Storie di lacrime: il racconto sorprendente di una bambina

Una bambina racconta cosa ne pensa delle lacrime: ne esce una storia sorprendente!

Le lacrime hanno una storia!

Così esordisce una bambina e inizia a raccontare quello che ora intitolo:

“Storie di Lacrime”

Le lacrime sono una cosa intima e ci si vergogna a mostrarle alla gente. Ma non è stato sempre così!

Nella storia dell’evoluzione abbiamo perso la possibilità di leccare le lacrime. Gli animali, quando esce una lacrima, la leccano. Tutti dicono che lo fanno per il sale, ma lo fanno per assaggiare la lacrima e capire di quale emozione è!

Così si comunica come ci si sente e le cose si fanno più facili.

Gli uomini invece nascondono le emozioni e se piangono sono casi rari!

Mio fratello è piccolo e quando piange non si capisce perché: basterebbe assaggiare la lacrima!

La tristezza non ha lo stesso sapore di quando si è arrabbiati! E esistono le lacrime di gioia…

Non dico che io ora assaggerei le lacrime degli altri però abbiamo un altro modo: ci sono delle persone speciali, nel mondo, che sanno assaggiare le lacrime degli altri senza assaggiarle davvero.

Sono quelli che ti lasciano piangere senza dire: “Non piangere!” Sono davvero interessati alle lacrime e, magari, ti chiedono perché piangi. Quello è assaggiare le lacrime.

Quando una lacrima esce è come se fosse una parola trasparente.

Ti faccio un esempio: se qualcuno mi tratta male e piango, quelle lacrime dicono parole. “Triste”, “Dispiacere”, “Non è giusto!”, “Pace”… però queste parole non si sentono e non si leggono e per questo non si capiscono subito. Però puoi chiedere a chi piange quali parole gli stanno uscendo dagli occhi e cambia tutto.

Ho scoperto questa cosa qui da te e la ho provata fuori. Fa smettere di litigare e fa voler bene. Funziona con tutti eccetto con mio fratello che non parla ancora. Ma parlerà.

I miei occhi nel frattempo si fanno lucidi e penso a queste lacrime trattenute, divenute intime per l’evoluzione – come suggerisce questa bambina sensibile e brillante – e che portano parole trasparenti…

Credo dicano “Grazie…”.

 

 

Cambiare un ricordo di una ventina di anni fa…

Un ricordo di vent’anni fa, per curiosare nella mia vita e tirarne fuori una sopresa.

Capita così, sono sul divano e sto cancellando con una gomma una scritta a matita sull’agenda. Lo faccio con cura, in una sola direzione, per non rischiare di strappare la pagina e arriva il ricordo, di una ventina di anni fa…

Quando arriva una richiesta che fa sentire speciali

Torniamo indietro di questa ventina d’anni, quindi. Mi vedo con i capelli un poco crespi, occhiali di metallo e un abbigliamento casual(e) – molto casual(e).

Al termine di un compito di latino, quando avevo finito e guardavo il vuoto aspettando esausta lo scadere del tempo, il professore richiamò la mia attenzione:

Franceschina [abitudine del professore chiamarci con i diminutivi, non prendetevela con me!], vieni un attimo da me per favore. Ho un compito da darti.

Certo, arrivo! [Mi dava un non so che di prestigioso questa richiesta inattesa e forte era la curiosità del compito che immaginavo parimenti prestigioso e nobilitante agli occhi degli altri]

Quando la richiesta suscita delusione

Avvicinatami alla cattedra, il professore estrasse dalla sua borsa un tomo spesso, ben rilegato. Lo aprì e mi mostrò la filigrana, i caratteri greci ben stampati, accarezzando le pagine. Non posso dirvi di aver apprezzato, ma posso dire che capivo che il professore apprezzava.

Ora ti mostro quale compito desidero tu svolga per me.

Sussurrò il professore.

Penso che questo sussurro abbia contribuito al fraintendimento e a farmi pensare vi fosse qualcosa di segreto e particolarmente esclusivo nel compito che stavo per affrontare.

Il professore prese una gomma nuova di zecca da un astuccio e mi disse:

Allora Franceschina… la gomma è perfettamente bianca, quindi dovrebbe facilitarti le cose. Purtroppo ho fatto delle sottolineature a matita in questo libro che non merita questo trattamento.

Ti chiedo questo: sfoglia le pagine, una a una con delicatezza – la vedi la filigrana! – e dove vi sono segni a matita cancellali.

Un’accortezza: quando cancelli, fai il movimento solo in una direzione altrimenti rischi di stropicciare o strappare la carta e… la vedi che filigrana è!

Tieni, prova!

Mi passò la gomma e io, diligentemente sebbene presa da una specie di imbarazzo, mostrai di saper cancellare muovendo il polso in una sola direzione.

Soddisfatto, il professore mi diede il suo tomone – immenso -, la gomma e io andai al mio posto.

Qualcuno rise, qualcuno simpatizzò con me per il compito “ingrato”.

Dal canto mio, ahimè, pensai di valere poco e di essere buona solo per cancellare qualche segno da un libro.

Vent’anni dopo…

Vent’anni dopo, mentre cancello, sulla mia agenda, una scritta in matita, ricordo l’episodio che, a dirla tutta, ora mi sembra raccontare una storia diversa.

  1. So cancellare senza rovinare una pagina
  2. Per farlo serve un certo livello di cura, pazienza
  3. Farlo su un tomo richiede ancora più pazienza
  4. Farlo su un tomo prezioso richiede ancora più cura
  5. Il professore si fidò di me

A guardare bene, il ricordo cambia!

E così, a distanza di vent’anni, riconosco nell’adolescente con gli occhiali di metallo e il look casual(e), alcune caratteristiche che mi accompagnano tutt’ora, anche nel mio lavoro: cura, pazienza, affidabilità.

Alla fine, quello, è un bel ricordo!

Hai un ricordo da raccontare?

Scrivilo qui sotto oppure puoi raccontarmene la storia per mail: fontanella.francesca@gmail.com

Se tu fossi in prima pagina… [Un esercizio di scrittura terapeutica]

Un esercizio terapeutico di scrittura: 10 minuti di cura di sé.

La scrittura ha funzione terapeutica. Molti sono gli esercizi ideati per valorizzarne questa funzione e molti altri se ne possono ideare. Conosci quello che si chiama: “Se tu fossi in prima pagina…“?

Iniziare l’esercizio

Carta e penna

Attrezzati con carta e penna. Andrà bene anche un pc, un tablet o altro con cui tu possa scrivere comodamente.

Immagina di avere davanti un giornale o una rivista, una qualsiasi, del genere che preferisci immaginare.

In prima pagina – in copertina, negli articoli di apertura, vedi tu… – c’è un articolo che racconta di te.

Per cosa ti piacerebbe ti venisse dedicato un articolo?

Per qualcosa che hai fatto? Per qualcosa che hai detto? Per qualcosa che hai fatto o detto in passato o che hai fatto e detto ieri? O che stai facendo e dicendo ora?

Per il tuo aspetto? Per un’esperienza vissuta? Per il modo in cui sai fare qualcosa?

Oppure vorresti che l’articolo raccontasse di qualcosa che non hai fatto e non hai detto? Per qualcosa che non hai provato?

Lascia spazio alla fantasia!

Regola essenziale: non pórti regole  e scrivi quello che ti pare!

Fare l’esercizio

Ora è il momento di fare. Di scrivere.

Comincia a scrivere la notizia del giornale o della rivista.

Eccoti qualche esempio di incipit, per aiutarti a iniziare:

Eccezionale risultato culinario per X!

Ancora non ci si può credere: X  ha saputo rispondere a Y nonostante il batticuore!

Strana impresa sportiva che rovescia il punto di vista di X sulle sue capacità atletiche!

Stanotte niente pipì a letto per X!

Dieci anni fa, X ha saputo prendere una decisione che le/gli ha cambiato la vita!

Come vedi, le possibilità sono infinite e dipendono solo dalla tua esperienza di vita.

Ti lascio qualche minuto per scrivere. Di solito, si predilige dare un tempo preciso, per evitare di perdersi nella scrittura. Puoi sempre aggiungere dettagli e scriverne un romanzo in un secondo momento. Per ora concediti, diciamo, 10 minuti!

Cosa trarre dall’esercizio

scoperta

Fatto? 🙂 Com’è stato scrivere? Com’è rileggere ciò che hai scritto?

Con un esercizio come questo puoi fare davvero tante cose, da un punto di vista tecnico. Qui te ne propongo alcune, sotto forma di domande.

  • Prova a dare un nome alle sensazioni e alle emozioni che provi, sia che ti piacciano, sia che non ti piacciano. Appuntati il nome che hai dato loro: che cosa, di ciò che hai scritto, suscita quelle sensazioni e emozioni?
  • A chi vorresti far leggere questa notizia? Cosa direbbe? Cosa farebbe?
  • Se la notizia passasse in un servizio televisivo o radiofonico, quale colonna sonora vi abbinerebbero? Perché?
  • Leggendo la notizia, che insegnamento potrebbe trarne un bambino? E un adulto?

A cosa può servire questo esercizio

Dal punto di vista della Terapia Narrativa, qualsiasi pensiero, emozione, sensazione tu ne abbia tratto è utile e può darti informazioni per costruire la vita a modo tuo, realizzando sogni e obiettivi.

Da un punto di vista spicciolo, questo esercizio ti può essere utile per:

  • Ricordare un evento della tua esperienza di vita degno di nota, in un verso o in un altro;
  • Raccontare l’evento come merita, ossia come evento-notizia;
  • Immaginare la condivisione dell’esperienza con  altri;
  • Valorizzare ciò che, dall’esperienza, puoi trarne, in positivo o anche no.

 

Dedico questo articolo a un uomo che, abituato a fare e a dare per tenere a bada il dolore, sta iniziando a scoprire il valore terapeutico della scrittura.

Se ti piace la scrittura e vorresti conoscere qualche altro esercizio, contattami!

fontanella.francesca@gmail.com

Possiamo organizzare uno spazio di apprendimento tutto per te o per te e altre persone che desideri invitare.

 

 

Il labirinto emotivo del lutto: trovare nuove direzioni dopo la perdita di una persona cara

Dopo un lutto, recente o passato, ci si può trovare in un labirinto emotivo. Un delicato sostegno psicologico e attività mirate per trovare la propria direzione.

Vivere l’esperienza di perdita di una persona cara è uno degli eventi di vita che più coinvolge la salute psico-fisica di chi si trova a convivere con l’accaduto, a prenderne atto e a cercare di darsi opportunità per continuare la propria vita.

Non è facile per gli adulti, non è facile per i bambini.

Un labirinto emotivo

Il labirinto emotivo del lutto

Dopo la perdita, le persone riferiscono di non riuscire a capire bene cosa provino: talora rabbia, talora tristezza, talora dolore e disperazione.

Qualcuno riferisce sensi di colpa – per cose non fatte e parole non dette – , sconcerto per la perdita, senso di ingiustizia.

Oppure ansia e paura che possa capitare un altro lutto, rassegnazione e perdita della voglia di vivere.

Frequente è anche la sensazione di non provare alcuna emozione.

Queste emozioni e sensazioni si intrecciano tra loro, vanno e vengono creando confusione e disorientamento, come in un labirinto.

Percorsi e direzioni diversi

Per trovare l’uscita dal labirinto e, quindi, mettere ordine tra pensieri e emozioni e riuscire a riprendere a vivere nonostante la perdita, non c’è un percorso unico, ma incroci e biforcazioni in cui ognuno può scegliere la direzione da prendere e il percorso più in linea con i suoi valori e le sue caratteristiche.

Un passaggio utile è restituire – a chi resta – il legame con la persona cara affinché possa essere una guida nelle scelte di vita e un punto di riferimento, sebbene su un piano diverso da quello fisico. Questo passaggio può richiedere il sostegno di uno psicologo, in particolare per i familiari stretti e per i bambini.

Ti può interessare anche: Il Lutto: legami continui e relazioni che restano

Fotografie, Storie, Canzoni, Ricordi e un Gioco Psicologico

Ho imparato ad accogliere professionalmente il lutto attraverso attività che permettono di ricordare e restituire consistenza alla relazione e al legame con la persona cara.

Guardando qua e là in questo blog, potete trovare articoli e appunti che descrivono gli strumenti che utilizzo di più:

Recentemente, nella cornice teorica della Terapia Narrativa, ho scelto di utilizzare un Gioco Psicologico che, attraverso un’attività strutturata – sebbene flessibile -, integra tutto quanto sopra in modo creativo e delicato.

Per i bambini

Il labirinto emotivo del lutto 2

I bambini possono reagire al lutto in molti modi: possono mostrare tranquillità e indifferenza, possono mostrare il dolore con comportamenti di chiusura e/o aggressività, possono avere un calo del rendimento scolastico, un calo dell’appetito, faticare a dormire o riprendere abitudini di quando erano più piccoli.

Tutti questi comportamenti nascondono una sofferenza intensa che merita attenzione.

Non lasciare che i bimbi elaborino il lutto senza un sostegno professionale!

La morte, per chi sta iniziando a vivere  – come un bambino – , appare come qualcosa che non ha senso.

Se ti va, accompagnalo in questo percorso: sarà utile anche a te.

Per gli adulti

L’adulto, dopo un lutto, a volte riprende in fretta le sue attività, in particolare se ha un lavoro, una famiglia …

In altre occasioni capita che la persona resti aggrappata al dolore per tenere vicina la persona cara:  il dolore diventa un mezzo per non perderla del tutto.

Il labirinto emotivo si fa così più intricato con ripercussioni sullo stato di salute psicologico e fisico. Qualche volta evidenti nel lungo termine.

Si può alleggerire il dolore per dare spazio a ciò che, della persona cara, resta in chi le è sopravvissuto, valorizzare il legame, celebrarlo nelle proprie giornate e andare avanti tutelando il proprio stato di salute.

Quando cercare la direzione nel labirinto emotivo

Elenco, qui, alcune situazioni di lutto in cui puoi considerare di cercare la direzione per uscire dal labirinto emotivo:

  • Perdita recente di una persona cara
  • Perdita di una persona cara, tempo fa, che ha lasciato una ferita che non rimargina
  • Interruzione di gravidanza spontanea e/o indotta
  • Situazione di malattia terminale in famiglia
  • Perdita di un animale domestico

Puoi venire da solo/a o con chi vuoi tu

Parlo per me anche se penso che diversi colleghi appoggino questa riflessione.

Puoi venire da sola/o per aiutarti in questa situazione di lutto. Puoi, anche, venire con chi vuoi tu: sei e siete benvenuti!

Ti ringrazio per la condivisione!

Se sei arrivato/a a leggere fino a qui, forse hai trovato questo articolo utile: fallo leggere a chi sta vivendo un lutto e aiutalo a cercare la direzione per uscire dal labirinto emotivo.

Dal canto mio, ti ringrazio, sin d’ora.

Riferimenti Bibliografici:

Giusti E., Milone A. Terapia del Lutto. La cura delle perdite significative 2015, Sovera.

Hogan N.S., DeSantis L. (1992). Adolescent sibling bereavement: An ongoing attachment Qualitative Health Research 2(2):159-177.

Pesci, S. (2017). The Grief Maze Game. Edizioni Scientifiche Isfar.

Schützenberg A.A., Jeufroy E.B. Uscire dal lutto. Superare la propria tristezza e imparare di nuovo a vivere 2014, Di Renzo Editore.

Silverman P.R., Nickman S.L. & Worden J.W. (1992). Detachment revisited: The child’s reconstruction of a dead parent American Journal of Orthopsychiatry 62(4):494-503.

 

Giornata libera, ma questa ve la voglio proprio raccontare!

Venerdì mattina, ore 7:30. Oggi giornata libera dal lavoro e arriva un inaspettato messaggio!

Venerdì mattina, ore 7:30. Mi sveglio sorridete pronta per la mia giornata libera dal lavoro! Avete presente quando c’è bisogno di staccare, di fare cose che rilassano e di non pensare a nulla? Ebbene, per me quel momento è oggi.

In programma ho una passeggiata lungo le belle ciclabili della mia città, un giretto in un negozio che vende cose carine; vorrei anche cucinare una torta e, se avrò tempo, leggere sul terrazzo.

Torniamo alle 7:30: risveglio

Non so voi, ma ho la – pessima -abitudine di guardare il cellulare appena sveglia e leggere mail, post di facebook, messaggi e altro.

Anche oggi.

Tra le varie notifiche, una attrae la mia attenzione!

Un commento da Judy Weiser

Ohibò! Non ci potevo credere!

Quasi un anno fa ho scritto questo articolo in cui descrivo brevemente l’utilizzo della fotografia terapeutica nel mio lavoro. Mai avrei pensato che lo avrebbe letto Judy Weiser, guru del settore, che si trova anche citatissima in testa all’articolo!

Condivido con voi il mio entusiasmo

Tecnicamente, quella che sto provando è euforia: gioia intensa per aver raggiunto un risultato importante e desiderio di condividerlo.

In effetti, è quello che sto facendo! 🙂

Ho trasgredito e mi sono messa al pc, per raccontarvi il mio inizio di giornata. Ora torno ai programmi leggeri per questa giornata libera.

Giornata di vacanza cominciata bene!

Ieri sera: Maschere e Risate al Club dello Storytelling

Ogni serata è diversa al Club dello Storytelling! Ieri sera si è parlato di maschere e non sono mancate le risate grazie alla verve delle partecipanti: ebbene sì, serata al femminile!

Eccovi il racconto dell’incontro.

Dare vita alla maschera

Continua a leggere “Ieri sera: Maschere e Risate al Club dello Storytelling”

(Psico) Intervista ad uno Scrittore e Storyteller bellunese: Francesco Bristot

Gli scrittori sono Storyteller! Oggi ho il piacere di presentare Francesco Bristot, copywriter, scrittore e storyteller bellunese.

Perché uno scrittore è uno storyteller? 

Lo Storytelling è l’arte della narrazione. Ne abbiamo esempi antichi in miti e leggende, nelle parabole dei profeti, nei racconti attorno al focolare. L’utilizzo professionale dello Storytelling implica preparazione, conoscenza di regole precise e allenamento . Oggi quest’arte è usata in modo professionale in diversi ambiti: giornalismo, pubblicità, educazione scolastica, psicologia…

[Ti può interessare anche: Intervista Storytelling in Psicologia – La voce del Trentino – Ottobre 2016]

Un ospite speciale!

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Mind Drive-In è una raccolta di storie saporite, profumate, colorate. Attraverso la narrazione in prosa e in versi, l’autore ricorda la varietà del pensiero umano e la molteplicità di storie che le persone vivono e con cui possono raccontarsi.

Leggendolo, si fa l’esperienza di un viaggio magico in ambientazioni che mutano ora rapidamente, ora sfumando l’una nell’altra. La tenerezza de “Il Mio posto preferito”, lascia il posto al ritmo divertente con finale a sorpresa de “L’incubo arriva”; l’atmosfera surreale di “Yon” si contrappone alla concretezza cupa di “Bosco Nero”. Ogni storia evoca emozioni diverse e invita a scoprire la successiva.

L’autore di questo libro è Francesco Bristot, scrittore bellunese!

Prendo al volo l’occasione di un’Intervista!

Una (Psico) Intervista, a dire il vero, perché faccio raccontare a Francesco qualcosa di sé!

Ciao Francesco, Mind Drive-In è un concentrato puro di Storytelling, sei d’accordo?

D’accordissimo! Storie molto diverse fra loro, raccontate con tecniche di scrittura diverse e rivolte a differenti pubblici.

Come descriveresti lo Storytelling?

Con un’immagine che lo riassume nella sua accezione più ancestrale: Nonna Papera che racconta storie alla sua famiglia raccolta intorno al fuoco, cioè ad un pubblico eterogeneo (maschi e femmine, giovani e vecchi) ma reso omogeneo dal fascino della storia. E tutto il mondo intorno svanisce…

racconti-intorno-al-fuoco
Tratta da: Nonna Papera e i racconti intorno al fuoco – Ombretta e l’angolo dei salici, Topolino 1809, R.Cimino e G.Cavazzano.

Ricordi quando hai usato per la prima volta lo Storytelling? Puoi raccontarci la storia di quel momento?

Può sembrare presuntuoso, ma la prima volta ero in quarta elementare e non ero nemmeno del tutto conscio di quello che facevo… Su un foglietto ho buttato giù una scaletta per un romanzo horror (in realtà mai più scritto) i cui titoli dei capitoli erano copiati di peso da titoli di film horror che avevo letto sulla guida tv e che mi avevano suggestionato. Il mio creare una storia che li legasse è stato il primo embrione di scaletta narrativa della mia vita… e ripenso con molto affetto a quel bambino.

Quali sono le 5 storie che sceglieresti per il tuo Passaporto da Storyteller e quali emozioni colleghi a ciascuna di loro?

Solo 5 e in poche righe? Wow, sarà dura!

Pinocchio” perché è il libro che in assoluto ho esplorato di più e perché ricordo con nostalgia quando mi veniva letto da mio nonno, vicino al camino… In pratica l’atmosfera che ho descritto nella seconda domanda, quindi tutto ritorna!

IT” di Stephen King perché è superlativo sotto ogni punto di vista: la struttura, la prosa, la costruzione minuziosissima di ogni personaggio, la Vita e la Morte e l’Amicizia e l’Amore che pulsano ad ogni pagina…

Il popolo dell’autunno” di Ray Bradbury perché mi ha illuminato su un altro modo di comunicare, basato sull’evocazione, la suggestione, la ripetizione quasi poetica di elementi che coinvolgono i cinque sensi.

La canzone “The River” di Bruce Springsteen: la struggente storia di una vita racchiusa in cinque minuti. Una capacità di sintesi quasi inarrivabile, soprattutto per me che sono prolisso. 😉  [Ascolta The River]

Il film “Edward mani di forbice”. La prima volta che l’ho visto (e anche le successive in realtà) mi ha così addolorato che non riuscivo a smettere di piangere. Tratta con poesia temi a me molto cari: la diversità, l’incomunicabilità che ad essa è legata, la creatività come via d’uscita

A chi dedicheresti la tua storia preferita?

Scelgo “IT” e lo dedico alla mia compagna Martina e a mio figlio Tommaso, cioè a una adulta e a un bambino, perché è una storia che parla di adulti e bambini e di quanto riesca a sopravvivere nell’adulto del bambino che è stato.

Quale messaggio e quali valori veicola questa storia?

Il messaggio per me più importante: non mollare mai! Cito testualmente una frase fra le più toccanti:

«Parti e cerca di continuare a sorridere. Trovati un po’ di rock and roll alla radio e vai verso tutta la vita che c’è con tutto il coraggio che riesci a trovare e tutta la fiducia che riesci ad alimentare. Sii valoroso, sii coraggioso, resisti. Tutto il resto è buio.»

Come vedi, si parla anche di ascoltare un po’ di rock’n’roll e fra le righe io ci leggo un percorso analogo, anche se qui è inconsapevole, a quello che fai tu con la songtherapy.

Come vorresti usare questi valori nel tuo futuro di scrittore? E di uomo?

Io ripenso molto spesso alla mia infanzia, in particolare al periodo che circa coincide con le scuole elementari. Ne ho dei ricordi meravigliosi ed è dove ha trovato le fondamenta la persona che sono ora.

Quel bambino, come ogni bambino, aveva davanti a sé infinite possibilità. Anche se, col passare degli anni, la vita restringe drasticamente le possibilità e anche se alle volte si imboccano strade che sembrano non lasciarci più margini di scelta, io credo che nessuna strada sia mai senza uscita. E che quando non si trova l’uscita da soli ci sia chi ci può aiutare: un familiare, un amico, un terapeuta…

“IT” non è di certo l’unica opera a veicolare questo messaggio, ma è la prima a cui ritorno con la mente in determinate situazioni.

Sono convinto che un’opera d’arte ti possa davvero cambiare la vita, forse perché la lasci entrare in te “a barriere abbassate” più di quando invece hai a che fare con le persone, perciò ti può scendere più in profondità. Fino a diventare parte di te.

Grazie, Francesco, per questa condivisione intima e stimolante. Condivido appieno la tua riflessione: l’arte è un utile mediatore per stare in contatto con se stessi. L’arte della narrazione è un atto di condivisione che illumina strade alternative in chi narra una storia e in chi la riceve.

Ti è piaciuta questa intervista e vuoi conoscere meglio l’arte della narrazione e della scrittura creativa?

Scrivimi a: fontanella.francesca@gmail.com

Oppure contatta direttamente Francesco Bristot

Riferimenti biliografici:

Bristot F., Mind Drive-In. 2009. Edizione Del Faro.

Le Juicy Words contro lo stress

Hai sentito parlare delle Juicy Words? Sono le parole succose, quelle dolci, quelle che lasciano un buon sapore in bocca. Le Juicy Words sono un ottimo alleato contro lo stress!

Parole secche e parole succose (juicy)

Quando si provano irritazione, rabbia, ansia, paura o qualche forma di nervosismo, capita di usare parole e risposte secche: il tono è alterato, le parole non sono scelte con cura e possono scappare offese e parolacce.

Il risultato, la maggiorparte delle volte, è che gli altri si innervosiscono e chi ha pronunciato la parola secca, senza forse rendersene conto, ha aumentato le sue sensazioni negative.

Un vecchio esperimento scientifico con le parole

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Immagine di incidente d’auto non legata all’esperimento descritto nell’articolo.

Nel 1974, Loftus e Palmer cominciarono a dedicare la loro attenzione all’affidabilità della memoria. Uno degli esperimenti più conosciuti ha a che vedere con un incidente automobilistico.

I ricercatori fecero assistere alcune persone alla ripresa di un incidente automobilistico simulato. Dopo la visione, ad ogni partecipante fu consegnato un questionario che conteneva domande relative al video e alle emozioni suscitate.

Schianto o Tamponamento?

Alcune domande del questionario erano volte a valutare il ricordo della gravità dell’incidente, ma sotto c’era un trucchetto!

Alcuni partecipanti ricevettero una scheda in cui era chiesta la “gravità dello schianto” e come si fossero sentiti nel vedere lo schianto.

Altri partecipanti, ricevettero una scheda in cui era chiesta la “gravità del tamponamento” e come si fossero sentiti nel vedere il tamponamento.

Le persone che lessero nel questionario la parola ‘schianto’ valutarono l’incidente più grave e più intense le loro emozioni di coloro che lessero la parola ‘tamponamento’.

Giornata pesante, parole leggere

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L’esperimento dimostra che l’utilizzo delle parole influenza la percezione della realtà. Questo fenomeno suggerisce di dare importanza alle parole che si scelgono per comunicare.

Un esempio: stai rientrando a casa dopo una giornataccia e, al tuo ingresso, i familiari ti chiedono come sia andata la giornata.

Puoi scegliere di rispondere, con tono seccato:

“Di schifo, è stata una giornata di XXX e una gran rottura di XXX”

Queste parole hanno l’effetto di modellare la realtà rendendola più spiacevole a te – che le pronunci – e a chi ascolta.

Il rischio è lo sviluppo di malumore nell’ ambiente familiare e malessere generale.

Puoi anche scegliere di rispondere:

“È stata una giornata davvero lunga e spiacevole.”

Alleggerire le parole per sentirsi meglio

Usando parole più leggere, l’impatto della frase è totalmente diverso. Chi le riceve mantiene un umore positivo e potrà essere più predisposto a portare sollievo e conforto, chi le pronuncia non aumenta il proprio malumore e ritrae una realtà più agevole da sopportare, aiutando a gestire lo stress.

[Ti può interessare anche: Che stress, somatizzo lo stress!]

Quando ce vò ce vò!

Quando parlo delle Juicy Words nel mio lavoro clinico, le persone spesso sono in disaccordo:

“Quando ce vò ce vò!”

Sono d’accordo! Inoltre, qualche volta, può essere necessario usare parole che veicolano significati più pesanti, per rispettare la portata di ciò che si sta vivendo.

Nel quotidiano, tuttavia, per comunicare meglio e gestire lo stress, le  Juicy Words sono un modo semplice e accessibile che puoi usare in modo creativo, al bisogno.

Vuoi conoscere altri modi per gestire lo stress?

Scrivimi la tua storia: fontanella.francesca@gmail.com

Coppia, intimità e canzoni terapeutiche

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Come anticipato qualche giorno fa, ecco il mio articolo su Lo Psicologo del Rock che racconta di coppia, intimità e musica!

Come migliorare l’intimità di coppia grazie alla Songtherapy

Sebbene l’immagine mostri una coppia uomo-donna… l’articolo è per tutte le coppie! 🙂

Buona lettura!

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La Paura di sbagliare: un modo per trasformarla in Coraggio di scegliere

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Immagine pixabay.com/johnhain

Ci sono situazioni in cui non si sa cosa fare, cosa scegliere, che direzione prendere. Da un punto di vista biologico ed evolutivo questo fenomeno ha un significato preciso: mancano informazioni per poter prendere con sicurezza una direzione e, nella realtà primitiva, sbagliare direzione poteva essere deleterio per la sopravvivenza dell’individuo.

Alla ricerca di indizi
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Immagine pixabay.com/geralt

L’uomo primitivo, prima di scegliere una direzione, valutava le condizioni ambientali, fisiche, cercava indizi utili per la sua scelta. Lo faceva per sopravvivere e noi siamo i diretti discendenti di quei nostri antenati che hanno – per mutazione genetica o per qualche apprendimento sociale – avuto più cura e prudenza nella ricerca di indizi.

Questo spiega, almeno in parte, la tendenza comune a molti di provare indecisione di fronte alle scelte e di avere Paura di sbagliare.

Si può cambiare direzione

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La strada scelta non è quella definitiva o l’unica disponibile. In ogni momento è possibile cambiare direzione e aprire nuovi sentieri.

Questo aspetto ha particolare importanza quando si è costretti a scegliere – magari anche rapidamente – e non si è trovata, in nessuna delle opzioni di scelta, quella convincente. La sensazione di trovarsi in trappola, in questi casi, è frequente: ricorda a te stesso che dopo una scelta, è possibile farne un’altra.

Non è un esame!

La Paura di sbagliare presuppone che ci siano risposte giuste e sbagliate, come ad un esame. In realtà, in gran parte delle situazioni quotidiane e nelle proprie scelte di vita, la risposta giusta non esiste. La scelta apre uno scenario, un percorso tra altri e il raggiungimento dell’obiettivo dipende da come sarà vissuto il percorso che ci si apre davanti.

Il risultato si raggiunge muovendosi, in quasiasi percorso, in linea con i propri valori e le proprie risorse e competenze.

La storia dei 5 uomini che si perdono nella foresta

Cinque esploratori si persero nella foresta e cercarono di trovare una via d’uscita.

Il primo disse: “Seguirò l’intuizione, come sono solito fare: andrò a sinistra!”. Così fece, usando una caratteristica nel tempo valutata utile: l’intuizione.

Il secondo disse: “Io andrò a destra; ho una sensazione fisica forte che sia questa la direzione giusta e io ascolto sempre il mio corpo!”. Così fece, usando la sua abitudine a fare attenzione ai segnali del corpo.

Il terzo disse: “Penso che tornerò indietro lungo il sentiero da cui siamo arrivati. Mi sembra la soluzione più sicura.”. Così fece il terzo, seguendo il valore della sicurezza.

Il quarto disse: “Secondo me invece è bene andare avanti dritti in questa direzione: ho fiducia che la foresta finirà e troverò un villaggio o una fattoria in cui avere ospitalità e chiedere informazioni.”. Così fece il quarto, scegliendo di agire in linea con il valore della fiducia.

Il quinto disse: “Non so cosa fare. Credo che mi arrampicherò in cima a quell’albero e guarderò intorno per avere più indizi, prima di scegliere.”. Così fece il quinto, desideroso di avere informazioni concrete per operare la sua scelta.

Mentre si arrampicava, il quinto esploratore vide gli altri quattro impegnati a percorrere le direzioni scelte e seppe in quale direzione si trovasse il villaggio più vicino. Scendendo dall’albero, pensò che gli altri non avrebbero dovuto scegliere sentieri diversi e che le loro scelte fossero sbagliate.

Invece…

Ciascun uomo, scegliendo il suo percorso, aveva ottenuto esperienze diverse.

Il primo uomo, andando a sinistra, trovò un sentiero molto lungo, ma, alla fine, capitò in una meravigliosa città.

Il secondo uomo, andando a destra, si trovò a combattere con i lupi e così imparò a sopravvivere nella foresta.

Il terzo uomo, tornando indietro, incontrò un altro gruppo di esploratori, con i quali fece amicizia.

Il quarto uomo, andando avanti dritto, trovò davvero una fattoria in cui fu accolto e gli venne offerto un lavoro.

Il Coraggio di scegliere

Puoi trasformare la Paura di sbagliare nel Coraggio di scegliere usando questi due utili strumenti:

  1. La consapevolezza che, in qualunque momento, puoi usare le tue risorse e i tuoi valori per prendere e cambiare direzione: dopo una scelta, è possibile farne un’altra;
  2. La consapevolezza  che, qualunque sentiero prenderai, arriverai da qualche parte e farai esperienze utili: ogni scelta porta esperienza.

Per ri-scoprire le tue risorse e i tuoi valori, riprendere a operare scelte consapevoli e serene e aumentare le tue possibilità di scelta, puoi appoggiarti alla psicologia.

Dott.ssa Francesca Fontanella