi… domani potresti non averne voglia. Per creare un’abitudine, è utile la costanza.

Creare un abitudine

Le abitudini si possono creare associando la nuova azione a azioni che durante la giornata si è già soliti fare. Resto nell’esempio… Hai scelto di mangiare bene aggiungendo una verdura a un pasto. Tutti i giorni, di solito, a pranzo ti rechi al bar vicino al lavoro e prendi un toast: ebbene, da oggi, puoi aggiungere una centrifuga di carota e sedano. Il toast è già un’abitudine ed è più semplice aggiungere una nuova abitudine  – la centrifuga di verdure – collegandola a una esistente.

Per creare l’abitudine, c’è chi si trova bene anche con post-it appesi in casa e in luoghi strategici, appunti in agenda, “nodi al fazzoletto” personalizzati – un oggetto che si indossa, un appunto sul braccio, una canzone promemoria…

Una canzone, appunto!

12 (+1) canzoni per la Cura di sé

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Ecco le 12 canzoni che abbiamo scelto e che ricordano a chi le ha indicate la cura e l’amore verso se stessi. I link alle canzoni sono accompagnati dalle parole di chi ha scelto il pezzo oppure da frasi del testo.

Fix You – Coldplay

When you try your best but you don’t succeed
When you get what you want but not what you need
When you feel so tired but you can’t sleep

Quando fai del tuo meglio, ma il risultato non arriva

Quando ottieni ciò che vuoi, ma non ciò che desideri

Quando ti senti tanto stanco, ma non riesci a dormire

I will try to fix you

Proverò a rimetterti in sesto

 

Vuoto a perdere – Noemi

Qua praticamente c’è la crescita interiore, la maturità, il fregarsene del giudizio della gente. Guardarsi la cellulite e dirsi: “Va bene così, chissenefrega!”

 

No Hero – Elisa

‘Cause you can count on me
As long as I can breathe
You should know
I’ll carry out through the night
Through the storm

Perchè puoi contare su di me

Fino a quando avrò respiro

Dovresti saperlo

Lo farò nella notte

nella tempesta

 

Volo – Paola Turci

Questa canzone ha significato molto per me

Volo così perchè è così che devo vivere
Volo nel cuore di chi ha voglia di sbagliare
Volo nel sole perchè ho voglia di bruciare

 

Viva – Ligabue

Perché sei
viva viva cosi come sei
quanta vita hai contagiato
quanta vita brucerai che sei
viva viva per quella che sei
niente rate, niente sconti
solo viva come vuoi….

 

Abbi cura di te – Levante

C‘è il volersi bene anche rischiando, perché rischiare a volte è un po’ vivere.  Buttarsi nel vuoto e urlare a squarciagola, buttarsi nell’acqua del mare pur sapendo che è fredda.

 

Ovunque proteggi – Vinicio Capossela

Ma ancora proteggi la grazia del mio cuore

adesso e per quando tornerà nel tempo

il tempo per partire, il tempo di restare

il tempo di lasciare, il tempo di abbracciare

 

I Will Survive – Gloria Gaynor

Mi sembra esprima bene tutta la forza di chi, dopo essere stato tanto tempo sotto un macigno che lo schiacciava, riesce finalmente a toglierselo di dosso. Tutta la meravigliosa sensazione di essere vivo, giusto, intero, di avercela fatta alla faccia di tutto e di poter andare avanti con una energia positiva da investire finalmente in qualcosa di nuovo.

 

L’eccezione – Carmen Consoli

Qui c’è una sorta di rimprovero nel momento in cui si rinuncia alla propria unicità, per uniformarsi a tutti i costi. Ma in fondo, nell’omologazione generale, c’è sempre l’eccezione, la mosca bianca.

 

La Cura – Franco Battiato

Perché sei un essere speciale,
Ed io, avrò cura di te

 

Abbi cura di te – Psicantria

Abbi cura di te

E non è un fatto di pura igiene personale

Abbi cura di te

Di quello che ti piace fare

Dei tuoi occhi che ridono e piangono

 

Sally – Vasco Rossi

È quando ti accorgi che vai bene così, che riesci a prenderti davvero cura di te!

 

Greatest love of all – Whitney Houston

Chiudo questa lista, che potrebbe continuare a lungo, con una canzone che tiro fuori dal cappello tutte le volte che gli eventi di vita mi ricordano quanto è importante amarsi: nascite, morti, malattie, momenti di gioia e di dolore, emozioni e pensieri nel flusso di vita che corrono, scorrono e – qualche volta – rallentano. Sei nell’avventura della vita e quando le cose capitano, non resta che viverle.

The greatest love of all
Is easy to achieve
Learning to love yourself
It is the greatest love of all

L’amore più grande di tutti

è facile da raggiungere

Imparare ad amare se stessi

è l’amore più grande di tutti

Il  tuo modo di prenderti cura di te a quale canzone somiglia?

 

 

 

Vivere con il dolore cronico: 4 (+1) strategie

Una recentissima ricerca offre 4 (+1) strategie per ridurre il dolore cronico e i suoi effetti collaterali emotivi e relazionali.

Il dolore cronico è frequente: in Europa si stima l’incidenza del dolore cronico non oncologico al 22% della popolazione.

Cosa si intende per dolore cronico?

La IASP (International Association for the Study of Pain – 1986) definisce il dolore come “un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno.

E’ un esperienza individuale e soggettiva, a cui convergono sensoriali, esperenziali e affettive.

Il dolore cronico è duraturo, spesso determinato dal persistere dello stimolo dannoso e/o da fenomeni di automantenimento, che mantengono la stimolazione nocicettiva anche quanto la causa iniziale si è limitata. Si accompagna ad una importante componente emozionale e psicorelazionale e limita la performance fisica e sociale del paziente. E’ rappresentato soprattutto dal dolore che accompagna malattie ad andamento cronico (reumatiche, ossee, oncologiche, metaboliche..). E’ un dolore difficile da curare: richiede un approccio globale e frequentemente interventi terapeutici multidisciplinari, gestiti con elevato livello di competenza e specializzazione.

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=3769&area=curePalliativeTerapiaDolore&menu=terapia

Gli effetti psicologici del dolore cronico

Il dolore cronico può generare ansia, tristezza e depressione, diminuzione della fiducia in se stessi e calo dell’interesse nelle relazioni interpersonali.

Questo può avere ripercussioni in ambito familiare e lavorativo amplificando il disagio emotivo e, ahimè, anche il livello di dolore cronico!

Infatti, avendo il dolore una componente affettiva, una situazione di disagio emotivo può accentuare la percezione del dolore, aumentandone, di fatto, il livello.

Le strategie per vivere con il dolore cronico

Una recentissima ricerca – dettagli in bibliografia – di L. Phillips, ha esplorato le strategie di resistenza al dolore cronico, identificandone 4 tipi principali:

  1. Strategie di distrazione: svolgere attività di interesse che, distraendo, alleviano il dolore;
  2. Strategie di spostamento del focus: simili alle precedenti, con la differenza che la persona sposta volutamente l’attenzione su altro rispetto al dolore. Tra queste strategie potremmo annoverare la mindfulness e altre tecniche di rilassamento e immaginative;
  3. Strategie di indagine: esplorazioni delle cause del dolore e approfondimento delle soluzioni per ridurre il dolore;
  4. Ri-negoziazione relazionale: azioni volte a restituire equilibrio alle relazioni interpersonali, messe in discussione dal terzo incomodo del dolore cronico.

Ce n’è una quinta…

Phillips propone, anche, un’altra stategia. Ella ritiene utile porre, a chi soffre di dolore cronico e le chiede un aiuto terapeutico, la  questa domanda:

“Vuoi parlare del dolore o c’è qualcos’altro che ti preme di più?”

Phillips ha osservato che, quando le persone preferiscono parlare di altri temi (di altre difficoltà)  connessi e non al dolore cronico, si crea uno spazio terapeutico in cui sperimentano la possibilità di essere attive nella risoluzione delle difficoltà – con conseguente aumento dell’autostima positiva e del senso di autoefficacacia —

Inoltre, il tema di cui preme loro parlare, si rivela  premere – metaforicamente – anche sul dolore, accentuandolo. Talora, se ne rivela una delle cause. Parlare di altre questioni e difficoltà e trovare soluzioni, influenza positivamente anche la percezione del dolore, il cui livello diminuisce.

Cosa suggerisce questo studio?

Lo studio di Phillips offre due spunti di riflessione:

  1. L’importanza di trovare strategie personali in almeno una della categorie proposte;
  2. L’utilità di indirizzare le proprie energie a parlare di temi e questioni alternativi al dolore cronico.

Lo studio ci dice che, attraverso queste due modalità, è possibile ridurre il dolore, ridurne gli effetti collaterali psicologici e scoprirne cause inesplorate.

Soffri di dolore cronico e vuoi allenarti a ridurre il dolore?

Parliamone e cerchiamo le domande e le risposte più utili a te!

Fonti:

Phillips, L. (2017). A Narrative Therapy Approach to Dealing with Chronic Pain. The International Journal of Narrative Therapy and Community Work, 1, 21-30.

http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=3769&area=curePalliativeTerapiaDolore&menu=terapia

Psicologia quotidiana: come fare bene la pausa caffè

Una psico-idea per fare bene le tue pause e riprendere le attività con energia e entusiasmo.

Molti lettori mi hanno chiesto di dedicare spazio alla quotidianità. Ho pensato alla pausa caffè: che tu beva il caffè, un tè o mangi uno yogurt, con questo articolo desidero aiutarti a fare bene le tue pause.

Cosa non ti dirò

Non ti dirò di allontanarti da pc e cellulare, di impegnarti in una conversazione distraente, di fare due passi.

La ragione per cui non dirò queste cose è che: un supporto informatico potrebbe esserti utile; le conversazioni non possono essere distraenti a comando; è possibile che tu non possa assentarti dal lavoro qualche minuto per sgranchire le gambe.

Qui ci tengo a darti un’idea per una pausa caffè accessibile e diversa, che ti faccia stare bene e recuperare energie, davvero.

Materiale occorrente

  • Smartphone o altro supporto portatile (+ cuffie)
  • Caffè, tè o altra bevanda/cibo
  • Un bicchiere d’acqua
  • Te stesso/a

Ora facciamo le prove generali, quindi procurati il necessario: hai tutto?

Pausa caffè: ciak, si prova

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#Scena 1: Ora della pausa. Come ti ha trattato questa parte della giornata? Hai bisogno di rilassarti, di ridere, di muoverti?

Concentrati bene, la prima risposta che ti viene è quella giusta.

Mentre ci pensi, prendi il caffè, il tè o quello che sei solito prendere e non consumarlo, aspetta. Ti sei risposta/o?

#Scena 2: Mettiamo che tu ti sia detto/a che hai bisogno di muoverti. Prendi lo Smartphone e scegli una canzone che ti faccia pensare al movimento. Io, oggi, ti propongo questa, di Sam Cooke:

#Scena 3: Mentre ascolti questo brano, sorseggia il tuò caffè (o quant’altro tu abbia scelto per la tua pausa) e concentrati sulle belle sensazioni che ti offrono, insieme, la musica e il sapore, l’aroma, il calore… respira lentamente e goditi l’atmosfera di positività.

#Scena 4: Quandò sarà finita la canzone, consolida queste sensazioni con un rituale utile: bevi un bicchiere d’acqua e immagina di bere, insieme all’acqua, tutta la positività appena evocata, in un gesto di idratazione del tono dell’umore, dell’entusiamo e della motivazione a fare.

Hai appena goduto di 5 minuti di positività!

Stai pensando che ti sembrano pochi?

Pensa che di solito ti dici che non hai tempo per la pausa caffè! Che 5 minuti sono molti da ritagliare!

Ebbene, se sei riuscito/a a trovare questi 5 minuti tutti per te, ti sei appena fatto un dono prezioso. Il tuo organismo ringrazia.

[Ti può interessare anche Un bar, un latte macchiato e Morricone]

Fai diventare virale la tua pausa caffè

Condividi la tua esperienza con i colleghi e i familiari, fai provare anche a loro questo tipo di pausa caffè!

E, se ti va, fammi sapere quali canzoni preferisci per la tua pausa!

Scrivimi a: fontanella.francesca@gmail.com

Piccolo Eserciziario di Felicità

4 esercizi per trovare la Felicità e viverla, a modo tuo.

Se hai cliccato questo link, ti interessa la Felicità. Meglio ancora, ti interessa conoscere esercizi da svolgere in autonomia per ottenere Felicità. Eccone alcuni, apparentemente distinti ma integrati.

#Esercizio 1: Com’è fatta la Felicità?

Come rappresenteresti la Felicità?

Somiglia a una canzone? Oppure a una fotografia? O a una parola, un colore? Forse somiglia a un odore o a un sapore?

Concediti di dare un’aspetto concreto alla Felicità.

Ora che conosci la tua rappresentazione di Felicità puoi:

  1. Portarla con te e incontrarla più spesso;
  2. Ricordare che la Felicità è altro da te, così come l’Infelicità. Puoi provare Felicità e essere in relazione con la Felicità, puoi collaborare con la Felicità, sfidarla, amarla, volerla vicina…

Questo esercizio ha come riferimento teorico il concetto di “Esternalizzazionne del problema” di Micahel White.

#Esercizio 2: Dove senti, nel corpo, la Felicità?

Se ascolti la canzone che rappresenta, per te, la Felicità oppure ne guardi la fotografia, ne ripeti a voce alta – o tra te e te – la parola associata, ne annusi l’odore o ne gusti il sapore…

Dove senti la Felicità? Forse al petto? Sulle braccia o sulle gambe? Sulle labbra?

Ora che sai dove sei solito sentire la Felicità puoi:

  1. Rievocare questa sensazione durante la giornata;
  2. Rievocare questa sensazione quando ti trovi in momenti difficili.

Questo esercizio ha come riferimento teorico scientifico il Focusing di Eugene Gendlin e le metafore terapeutiche di David Gordon.

#Esercizio 3: Quali comportamenti ti fa fare la Felicità?

Azioni: Quando provi Felicità che cosa fai? Leggi? Chiacchieri? Fai sport? Cucini?

Pensieri: Quali pensieri fai quando provi Felicità?

Ora che hai notato quali comportamenti ti fa fare la Felicità puoi:

  1. Ripeterli per vivere la Felicità;
  2. Condividerli.

#Esercizio 4: Che faccia ti fa fare la Felicità?

Che espressione assume il tuo volto quando provi Felicità? Puoi farmi una cortesia? Vai allo specchio e prova la tua “Espressione da Felicità”… un po’ di più… ancora un po’… non esagerare, ora! 😉

Ora che hai notato qual è la tua espressione di Felicità puoi:

  1. Rifarla allo specchio tutte le volte che vuoi:
  2. Mostrarla agli altri.

Questo esercizio ha come riferimento teorico scientifico gli studi di Paul Ekman sulle espressioni facciali riferite alle emozioni primarie.

Facendo questi 4 esercizi, hai inizato a entrare in contatto con la Felicità.

Puoi conoscere altri esercizi o approfondire questi…

Puoi vivere la Felicità con più frequenza,

Puoi assaporarla senza temerla e,

aspetto importante,

godere la Felicità senza scivolare nell’Euforia.

Ti propongo …

La soluzione che ho messo a punto per te: Esercizi di Felicità.

Comprende 3 incontri, alcuni esercizi da fare a casa, in autonomia – che puoi condividere con chi vuoi tu – e la copia cartacea di Kαιρός ( Kairós ).

Ti piace l’idea? Puoi chiedermi maggiori informazioni scrivendo a fontanella.francesca@gmail.com

Via la Stanchezza con un pezzetto di burro!

La tua giornata inizia con Stanchezza? Stai pensando che il burro non ti piace? Fà nulla, tanto non lo dovrai mangiare. E nemmeno toccare, a dire il vero. Insomma è una faccenda di visualizzazioni e rilassamento. Ma via, si parte, senz’altra prefazione! (cit.G.Rodari).

Stanchezza e Irrigidimento muscolare…

Prova a farci caso: l’Irrigidimento muscolare accompagna la Stanchezza. Potresti notare di avere un dolore alle spalle o una loro contrattura, mal di schiena, dolori cervicali o agli arti.

Può essere difficile dire se sia l’uno a causare l’altra o viceversa, sta di fatto che questi due si auto-alimentano.

L’Irrigidimento muscolare genera Stanchezza perché fa consumare molte energie extra all’organismo e la Stanchezza può generare Irrigidimento muscolare. La ragione è che l’organismo, per sopravvivenza, cerca di ‘tenersi su’ e, in alcuni casi, lo fa irrigidendo i muscoli.

… e Stress

La tensione causata dall’Irrigidimento muscolare e lo sforzo per svolgere le proprie attività nonostante la Stanchezza producono Stress. Questo terzo protagonista della triade interagisce con gli altri due amplificandoli.

Ti riconosci in questa triade? Stress, Stanchezza e Irrigidimento muscolare?

Se sì, potrebbe interessarti quanto segue.

Passo 1: Accertamenti organici

Il primo passo è consultare il medico di base. Sarà opportuno accertarsi che, ad esempio, i valori dell’analisi del sangue rientrino nei parametri e che non vi siano alterazioni della pressione sanguigna. Il medico saprà indicarti gli accertamenti utili.

Passo 2: Auto-aiuto per la Stanchezza

Idratarsi, mangiare sano e dare spazio al riposo sono metodi di auto-aiuto per alleviare la Stanchezza. La ragione è semplice: un corpo trattato bene è un corpo rilassato; un corpo rilassato è meno stanco.

Passo 3: Usare tecniche di rilassamento anti-Stanchezza

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Qui siamo nel mio settore. Vi sono diversi tipi di attività utilizzabili per produrre rilassamento e aiutare l’organismo a ridurre via via tensioni e stanchezza. Si possono utilizzare tecniche corporee e immaginative e integrarle a conversazioni terapeutiche che consentano di conoscere meglio il significato della propria Stanchezza.

[Può interessarti anche: Riscaldare mani e piedi con l’aiuto della mente]

Vorrei proporvi un esercizio che spero possa esservi utile per rilassarvi e, magari, addormentarvi meglio. Lo scopo di questo esercizio è aiutarvi ad allentare le tensioni e ridurre l’Irrigidimento muscolare.

È inteso che, da solo, non può essere risolutivo. Nonostante questo, è di facile attuazione e va bene anche per i bambini.

L’esercizio del pezzetto di burro

Mettiti in posizione comoda, meglio se in posizione sdraiata supina

Separa leggermente i piedi, di modo da non avere le gambe incrociate

Tieni le braccia lungo il corpo

Respira lentamente, se possibile gonfiando la pancia durante l’inspirazione e sgonfiandola durante l’espirazione

Concentrati sul tuo corpo e immagina di essere un pezzetto di burro, appoggiato su una fetta di pane calda

Nota che, lentamente, ogni parte del tuo corpo diventa morbida, come il burro a contatto con il pane caldo

Mentre cominci a rilassarti, osserva che le gambe, la pancia, le spalle, il collo, le braccia, la schiena sono più morbidi

Le tensioni si sciolgono

Ora provi un senso di calma e ti senti riposato/a

Cogli la positività del rilassamento muscolare e godi del momento di pace

Ora:

  • Se stai svolgendo l’esercizio durante la giornata, fai tre respiri profondi, muovi leggermente i piedi e le mani prima di aprire gli occhi e riprendere le attività della giornata.
  • Se stai svolgendo questo esercizio per addormentarti, tieni gi occhi chiusi e continua respirare seguendo i movimenti della tua pancia.

Ti è piaciuto l’esercizio è vuoi conoscerne altri? Puoi leggere il mio e-book Kairòs oppure puoi contattarmi…

… Ecco l’indirizzo! fontanella.francesca@gmail.com

Tu per chi tifi? Per la conquista del benessere o per la liberazione dal disagio?

 

tifosa
Flickr.com/Nazionale Calcio

Qualche settimana fa, un’indagine statistica volta a conoscere i bisogni psicologici della popolazione italiana ha identificato un interessante fattore: alcune persone preferiscono pensare all’equilibrio emotivo e cognitivo come ad una conquista, altri come ad una liberazione dagli elementi di difficoltà.

Il risultato è lo stesso, il punto di vista cambia!

Il risultato cercato e atteso è lo stesso: equilibrio emotivo e cognitivo, ossia il benessere psicologico e, per traslazione, psicofisico.

Il punto di vista, tuttavia, è diverso.

Chi pensa al risultato in termini di conquista inizia un percorso psicologico focalizzandosi in particolare sulla crescita personale, sull’autostima, sulla comunicazione e la conoscenza di sé.

Chi pensa al risultato in termini di liberazione dalla condizione di difficoltà, invece, inizia un percorso psicologico cercando strumenti e strategie per togliere ciò che suscita malessere.

Il percorso di conquista
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Flickr.com/Marina Balasini & Juan Montiel – Luz en la montana

Il percorso di conquista è volto a conoscere le proprie narrazioni automatiche e a crearne di alternative, a scoprire e riscoprire le risorse, a potenziare l’unicità individuale.

La persona sviluppa senso di autoefficacia – ossia la consapevolezza di poter vivere bene, grazie alle sue competenze -, equilibra l’autostima, si allena ad emozionarsi meglio e a comunicare in linea con i suoi valori.

Il percorso di liberazione

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Il percorso di liberazione è volto a conoscere e utilizzare strumenti di rilassamento e di regolazione emotiva, a sbloccare situazioni – ad esempio – di inibizione e conflitto, ad acquisire strategie per la gestione e il sollievo del dolore e per ridurre gli effetti psicosomatici.

La persona si libera del disagio e riacquista il benessere auspicato.

Il jukebox dello psicologo: i 4 risultati più richiesti
Jukebox
Flickr.com/phphoto2010 – Jukebox 01a

Secondo l’indagine di mercato, i 4 risultati più richiesti sono:

  • Felicità
  • Serenità
  • Sicurezza
  • Agio

La Serenità e la Sicurezza sono obiettivi desiderati, in particolare, da chi sceglie il percorso di conquista, mentre la Felicità e l’Agio sembrano essere maggiormente attesi da chi sceglie il percorso di liberazione.

Tu per chi tifi?

La tua preferenza va alla conquista o alla liberazione? O ad entrambe?

Nella mia esperienza clinica questi due percorsi e i risultati attesi non sono così distinti. Può capitare che una percorso si trasformi in un altro oppure, più spesso, che i due percorsi si intersechino.

Adoro, professionalmente, questa seconda opzione.

L’integrazione di conquista e liberazione accresce la possibilità di benessere, coniugando la conoscenza di strumenti per liberarsi di ciò che fa star male alla conoscenza di  strumenti per potenziare la propria unicità.È una chiave di benessere nel lungo termine.

Ti piacerebbe cominciare un percorso di conquista o di liberazione? O uno che integri entrambi?

Scrivimi la tua storia: fontanella.francesca@gmail.com

tifosa
Flickr.com/Nazionale Calcio

Fonte:

Indagine di mercato sulla psicologia professionale, ENPAP. Ricerca condotta da baba – Ricerche di mercato e analisi di scenario – www.babaconsulting.com

Brr che freddo! Riscaldare mani e piedi con l’aiuto della mente

freddo

Hai letto il titolo e provato incredulità? Non ci credi? Dammi il tempo di raccontarti una storia.

Si racconta che…
…durante la seconda guerra mondiale, prigionieri e soldati utilizzassero l’esercizio del Calore del Training Autogeno per riscaldarsi e affrontare meglio le privazioni. L’esercizio, la cui esecuzione iniziale richiede la guida di un professionista, implica l’utilizzo di particolari tecniche di respirazione e di concentrazione che aiutano a produrre calore corporeo.
Ne consegue che, svolgendo bene l’esercizio, il corpo si riscalda.
Sarà vero?
Le tecniche immaginative e le tecniche di rilassamento funzionano, anche se richiedono disponibilità da parte di chi comincia a conoscerle. Può capitare che i primi tentativi non diano i risultati desiderati e lo scoraggiamento porti a desistere. È bene concedersi il tempo di imparare, allenarsi e rendere più agevole l’esecuzione degli esercizi!
Vetri appannati

Quando imparai l’esercizio del Calore del Training Autogeno, mi trovavo in una piccola stanza fredda, in inverno, a Milano. Eravamo un gruppo di circa 15 persone e tutti iniziammo ad eseguire l’esercizio seguendo le indicazioni della docente.

Ebbene, al termine dell’esercizio, mentre tutti provavamo una certa curiosità nel constatare di avere le mani calde, la docente attirò la nostra attenzione sui vetri delle finestre: i vetri erano appannati! Molto appannati! Sebbene ci trovassimo in quella stanza da ore e vi ci fossimo trovati in altre occasioni, attraverso quello specifico esercizio, si era prodotto calore in maniera rapida e la stanza si era riscaldata al punto da creare condensa sui vetri!

Calore e conforto

calore

Un’equipe dell’Università di Toronto, nel 2008, fece alcune ricerche per valutare cosa significhi il ‘calore’ per l’essere umano. Le ricerche riportano che l’essere umano associa, ad esempio, il freddo alla solitudine e al rifiuto, il calore all’accoglienza, all’accettazione da parte degli altri e al conforto.

Pare che, i partecipanti ad uno di questi studi, ricercassero bibite e cibi caldi subito dopo aver esperito esclusione e rifiuto, come a cercare conforto e recuperare sensazioni positive. I ricercatori ipotizzarono che il cervello elabori la sensazione di calore e le connesse sensazioni positive, senza distinguere se la fonte di calore sia una tazza di tè caldo, una minestra o il contatto umano.

Scaldati con gli esercizi “giusti”!

L’esercizio del Calore del Training Autogeno può esserti utile per scaldare il corpo quando fa freddo: in particolare, se hai mani e piedi freddi, puoi aumentare la temperatura di queste parti del corpo, ottenendo sollievo dal gelo.

Lo stesso esercizio può aiutarti a percepire conforto in situazioni di difficoltà e solitudine.

Oltre il Training Autogeno

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Da quando Schultz, l’ideatore del Training Autogeno, ha pubblicato i suo libro, sono passati più di 80 anni. Al suo lavoro, si sono aggiunte le osservazioni e gli esperimenti di molti altri studiosi che si occupano di tecniche di rilassamento e di tecniche immaginative.

Integrando le diverse conoscenze e personalizzando gli esercizi sulla richiesta del singolo e sulle sue esperienze di vita, è possibile costruire esercizi ad hoc efficaci e mirati.

Puoi trovarne alcuni nell’ebook Kairòs oppure puoi contattarmi all’indirizzo fontanella.francesca@gmail.com per cominciare a costruire gli esercizi utili per te.

Dott.ssa Francesca Fontanellafreddo

Riferimenti bibliografici essenziali

Zhong, C.B. et al. (2008). Cold and lonely. Does Social Exclusion Literally Feel Cold? Psychological Science, 19/9, 838-42.

Una canzone… “d’Oro!”

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Ogni anno, da tradizione, in questo mese va in onda Lo Zecchino d’Oro e bambini con senso del ritmo e dolci voci cantano i brani prodotti da autori eccellenti.

La musiche, vivaci o malinconiche, ninnananne o scatenate, sono accompagnate da testi che meritano di essere ascoltati.

I pipistrelli con il punto di vista strambo che invitano a cambiare punto di vista, il principe fannullone che ciondola qua e là e non vuole responsabilità, la ranocchia coraggiosa che parte all’avventura senza essersi preparata abbastanza…

Ascoltando brani più indietro nel tempo, ascoltiamo la storia di matite colorate che sono fatine pronte a colorare il tuo mondo, di una polenta per recuperare le tradizioni antiche e il piacere della compagnia delle persone care…

Tra queste canzoni, oggi vi propongo “Prendi un’emozione“di L.Saccol: ascoltiamola insieme per poi darle un’occhiata attraverso la psicologia e la Terapia Narrativa.

Attraverso le lenti della psicologia e della Terapia Narrativa

Passo 1: riconoscere che l’emozione si sente nel corpo.

Certe volte il viso cambia colore ed il cuore prende velocità,
Nella pancia c’è qualcosa di strano, non è fame, ma chissà che sarà.

Le emozioni hanno manifestazioni a livello fisico: alterazioni fisiologiche (battito cardiaco, pressione sanguigna, ritmo respiratorio, sudorazione, bocca secca…) e qualche volta possono dare origine a somatizzazioni (colon irritabile, cefalea, disturbi dermatologici, dolori muscolari e articolari…).

Può essere utile impararea a riconoscere e distinguere le proprie emozioni attraverso le loro manifestazioni corporee. Le tecniche di rilassamento e di focalizzazione hanno la funzione di avvicinarci alla risposta corporea che accompagna le emozioni e ad aiutarci a gestirla nel suo picco e nei suoi strascichi.

Passo 2: riconoscere che  l’emozione non sei tu e tu non sei l’emozione

Prendi un’emozione, chiamala per nome, trova il suo colore e che suono fa.

Questo processo, in Terapia Narrativa, si chiama ‘esternalizzazione‘. Esso consiste nel dare una aspetto e un’identità concrete all’emozione considerandole qualcosa di distinto da se stessi. L’esternalizzazione serve a ricordare alla persona di avere un’identità a se stante, non dipendente dall’emozione: l’emozione è solo uno degli eventi che le stanno capitando e può scegliere se e come utilizzarla per vivere meglio.

Passo 2: accogliere l’emozione

Prendila per mano, seguila pian piano, senti come nasce, guarda dove va. Prendi un’emozione e non mandarla via.

Una delle più frequenti difficoltà nella gestione delle emozioni è determinata dall’abitudine a sedare, scacciare, mettere da parte ciò che si sta provando. Apparentemente utile, questa abitudine ha una serie di effetti collaterali: ad esempio può comprimere l’emozione – con il rischio che si manifesti in seguito di intensità maggiore -; può convincerci che non siamo autorizzati a provare certe emozioni; può produrre somatizzazioni, stanchezza, spreco di energie; può lentamente annullare la capacità di sentire le emozioni.

Passo 3: condividi le esperienze emotive e raccontane la storia

Puoi spiegarla a chi non la sa e tutta la tua vita vedrai un’emozione sarà.

Alcune emozioni sono considerate tabù. Possiamo, ad esempio, aver incontrato già nell’infanzia suggerimenti del tipo: “Non ti arrabiare!”, “Non prendertela!”, “Non serve essere tristi per queste cose!”, “Non mostrarti troppo compiaciuto!”…

Tutti questi non mostrare le emozioni possono creare alcuni fraintendimenti:

  • Convinzione che le emozioni siano una cosa del tutto intima e che non vadano condivise. Tuttavia, le emozioni sono uno strumento sociale importante: le relazioni, ad esempio, ne sono intrise.
  • Convinzione di essere gli unici a provare alcuni tipi di emozione, con conseguente ulteriore riserbo rispetto a ciò che si prova e, talora, senso di inadeguatezza. Tuttavia, le emozioni sono un patrimonio biologico comune a tutti gli esseri umani e la differenza tra una persona e l’altra risiede nell’intensità emotiva e nel modo di manifestare l’emozione -dipendenti, anche, da fenomeni culturali-
  • Convinzione che sarebbe bello se alcune emozioni non ci fossero. Tuttavia, sarebbe un bel guaio! Proprio in virtù del loro retaggio biologico, esse hanno sempre un ruolo e un significato (se ti interessa saperne di più, puoi leggere i 5 articoli L’ABC delle Emozioni. Qui il primo della serie.).
Come puoi iniziare a conoscere le emozioni che provi
orientarsi
  1. Per prima cosa, la prossima volta che provi un’emozione, dalle un nome! Se riesci a identificare il nome di un’emozione, tanto meglio; se, invece, ti viene un nome di fantasia – che so, Buio profondo, Fifa blu, Elettricità… – va bene lo stesso.
  2. In secondo luogo, chiediti cosa vorrebbe tu facessi, cosa ti sta comunicando: accogli il messaggio e concedi all’emozione di esistere.
  3. In terzo luogo, parlane e racconta di questa emozione a chi ti è caro oppure scrivine o rappresentala con un disegno o una canzone: condividila e falle onore!

 

Per conoscere meglio il tuo mondo emotivo, hai tante possibilità: io te ne offro una! Dai mela-doroun’occhiata alla sezione Pacchetti del menù, curiosa nella sezione Curiosità e, se ti va contattami all’indirizzo fontanella.francesca@gmail.com.

Dott.ssa Francesca Fontanella

 

Un bar, un latte macchiato e Morricone

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Ieri. Temperatura che si abbassa, scarpe troppo leggere per la stagione e i piedi freddi. In un momento di pausa, raggiungo il bar del palazzo in cui lavoro e, nel comfort di poltroncine e tavolini, ordino un latte macchiato.

Con la tazza grande in mano, mi riscaldo così!

SongTherapy e rilassamento. SongTherapy e potenziamento. SongTherapy e tono dell’umore. SongTherapy motivazionale. SongTherapy e emozioni.

Ne parliamo prossimamente, se vi va! 🙂latte-e-musica

Dott.ssa Francesca Fontanella

Vi presento Kαιρός ( Kairós )

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Kαιρός ( Kairós ), in greco antico, significa:

‘momento in cui accade qualcosa di speciale’.

Kαιρός ( Kairós ) è il significato che ha, per me, la psicologia.

Con il cuore che batte forte, vi presento, Kαιρός ( Kairós )!