Potrebbe essere utile parlare di sesso?

In questo articolo pongo la domanda senza attendere la risposta e scelgo che, sì, potrebbe essere utile parlare di sesso.

Potrebbe essere utile parlare di sesso?“. Questa domanda ‘magica’ consente di avvicinarsi all’esplorazione della sessualità durante le consulenze psicologiche. Di coppia e anche individuali.

Qualche volta le persone ritengono utile parlare di sesso, altre pensano che non sia importante parlarne oppure danno la priorità ad altri aspetti della loro vita.

In questo articolo pongo la domanda senza attendere la risposta e scelgo che, sì, potrebbe essere utile parlare di sesso.

Sesso e intimità

Qualche tempo fa ho pubblicato un articolo ne Lo Psicologo del Rock che descrive come migliorare l’intimità di coppia con la songtherapy .

In quel caso, la coppia cercava intimità in più aree di vita e non solo nella sessualità e il focus sull’intimità è stato la chiave per dare il via al cambiamento che desiderava. Sessualità e intimità, nella storia della coppia dell’articolo, sono intrecciate.

Non è sempre così! Capita che le coppie riferiscano di avere buona complicità, buona intimità nella relazione, di stare bene insieme e condividere molti interessi e spazi, di riuscire a parlare tra loro ma… non fanno sesso o il loro sesso non li soddisfa. Come mai?

Le influenze culturali

Quando si parla di sesso, è d’aiuto dare un’occhiata alle narrazioni dominanti della società e della cultura di appartenenza.

Arriviamo da 30 anni di cambiamenti in ambito sessuale: fino a poche decine di anni fa (stima forse generosa perché, tutt’oggi noto questo tipo di influenze culturali),  la componente di piacere femminile nel sesso non era considerata e la mascolinità di un uomo tendeva a essere valutata sulla misura dei rapporti sessuali e del desiderio sessuale.

Il movimento di liberazione femminile portò a nuove possibilità: la donna poteva scegliere di fare sesso, di parlare di sesso, poteva comunicare il piacere per il sesso. Anche i movimenti che coinvolgono donne e uomini omosessuali hanno aggiunto dettagli nuovi per considerare la sessualità indipendentemente dal genere e dall’orientamento sessuale.

I temi del piacere e della libertà sessuale hanno portato anche alcune conseguenze – effetti collaterali –. Eccone due.

Effetto collaterale 1: il dovere di fare sesso

Anzichè godere del sesso come un’opportunità, il sesso è considerato come se fosse un obbligo. Sono maturate convinzioni sulla frequenza “giusta” con cui fare sesso, ad esempio. Oppure capita che, ora che è legittimo il piacere femminile, in alcune coppie eterosessuali la donna provi insoddisfazione rispetto alla frequenza del desiderio del partner, considerata inferiore a ciò che è ‘normale’. Qualche volta, la donna può mettere in discussione la sua attrattiva sessuale sulla base della frequenza di desiderio del partner.

Il sesso è un’opportunità di piacere condivisa con il o la partner. Nessuna regola generale: le regole le dà la coppia, sono flessibili e possono cambiare.

Effetto collaterale 2: il dovere di fare sesso grandioso

Il sesso è stato spettacolarizzato creando sensi di inadeguatezza oppure tendenza a eccedere rispetto ai propri desideri per avvicinarsi all’idea di sesso grandioso propinata dalle nuove infuenze culturali.

Il sesso grandioso è quello che piace a entrambi i membri della coppia. Il resto è fuffa.

Parlare di sesso

Date le premesse sopra, parlare di sesso in coppia è utile e, a mio avviso, importante.

Eppure sono in pochi a parlarne. Puoi cominciare facendo al tuo partner o alla tua partner questa domanda:

Quando dici sesso, cosa intendi?

Parlare di sesso significa innanzitutto assicurarsi di sapere cosa intenda l’altro per ‘sesso’, per ‘piacere’, per ‘preliminari’, per ‘rapporto appagante’…

Rielaborando una citazione di Lorenzo Cherubini:

Che lingua parli tu,

se dico sesso [originale ‘vita’, NdA] dimmi cosa intendi

Un buon percorso in ambito sessuale, secondo me

Dal punto di vista professionale, dopo aver indagato la possibilità di questioni organiche che sono di competenza medica, trovo utile esplorare le seguenti aree:

  • Storia sessuale
  • Storia della relazione con il proprio corpo
  • Storia relazionale
  • Influenze culturali e sociali
  • Preferenze, fantasie sessuali
  • Quella volta che… il sesso è andato bene!

Prediligo esplorare queste aree mantenendole, in prima battuta, separate, di modo che siano le persone, via via, a notarne gli intrecci e a costruire storie che integrino diversi aspetti.

Il risultato finale sarà ciò che è bene per la coppia o per la persona. 

L’obiettivo non è che le persone facciano più sesso o lo facciano meglio, ma che facciano sesso con la frequenza e la qualità che è in linea con i propri valori individuali e di coppia.

 

Questi spunti di riflessione arrivano da:

Gershoni Y., Cramer S., Gogol-Ostrowsky, T. (2008). Addressing sex in narrative therapy: talking with heterosexual couples about sex, bodies and relationships. International Journal of Narrative Therapy and Community Work, n.3 – 2008.

 

Recuperare una Relazione Importante

Quella relazione è importante e c’è aria di crisi. Vorresti recuperare e non sai da dove partire? Ecco un’idea semplice dritta dritta dalla Terapia Narrativa.

Il valore aggiunto

In ogni relazione importante, ciascuna persona porta qualcosa di suo che arricchisce il rapporto e lo rende unico e speciale. Ad esempio, una persona che è solita vivere con entusiasmo porterà nella relazione l’entusiasmo; una persona che usa la discrezione, porterà nel rapporto la discrezione e così via.

Possiamo dire che ognuno offre un contributo e dona qualcosa all’altro (l’entusiasmo, la discrezione…) in uno scambio reciproco.

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Le domande utili per… cercare il valore aggiunto nel passato

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Ti serve un momento di tranquillità per pensare a quando la relazione andava bene.

Quando è stato? Tanto tempo fa o poco tempo fa? Riesci a ricordare un momento specifico in cui la relazione è stata positiva? In quel ricordo cosa state facendo tu e l’altra persona?

Visualizza bene quel momento e nota i dettagli.

Poi soffermati sul ricordo di te stesso/a in quel momento: quali caratteristiche stai mettendo in gioco che contribuiscono a rendere positiva la relazione? Ossia: quale valore aggiunto stai portando?

Le domande utili per… applicare il valore aggiunto al presente

Ora che hai identificato il valore aggiunto che è stato utile in quel momento passato, immagina cosa accadrebbe se lo utilizzassi nella situazione attuale: cosa cambierebbe nella relazione? Gli effetti sarebbero positivi?

Quali azioni concrete potresti fare per aggiungere il tuo valore aggiunto al presente?

Le domande utili per… seminare nuovi valori aggiunti nel futuro

Immagina di portare qualcosa di nuovo nella relazione: cosa ti piacerebbe portare? Cosa vorresti offrire che non hai ancora offerto?

Se hai fatto tutto questo esercizio, avrai a disposizione:

  • Una parola che descrive il valore aggiunto che, nel passato, ha favorito il benessere della relazione;
  • Qualche idea pratica per utilizzare il valore aggiunto nel presente;
  • Una parola che descrive un nuovo, possibile e desiderato valore aggiunto da portare nella relazione.

Se hai fatto tutto questo esercizio hai costruito una connessione tra passato, presente e propositi futuri per restituire valore alla relazione per te importante e recuperarne la positività.

Questo esercizio ti è piaciuto, ma non basta?

Se vuoi approfondire come la Terapia Narrativa aiuta a recuperare le relazioni, scrivimi la tua storia a fontanella.francesca@gmail.com.

 

 

Quando la coppia è in crisi

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Nei prossimi giorni uscirà un mio nuovo articolo ne Lo Psicologo del Rock. L’articolo racconterà l’utilità e  l’utilizzo della musica per recuperare la comunicazione nella coppia e dare un’opportunità nuova  alla relazione, se è possibile.

Colgo questa occasione per parlare, anche qui, della relazione di coppia.

In alcuni articoli precedenti ho descritto l’importanza di prendere atto delle difficoltà e della crisi, l’importanza di una comunicazione non violenta, i possibili errori comunicativi (che capitano proprio a tutti!) ed ho presentato un esempio pratico di conversazioni terapeutiche per la coppia.

Potrei considerare gli articoli precedenti una sintesi di tutto ciò che trovo utile nel sostegno e nella consulenza di una coppia.

Consapevolezza delle difficoltà

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Credo fermamente nell’importanza della consapevolezza della difficoltà: se manca questa consapevolezza da parte di un membro della coppia, può essere vano anche il solo invito ad un colloquio di consulenza.

               Qualche volta, il membro non consapevole può scegliere di accontentare l’altro: è un’ottima possibilità per aiutarlo a notare i punti deboli della coppia e per valutare insieme se si desideri trasformarli in punti di forza.

Comunicare, raccontarsi e condividere

Nella coppia si parla di tante cose pratiche e, qualche volta, si dimentica di raccontare di sé. Esperienze di vita, emozioni attuali, pensieri e sensazioni, meritano uno spazio nell’intimità della coppia e la rinsaldano e arricchiscono. Anche la condivisione di esperienze e attività può essere uno strumento di unione per la coppia.

Qualche volta le cose da comunicare possono non essere piacevoli: in questi momenti l’organismo si attiva per proteggersi e l’attivazione fisiologica causata dall’allerta può influenzare negativamente la comunicazione, rendendola poco chiara e causando fraintendimenti che possono sfociare in litigi.

            Una consulenza psicologica ha l’obiettivo di aiutare a trovare i modelli comunicativi più adatti alla coppia.

Usare le risorse della coppia e trovare soluzioni nuove

Spesso le soluzioni sono a portata di mano. Le risorse dei due membri e l’intreccio tra queste risorse crea un terreno fertile per raccogliere soluzioni efficaci già rodate o seminare soluzioni inedite.

            Per esperienza professionale, è in questo intreccio che diventa particolarmente utile il ruolo dello psicologo. La coppia fatica a vedere e ad utilizzare le proprie risorse perché abituata da tempo a conoscerle e, coinvolta dalla situazione di difficoltà, perde di vista la possibilità di creare soluzioni nuove e alternative.

La consulenza di coppia libera dai fraintendimenti

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Mi capita di incontrare coppie in cui un membro non vuole ricevere una consulenza perché ha già deciso di chiudere la relazione e teme che l’incontro possa illudere il/la partner.

L’incontro è un terreno neutrale in cui la coppia può confrontarsi e dare una valutazione della situazione. Partecipare ad un incontro di consulenza non significa riaggiustare la coppia, ma dare strumenti per scegliere quale direzione dare alla storia della relazione.

Lo spazio di condivisione elimina equivoci e fraintendimenti e non suscita illusioni o aspettative. Stimola, invece, riflessioni che chiariscono le motivazioni e i ruoli di entrambi i membri della coppia, favorendo una presa di decisione condivisa.

Alcune domande utili

Trovate, alla fine di questo breve video, alcune domande utili per comunicare meglio nella coppia e per conoscervi e condividere di più.

Nel caso in cui stiate vivendo un momento di difficoltà di coppia, le stesse domande sono un modo per cominciare a scoprire se e come dare alla coppia una nuova possibilità.

Ti è piaciuto l’articolo? Condividilo con le persone importanti per te!

Dott.ssa Francesc Fontanellahands-437968_960_720

Una canzone… “d’Oro!”

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Ogni anno, da tradizione, in questo mese va in onda Lo Zecchino d’Oro e bambini con senso del ritmo e dolci voci cantano i brani prodotti da autori eccellenti.

La musiche, vivaci o malinconiche, ninnananne o scatenate, sono accompagnate da testi che meritano di essere ascoltati.

I pipistrelli con il punto di vista strambo che invitano a cambiare punto di vista, il principe fannullone che ciondola qua e là e non vuole responsabilità, la ranocchia coraggiosa che parte all’avventura senza essersi preparata abbastanza…

Ascoltando brani più indietro nel tempo, ascoltiamo la storia di matite colorate che sono fatine pronte a colorare il tuo mondo, di una polenta per recuperare le tradizioni antiche e il piacere della compagnia delle persone care…

Tra queste canzoni, oggi vi propongo “Prendi un’emozione“di L.Saccol: ascoltiamola insieme per poi darle un’occhiata attraverso la psicologia e la Terapia Narrativa.

Attraverso le lenti della psicologia e della Terapia Narrativa

Passo 1: riconoscere che l’emozione si sente nel corpo.

Certe volte il viso cambia colore ed il cuore prende velocità,
Nella pancia c’è qualcosa di strano, non è fame, ma chissà che sarà.

Le emozioni hanno manifestazioni a livello fisico: alterazioni fisiologiche (battito cardiaco, pressione sanguigna, ritmo respiratorio, sudorazione, bocca secca…) e qualche volta possono dare origine a somatizzazioni (colon irritabile, cefalea, disturbi dermatologici, dolori muscolari e articolari…).

Può essere utile impararea a riconoscere e distinguere le proprie emozioni attraverso le loro manifestazioni corporee. Le tecniche di rilassamento e di focalizzazione hanno la funzione di avvicinarci alla risposta corporea che accompagna le emozioni e ad aiutarci a gestirla nel suo picco e nei suoi strascichi.

Passo 2: riconoscere che  l’emozione non sei tu e tu non sei l’emozione

Prendi un’emozione, chiamala per nome, trova il suo colore e che suono fa.

Questo processo, in Terapia Narrativa, si chiama ‘esternalizzazione‘. Esso consiste nel dare una aspetto e un’identità concrete all’emozione considerandole qualcosa di distinto da se stessi. L’esternalizzazione serve a ricordare alla persona di avere un’identità a se stante, non dipendente dall’emozione: l’emozione è solo uno degli eventi che le stanno capitando e può scegliere se e come utilizzarla per vivere meglio.

Passo 2: accogliere l’emozione

Prendila per mano, seguila pian piano, senti come nasce, guarda dove va. Prendi un’emozione e non mandarla via.

Una delle più frequenti difficoltà nella gestione delle emozioni è determinata dall’abitudine a sedare, scacciare, mettere da parte ciò che si sta provando. Apparentemente utile, questa abitudine ha una serie di effetti collaterali: ad esempio può comprimere l’emozione – con il rischio che si manifesti in seguito di intensità maggiore -; può convincerci che non siamo autorizzati a provare certe emozioni; può produrre somatizzazioni, stanchezza, spreco di energie; può lentamente annullare la capacità di sentire le emozioni.

Passo 3: condividi le esperienze emotive e raccontane la storia

Puoi spiegarla a chi non la sa e tutta la tua vita vedrai un’emozione sarà.

Alcune emozioni sono considerate tabù. Possiamo, ad esempio, aver incontrato già nell’infanzia suggerimenti del tipo: “Non ti arrabiare!”, “Non prendertela!”, “Non serve essere tristi per queste cose!”, “Non mostrarti troppo compiaciuto!”…

Tutti questi non mostrare le emozioni possono creare alcuni fraintendimenti:

  • Convinzione che le emozioni siano una cosa del tutto intima e che non vadano condivise. Tuttavia, le emozioni sono uno strumento sociale importante: le relazioni, ad esempio, ne sono intrise.
  • Convinzione di essere gli unici a provare alcuni tipi di emozione, con conseguente ulteriore riserbo rispetto a ciò che si prova e, talora, senso di inadeguatezza. Tuttavia, le emozioni sono un patrimonio biologico comune a tutti gli esseri umani e la differenza tra una persona e l’altra risiede nell’intensità emotiva e nel modo di manifestare l’emozione -dipendenti, anche, da fenomeni culturali-
  • Convinzione che sarebbe bello se alcune emozioni non ci fossero. Tuttavia, sarebbe un bel guaio! Proprio in virtù del loro retaggio biologico, esse hanno sempre un ruolo e un significato (se ti interessa saperne di più, puoi leggere i 5 articoli L’ABC delle Emozioni. Qui il primo della serie.).
Come puoi iniziare a conoscere le emozioni che provi
orientarsi
  1. Per prima cosa, la prossima volta che provi un’emozione, dalle un nome! Se riesci a identificare il nome di un’emozione, tanto meglio; se, invece, ti viene un nome di fantasia – che so, Buio profondo, Fifa blu, Elettricità… – va bene lo stesso.
  2. In secondo luogo, chiediti cosa vorrebbe tu facessi, cosa ti sta comunicando: accogli il messaggio e concedi all’emozione di esistere.
  3. In terzo luogo, parlane e racconta di questa emozione a chi ti è caro oppure scrivine o rappresentala con un disegno o una canzone: condividila e falle onore!

 

Per conoscere meglio il tuo mondo emotivo, hai tante possibilità: io te ne offro una! Dai mela-doroun’occhiata alla sezione Pacchetti del menù, curiosa nella sezione Curiosità e, se ti va contattami all’indirizzo fontanella.francesca@gmail.com.

Dott.ssa Francesca Fontanella

 

Che c’è da vedere?

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Vi racconto una storia di Gianni Rodari:

Le scimmie in viaggio

“Un giorno le scimmie dello zoo decisero di fare un viaggio di istruzione. Cammina, cammina, si fermarono e una domandò:

– Cosa si vede?

-La gabbia del leone, la vasca delle foche e la casa della giraffa.

-Come è grande il mondo e come è istruttivo viaggiare.

Ripresero il cammino e si fermarono soltanto a mezzogiorno.

-Cosa si vede adesso?

-La casa della giraffa, la vasca delle foche e la gabbia del leone.

-Come è strano il mondo e come è istruttivo viaggiare.

Si rimisero in marcia e si fermarono solo al tramonto del sole.

-Che c’è da vedere?

-La gabbia del leone, la casa della giraffa e la vasca delle foche.

-Come è noioso il mondo: si vedono sempre le stesse cose. E viaggiare non serve proprio a niente.

Per forza: viaggiavano, viaggiavano, ma non erano uscite dalla gabbia e non facevano che girare in tondo come i cavalli di una giostra.”

Viaggiavano, viaggiavano, ma non erano uscite dalla gabbia e non facevano che girare in tondo.

Come una giostra

giostra

Qualche volta le nostre riflessioni non riescono ad uscire dalla gabbia e girano in tondo, come i cavalli di una giostra. Questo girotondo blocca la possibilità di soluzioni inedite e può portare a sensazioni di impotenza, rinuncia, rassegnazione, sfiducia nel futuro e nelle proprie possibilità.

Possiamo uscire dalla gabbia attraverso nuovi punti di vista

mongolfiera

Spesso ciò di cui si ha bisogno è conoscere punti di vista nuovi. A differenza delle scimmie del racconto, la gabbia in cui le persone vivono può essere auto-imposta, illusoria e la persona stessa ne ha le chiavi: si può uscire!

Come trovare le tue chiavi?chiavi

Un modo giusto per cercare le chiavi non c’è ed è bene tu possa cercare e trovare il tuo. Puoi partire da questa domanda: cosa ti farebbe sentire un po’meno in gabbia rispetto ad ora?

Potresti risponderti con il nome di una persona, di attività professionali, hobbies, sports… Se possibile, dedica loro più spazio nella tua vita e monitora come va: sei nella direzione del cambiamento e del benessere.

Non basta?

Se non basta, hai mai pensato alla consulenza con uno psicologo? Può essere una buona idea!

Dal canto mio, in tema con il viaggio e l’esplorazione, ti posso offrire due opportunità: il pacchetto Curiosità e il pacchetto Esplorazione. Sono i due pacchetti che, in questa mia fase professionale, sono piaciuti di più!

Dott.ssa Francesca Fontanellascimmie

Riferimento bibliografico

Rodari, G. Favole al telefono. Einaudi Ragazzi, 1993.

CreAttività e Genio

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Archimede Pitagorico – Walt Disney

In questo articolo scomodiamo etimologie, Antichi Romani, Rinascimento e Illuminismo.

Cosa hanno a che fare con la creatività (CreAttività) e con il Genio?

Il Genio Creativo

Si narra che, per gli Antichi Romani, esistesse un ‘genius‘ che visitava coloro che si mettevano al lavoro per esprimere creativamente le loro idee. La persona occupata ad esprimere un’idea creattivamente era detta ‘avere un genio‘, aver ricevuto la visita del ‘genius‘.

In seguito, durante il Rinascimento e l’Illuminismo, le cose sono cambiate e si è cominciata ad usare una nuova espressione: non più ‘avere un genio’ , ma ‘essere un genio‘. Si è passati, cioè, dall’esternalizzazione all’internalizzazione.

Attraverso questo processo internalizzante si è potuta, ahimè, sviluppare una narrazione dominante per cui ho si è un genio, o no. Di conseguenza, o si è un genio creativo, o no.

Eppure, etimologicamente…
Se andiamo a curiosare nel dizionario etimologico, scopriamo che l’etimologia della parola ‘creare’è riferita alla radice sanscrita kar- (fare), alla radice zendo kere (fare) e al greco κραίνω (kraino,  fare, compiere, realizzare).
Secondo queste etimologie, ‘creare’ significa ‘fare’. Ne consegue che chiunque faccia qualcosa, crea; chiunque si impegni in un’attività, sta creando (creAttività).
Stop complaining and get working – E. Gilbert
Basta protestare, comincia a fare!
 Come si fa? 3 strategie
  1. Impegnati in attività che ti riescono meglio di altre:  Sai cucinare? Canti? Prepari un ottimo caffè? Come stiri tu non stira nessuno? Sai correre? Nuotare? Giochi a Risiko come nessuno mai? Dedicati, ogni giorno, alle tue attività preferite, quelle in cui riesci bene: concediti di sperimentare successi.
  2. Parla ad altri di come ti senti (oppure scrivine): provi gioia, rabbia, paura, ansia? Stanchezza, entusiasmo, delusione, curiosità? Raccontane ad una persona cara o, se preferisci, scrivine su un quaderno da tenere aggiornato.
  3. Prendi in prestito dagli altri le caratteristiche che ti piacciono: vorresti la determinazione del tuo amico? La vitalità della tua insegnante? La serietà del barista all’angolo? L’onestà di tuo padre? La dolcezza di tuo fratello? Il sorriso di nonna? … Che ne dici di prendere in prestito queste caratteristiche? Come cambierebbe la tua vita se lo facessi?

Dai spazio al tuo ‘genius’ cominciando a fare qualcosa per esprimere ciò che sei, al meglio.

Dott.ssa Francesca Fontanella

Thanks to Kate Lindley for sharing a video of E. Gilbert, (TED Talk, Your elusive creative genius).

Profumo di mandorla…Relazione di coppia, quarta e ultima puntata

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Oggi vi racconto una storia vera. Sarò sintetica, anche se in alcuni punti ci sarà la necessità di dilungarsi un po’. Si racconta un breve percorso di sostegno in cui si intrecciano Terapia Narrativa e Terapia Centrata sulla soluzione. L’articolo chiude una serie di 4 appuntamenti sulla Relazione di coppia (qui trovate il primo, il secondo, il terzo).

Tema di oggi: sessualità.

Premessa

R. e E. desiderano recuperare intimità nella coppia.

Vengono da un trasloco impegnativo che li ha portati a 1000 kilometri dal paese d’origine, dalla loro casa e dalle loro famiglie. La nuova vita, il nuovo lavoro di R. e i nuovi ritmi di E. hanno influenzato la sessualità della coppia che non ha avuto rapporti sessuali negli ultimi 3 mesi, eccetto un tentativo, poco appagante.

L’elemento comune

R.: “Non so, non mi piaccio e così mi passa la voglia! Il nuovo lavoro è stancante e la pelle, lo sguardo, la postura, ne stanno risentendo…”

E.: “I nuovi orari mi stancano e fatico a conciliarli con il tempo libero!”

R. ed E. scelgono, in accordo, di chiamare la causa della loro ridotta intimità ‘Stanchezza‘. Questa Stanchezza rende irritabile R., mentre, per E., è associata alla svogliatezza.

Cosa renderebbe più sopportabile la Stanchezza?

E. ritiene che la Stanchezza sarebbe più sopportabile se tornassero i sorrisi e l’entusiasmo di R.; R. ritiene che  la Stanchezza sarebbe più sopportabile se tornassero le idee e le iniziative di E. I due concordano nel riconoscere che la Sopresa potrebbe essere un antidoto alla Stanchezza. Di fatto, nella loro coppia, mancano Sopresa e stupore, meraviglia e fantasia.

Una sorpresa al giorno…mela

Si sceglie di fare un esperimento (sulla traccia di un’idea di Selekman): per una settimana, R. ed E. penseranno ad una piccola sopresa per l’altro, da nascondere in casa. Nessuno dei due saprà quali saranno le soprese nè dove si troveranno, entrambi hanno il compito di scovare le soprese dell’altro.

Dopo una settimana, R. ed E. arrivano divertiti e pronti a raccontare delle sorprese ricevute. Riferiscono che la componente Sorpresa ha influenzato positivamente la Stanchezza e che si sono concessi anche delle belle passeggiate.

Ma la sessualità continua a restare in secondo piano…

Non c’è stato desiderio sessuale, ma c’è stato desiderio di stare insieme. La coppia riflette sul fatto che questo è nuovo per lei e si chiede se possa significare che il loro amore ha superato la fase della passione. A questo pensiero la coppia si irrigidisce: R. ed E. temono la narrazione dominante per cui nella coppia rodata vi sia un raffreddamento nella passione e nella sessualità e associano il raffreddamento al tradimento. La paura che l’altro sia insoddisfatto e che tradisca è un freno inibitore ad una sessualità spontanea. Il raffreddamento crea paura, che crea raffreddamento.

Per entrambi, il raffreddamento è da associarsi al trasferimento: prima, ‘a casa’, calore e passione caratterizzavano la loro storia.

Prima quando? In che contesto?

La coppia rintraccia situazioni in cui la sessualità e la passione erano presenti e dopo qualche minuto si guarda negli occhi esclamando: “Profumo di mandorla!

R. ed E. concordano nel ritenere il profumo di mandorla uno degli elementi che favoriva la loro sessualità quando si trovavano nel paese d’origine.

La conclusione vien da sé…

R. ed E. hanno recuperato aromi ed essenze di mandorla e restituito profumo alla loro vita sessuale!

Dott.ssa Francesca Fontanellaalmond-989524_960_720

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