Potrebbe essere utile parlare di sesso?

In questo articolo pongo la domanda senza attendere la risposta e scelgo che, sì, potrebbe essere utile parlare di sesso.

Potrebbe essere utile parlare di sesso?“. Questa domanda ‘magica’ consente di avvicinarsi all’esplorazione della sessualità durante le consulenze psicologiche. Di coppia e anche individuali.

Qualche volta le persone ritengono utile parlare di sesso, altre pensano che non sia importante parlarne oppure danno la priorità ad altri aspetti della loro vita.

In questo articolo pongo la domanda senza attendere la risposta e scelgo che, sì, potrebbe essere utile parlare di sesso.

Sesso e intimità

Qualche tempo fa ho pubblicato un articolo ne Lo Psicologo del Rock che descrive come migliorare l’intimità di coppia con la songtherapy .

In quel caso, la coppia cercava intimità in più aree di vita e non solo nella sessualità e il focus sull’intimità è stato la chiave per dare il via al cambiamento che desiderava. Sessualità e intimità, nella storia della coppia dell’articolo, sono intrecciate.

Non è sempre così! Capita che le coppie riferiscano di avere buona complicità, buona intimità nella relazione, di stare bene insieme e condividere molti interessi e spazi, di riuscire a parlare tra loro ma… non fanno sesso o il loro sesso non li soddisfa. Come mai?

Le influenze culturali

Quando si parla di sesso, è d’aiuto dare un’occhiata alle narrazioni dominanti della società e della cultura di appartenenza.

Arriviamo da 30 anni di cambiamenti in ambito sessuale: fino a poche decine di anni fa (stima forse generosa perché, tutt’oggi noto questo tipo di influenze culturali),  la componente di piacere femminile nel sesso non era considerata e la mascolinità di un uomo tendeva a essere valutata sulla misura dei rapporti sessuali e del desiderio sessuale.

Il movimento di liberazione femminile portò a nuove possibilità: la donna poteva scegliere di fare sesso, di parlare di sesso, poteva comunicare il piacere per il sesso. Anche i movimenti che coinvolgono donne e uomini omosessuali hanno aggiunto dettagli nuovi per considerare la sessualità indipendentemente dal genere e dall’orientamento sessuale.

I temi del piacere e della libertà sessuale hanno portato anche alcune conseguenze – effetti collaterali –. Eccone due.

Effetto collaterale 1: il dovere di fare sesso

Anzichè godere del sesso come un’opportunità, il sesso è considerato come se fosse un obbligo. Sono maturate convinzioni sulla frequenza “giusta” con cui fare sesso, ad esempio. Oppure capita che, ora che è legittimo il piacere femminile, in alcune coppie eterosessuali la donna provi insoddisfazione rispetto alla frequenza del desiderio del partner, considerata inferiore a ciò che è ‘normale’. Qualche volta, la donna può mettere in discussione la sua attrattiva sessuale sulla base della frequenza di desiderio del partner.

Il sesso è un’opportunità di piacere condivisa con il o la partner. Nessuna regola generale: le regole le dà la coppia, sono flessibili e possono cambiare.

Effetto collaterale 2: il dovere di fare sesso grandioso

Il sesso è stato spettacolarizzato creando sensi di inadeguatezza oppure tendenza a eccedere rispetto ai propri desideri per avvicinarsi all’idea di sesso grandioso propinata dalle nuove infuenze culturali.

Il sesso grandioso è quello che piace a entrambi i membri della coppia. Il resto è fuffa.

Parlare di sesso

Date le premesse sopra, parlare di sesso in coppia è utile e, a mio avviso, importante.

Eppure sono in pochi a parlarne. Puoi cominciare facendo al tuo partner o alla tua partner questa domanda:

Quando dici sesso, cosa intendi?

Parlare di sesso significa innanzitutto assicurarsi di sapere cosa intenda l’altro per ‘sesso’, per ‘piacere’, per ‘preliminari’, per ‘rapporto appagante’…

Rielaborando una citazione di Lorenzo Cherubini:

Che lingua parli tu,

se dico sesso [originale ‘vita’, NdA] dimmi cosa intendi

Un buon percorso in ambito sessuale, secondo me

Dal punto di vista professionale, dopo aver indagato la possibilità di questioni organiche che sono di competenza medica, trovo utile esplorare le seguenti aree:

  • Storia sessuale
  • Storia della relazione con il proprio corpo
  • Storia relazionale
  • Influenze culturali e sociali
  • Preferenze, fantasie sessuali
  • Quella volta che… il sesso è andato bene!

Prediligo esplorare queste aree mantenendole, in prima battuta, separate, di modo che siano le persone, via via, a notarne gli intrecci e a costruire storie che integrino diversi aspetti.

Il risultato finale sarà ciò che è bene per la coppia o per la persona. 

L’obiettivo non è che le persone facciano più sesso o lo facciano meglio, ma che facciano sesso con la frequenza e la qualità che è in linea con i propri valori individuali e di coppia.

 

Questi spunti di riflessione arrivano da:

Gershoni Y., Cramer S., Gogol-Ostrowsky, T. (2008). Addressing sex in narrative therapy: talking with heterosexual couples about sex, bodies and relationships. International Journal of Narrative Therapy and Community Work, n.3 – 2008.

 

Ricevere e Esprimere Apprezzamenti è terapeutico

Un atto è terapeutico nel momento in cui permette di raggiungere una situazione emotiva, cognitiva, fisica, migliore di quella attuale. In questo senso, ricevere e esprimere apprezzamenti è terapeutico per sé e per le proprie relazioni.

Ricevere un apprezzamento

Alcune persone (molte, nella mia esperienza!), quando ricevono complimenti, mostrano disagio. Appaiono come se provassero imbarazzo, come se non fossero d’accordo con il complimento, come se dubitassero della sua sincerità.

Vi è capitato di vivere questa esperienza?

Accettare di meritare un complimento può essere un indice di rispetto verso se stessi. Accogliere un complimento con gioia è assimilabile ad accogliere un dono con gioia.

[Per favorire relazioni positive, ti può interessare anche: Vuoi superare il 2,9:1? Il Valore che crea Valore]

Esprimere un apprezzamento

Qualche volta, sebbene si sia formulato un pensiero di apprezzamento, non lo si esprime a parole. Perché?

Alcuni ritengono che l’altro non ami ricevere apprezzamenti, altri riferiscono di non trovare le parole adatte, qualcun’altro non considera importante manifestare la sua opinione considerando l’ apprezzamento alla stregua di un giudizio, sebbene positivo.

L’apprezzamento è un giudizio (positivo)?

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Questa è una faccenda, che, secondo me, merita attenzione. Prendo in prestito le osservazioni di M.B.Rosenberg (quello del Linguaggio Giraffa).

Seguite il suo ragionamento – senza giudizio 😉 –  potrebbe rivelarsi interessante.

Rosenberg dice che l’apprezzamento è un’opinione. In quanto tale, chi lo formula, si pone nella posizione di giudice e trasmette all’altra persona il messaggio di aver valutato positivamente un suo comportamento.

Secondo Rosenberg, alcuni tipi di apprezzamento possono

alienare dalla vita.

Ossia, possono allontanare dal contatto con le esperienze di vita e rivelare poco di ciò che sta vivendo, pensando, provando la persona che li esprime.

Si possono fare complimenti e apprezzamenti, ad esempio, per manipolare, lusingare, sedurre. Questi apprezzamenti sono volti a ottenere qualcosa in cambio e non veicolano le esperienze percettive di chi li esprime.

L’apprezzamento che funziona è quello che si usa per festeggiare l’altro e per celebrare il modo in cui, ciò che ha detto o fatto, ha arricchito la propria vita.

Come esprimere un apprezzamento che funziona

Ancora seguendo Rosenberg, ecco come esprimere un apprezzamento che funziona: utile e chiaro per chi lo riceve.

  1. Contesto
  2. Emozioni e sensazioni
  3. Desideri soddisfatti

Esempi:

Quando ho letto il tuo ultimo messaggio, ho provato sollievo, speranza. Quelle parole mi hanno dato uno spunto per risolvere la situazione che sto vivendo.

Il lancio che hai fatto mi ha galvanizzata! Grande, avevo bisogno di vedere una bella azione!

Che cena squisita! Questo piatto, così saporito, mi fa sentire rilassata. Desideravo un momento di piacere, grazie!

Bravo! Il bel voto di oggi mi riempie di gioia! Volevo proprio festeggiare i tuoi sforzi!

Chi riceve questo tipo di apprezzamenti, ha chiaro cosa l’altra persona abbia notato di positivo e come questo abbia arricchito la sua esperienza di vita.

Questo è l’aspetto dell’apprezzamento che fa presa: l’aver contribuito ad arricchire l’esperienza di vita altrui.

Di questo tipo di apprezzamenti, secondo Rosenberg, l’essere umano e la società hanno sete.

Ebbene… tocca a te! Quale apprezzamento ti farebbe piacere ricevere oggi? Da chi?

Puoi scriverlo qui sotto nei commenti oppure condividere e commentare dove vuoi tu o, se preferisci più riserbo, puoi scriverlo a fontanella.francesca@gmail.com.

 

Riferimenti Bibliografici:

Rosenberg, M.B. Le parole sono finestre [oppure muri]. 2003, Esserci Edizioni.

 

 

Recuperare una Relazione Importante

Quella relazione è importante e c’è aria di crisi. Vorresti recuperare e non sai da dove partire? Ecco un’idea semplice dritta dritta dalla Terapia Narrativa.

Il valore aggiunto

In ogni relazione importante, ciascuna persona porta qualcosa di suo che arricchisce il rapporto e lo rende unico e speciale. Ad esempio, una persona che è solita vivere con entusiasmo porterà nella relazione l’entusiasmo; una persona che usa la discrezione, porterà nel rapporto la discrezione e così via.

Possiamo dire che ognuno offre un contributo e dona qualcosa all’altro (l’entusiasmo, la discrezione…) in uno scambio reciproco.

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Le domande utili per… cercare il valore aggiunto nel passato

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Ti serve un momento di tranquillità per pensare a quando la relazione andava bene.

Quando è stato? Tanto tempo fa o poco tempo fa? Riesci a ricordare un momento specifico in cui la relazione è stata positiva? In quel ricordo cosa state facendo tu e l’altra persona?

Visualizza bene quel momento e nota i dettagli.

Poi soffermati sul ricordo di te stesso/a in quel momento: quali caratteristiche stai mettendo in gioco che contribuiscono a rendere positiva la relazione? Ossia: quale valore aggiunto stai portando?

Le domande utili per… applicare il valore aggiunto al presente

Ora che hai identificato il valore aggiunto che è stato utile in quel momento passato, immagina cosa accadrebbe se lo utilizzassi nella situazione attuale: cosa cambierebbe nella relazione? Gli effetti sarebbero positivi?

Quali azioni concrete potresti fare per aggiungere il tuo valore aggiunto al presente?

Le domande utili per… seminare nuovi valori aggiunti nel futuro

Immagina di portare qualcosa di nuovo nella relazione: cosa ti piacerebbe portare? Cosa vorresti offrire che non hai ancora offerto?

Se hai fatto tutto questo esercizio, avrai a disposizione:

  • Una parola che descrive il valore aggiunto che, nel passato, ha favorito il benessere della relazione;
  • Qualche idea pratica per utilizzare il valore aggiunto nel presente;
  • Una parola che descrive un nuovo, possibile e desiderato valore aggiunto da portare nella relazione.

Se hai fatto tutto questo esercizio hai costruito una connessione tra passato, presente e propositi futuri per restituire valore alla relazione per te importante e recuperarne la positività.

Questo esercizio ti è piaciuto, ma non basta?

Se vuoi approfondire come la Terapia Narrativa aiuta a recuperare le relazioni, scrivimi la tua storia a fontanella.francesca@gmail.com.

 

 

Le Juicy Words contro lo stress

Hai sentito parlare delle Juicy Words? Sono le parole succose, quelle dolci, quelle che lasciano un buon sapore in bocca. Le Juicy Words sono un ottimo alleato contro lo stress!

Parole secche e parole succose (juicy)

Quando si provano irritazione, rabbia, ansia, paura o qualche forma di nervosismo, capita di usare parole e risposte secche: il tono è alterato, le parole non sono scelte con cura e possono scappare offese e parolacce.

Il risultato, la maggiorparte delle volte, è che gli altri si innervosiscono e chi ha pronunciato la parola secca, senza forse rendersene conto, ha aumentato le sue sensazioni negative.

Un vecchio esperimento scientifico con le parole

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Immagine di incidente d’auto non legata all’esperimento descritto nell’articolo.

Nel 1974, Loftus e Palmer cominciarono a dedicare la loro attenzione all’affidabilità della memoria. Uno degli esperimenti più conosciuti ha a che vedere con un incidente automobilistico.

I ricercatori fecero assistere alcune persone alla ripresa di un incidente automobilistico simulato. Dopo la visione, ad ogni partecipante fu consegnato un questionario che conteneva domande relative al video e alle emozioni suscitate.

Schianto o Tamponamento?

Alcune domande del questionario erano volte a valutare il ricordo della gravità dell’incidente, ma sotto c’era un trucchetto!

Alcuni partecipanti ricevettero una scheda in cui era chiesta la “gravità dello schianto” e come si fossero sentiti nel vedere lo schianto.

Altri partecipanti, ricevettero una scheda in cui era chiesta la “gravità del tamponamento” e come si fossero sentiti nel vedere il tamponamento.

Le persone che lessero nel questionario la parola ‘schianto’ valutarono l’incidente più grave e più intense le loro emozioni di coloro che lessero la parola ‘tamponamento’.

Giornata pesante, parole leggere

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L’esperimento dimostra che l’utilizzo delle parole influenza la percezione della realtà. Questo fenomeno suggerisce di dare importanza alle parole che si scelgono per comunicare.

Un esempio: stai rientrando a casa dopo una giornataccia e, al tuo ingresso, i familiari ti chiedono come sia andata la giornata.

Puoi scegliere di rispondere, con tono seccato:

“Di schifo, è stata una giornata di XXX e una gran rottura di XXX”

Queste parole hanno l’effetto di modellare la realtà rendendola più spiacevole a te – che le pronunci – e a chi ascolta.

Il rischio è lo sviluppo di malumore nell’ ambiente familiare e malessere generale.

Puoi anche scegliere di rispondere:

“È stata una giornata davvero lunga e spiacevole.”

Alleggerire le parole per sentirsi meglio

Usando parole più leggere, l’impatto della frase è totalmente diverso. Chi le riceve mantiene un umore positivo e potrà essere più predisposto a portare sollievo e conforto, chi le pronuncia non aumenta il proprio malumore e ritrae una realtà più agevole da sopportare, aiutando a gestire lo stress.

[Ti può interessare anche: Che stress, somatizzo lo stress!]

Quando ce vò ce vò!

Quando parlo delle Juicy Words nel mio lavoro clinico, le persone spesso sono in disaccordo:

“Quando ce vò ce vò!”

Sono d’accordo! Inoltre, qualche volta, può essere necessario usare parole che veicolano significati più pesanti, per rispettare la portata di ciò che si sta vivendo.

Nel quotidiano, tuttavia, per comunicare meglio e gestire lo stress, le  Juicy Words sono un modo semplice e accessibile che puoi usare in modo creativo, al bisogno.

Vuoi conoscere altri modi per gestire lo stress?

Scrivimi la tua storia: fontanella.francesca@gmail.com

Coppia, intimità e canzoni terapeutiche

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Come anticipato qualche giorno fa, ecco il mio articolo su Lo Psicologo del Rock che racconta di coppia, intimità e musica!

Come migliorare l’intimità di coppia grazie alla Songtherapy

Sebbene l’immagine mostri una coppia uomo-donna… l’articolo è per tutte le coppie! 🙂

Buona lettura!

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Quando la coppia è in crisi

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Nei prossimi giorni uscirà un mio nuovo articolo ne Lo Psicologo del Rock. L’articolo racconterà l’utilità e  l’utilizzo della musica per recuperare la comunicazione nella coppia e dare un’opportunità nuova  alla relazione, se è possibile.

Colgo questa occasione per parlare, anche qui, della relazione di coppia.

In alcuni articoli precedenti ho descritto l’importanza di prendere atto delle difficoltà e della crisi, l’importanza di una comunicazione non violenta, i possibili errori comunicativi (che capitano proprio a tutti!) ed ho presentato un esempio pratico di conversazioni terapeutiche per la coppia.

Potrei considerare gli articoli precedenti una sintesi di tutto ciò che trovo utile nel sostegno e nella consulenza di una coppia.

Consapevolezza delle difficoltà

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Credo fermamente nell’importanza della consapevolezza della difficoltà: se manca questa consapevolezza da parte di un membro della coppia, può essere vano anche il solo invito ad un colloquio di consulenza.

               Qualche volta, il membro non consapevole può scegliere di accontentare l’altro: è un’ottima possibilità per aiutarlo a notare i punti deboli della coppia e per valutare insieme se si desideri trasformarli in punti di forza.

Comunicare, raccontarsi e condividere

Nella coppia si parla di tante cose pratiche e, qualche volta, si dimentica di raccontare di sé. Esperienze di vita, emozioni attuali, pensieri e sensazioni, meritano uno spazio nell’intimità della coppia e la rinsaldano e arricchiscono. Anche la condivisione di esperienze e attività può essere uno strumento di unione per la coppia.

Qualche volta le cose da comunicare possono non essere piacevoli: in questi momenti l’organismo si attiva per proteggersi e l’attivazione fisiologica causata dall’allerta può influenzare negativamente la comunicazione, rendendola poco chiara e causando fraintendimenti che possono sfociare in litigi.

            Una consulenza psicologica ha l’obiettivo di aiutare a trovare i modelli comunicativi più adatti alla coppia.

Usare le risorse della coppia e trovare soluzioni nuove

Spesso le soluzioni sono a portata di mano. Le risorse dei due membri e l’intreccio tra queste risorse crea un terreno fertile per raccogliere soluzioni efficaci già rodate o seminare soluzioni inedite.

            Per esperienza professionale, è in questo intreccio che diventa particolarmente utile il ruolo dello psicologo. La coppia fatica a vedere e ad utilizzare le proprie risorse perché abituata da tempo a conoscerle e, coinvolta dalla situazione di difficoltà, perde di vista la possibilità di creare soluzioni nuove e alternative.

La consulenza di coppia libera dai fraintendimenti

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Mi capita di incontrare coppie in cui un membro non vuole ricevere una consulenza perché ha già deciso di chiudere la relazione e teme che l’incontro possa illudere il/la partner.

L’incontro è un terreno neutrale in cui la coppia può confrontarsi e dare una valutazione della situazione. Partecipare ad un incontro di consulenza non significa riaggiustare la coppia, ma dare strumenti per scegliere quale direzione dare alla storia della relazione.

Lo spazio di condivisione elimina equivoci e fraintendimenti e non suscita illusioni o aspettative. Stimola, invece, riflessioni che chiariscono le motivazioni e i ruoli di entrambi i membri della coppia, favorendo una presa di decisione condivisa.

Alcune domande utili

Trovate, alla fine di questo breve video, alcune domande utili per comunicare meglio nella coppia e per conoscervi e condividere di più.

Nel caso in cui stiate vivendo un momento di difficoltà di coppia, le stesse domande sono un modo per cominciare a scoprire se e come dare alla coppia una nuova possibilità.

Ti è piaciuto l’articolo? Condividilo con le persone importanti per te!

Dott.ssa Francesc Fontanellahands-437968_960_720

Che c’è da vedere?

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Vi racconto una storia di Gianni Rodari:

Le scimmie in viaggio

“Un giorno le scimmie dello zoo decisero di fare un viaggio di istruzione. Cammina, cammina, si fermarono e una domandò:

– Cosa si vede?

-La gabbia del leone, la vasca delle foche e la casa della giraffa.

-Come è grande il mondo e come è istruttivo viaggiare.

Ripresero il cammino e si fermarono soltanto a mezzogiorno.

-Cosa si vede adesso?

-La casa della giraffa, la vasca delle foche e la gabbia del leone.

-Come è strano il mondo e come è istruttivo viaggiare.

Si rimisero in marcia e si fermarono solo al tramonto del sole.

-Che c’è da vedere?

-La gabbia del leone, la casa della giraffa e la vasca delle foche.

-Come è noioso il mondo: si vedono sempre le stesse cose. E viaggiare non serve proprio a niente.

Per forza: viaggiavano, viaggiavano, ma non erano uscite dalla gabbia e non facevano che girare in tondo come i cavalli di una giostra.”

Viaggiavano, viaggiavano, ma non erano uscite dalla gabbia e non facevano che girare in tondo.

Come una giostra

giostra

Qualche volta le nostre riflessioni non riescono ad uscire dalla gabbia e girano in tondo, come i cavalli di una giostra. Questo girotondo blocca la possibilità di soluzioni inedite e può portare a sensazioni di impotenza, rinuncia, rassegnazione, sfiducia nel futuro e nelle proprie possibilità.

Possiamo uscire dalla gabbia attraverso nuovi punti di vista

mongolfiera

Spesso ciò di cui si ha bisogno è conoscere punti di vista nuovi. A differenza delle scimmie del racconto, la gabbia in cui le persone vivono può essere auto-imposta, illusoria e la persona stessa ne ha le chiavi: si può uscire!

Come trovare le tue chiavi?chiavi

Un modo giusto per cercare le chiavi non c’è ed è bene tu possa cercare e trovare il tuo. Puoi partire da questa domanda: cosa ti farebbe sentire un po’meno in gabbia rispetto ad ora?

Potresti risponderti con il nome di una persona, di attività professionali, hobbies, sports… Se possibile, dedica loro più spazio nella tua vita e monitora come va: sei nella direzione del cambiamento e del benessere.

Non basta?

Se non basta, hai mai pensato alla consulenza con uno psicologo? Può essere una buona idea!

Dal canto mio, in tema con il viaggio e l’esplorazione, ti posso offrire due opportunità: il pacchetto Curiosità e il pacchetto Esplorazione. Sono i due pacchetti che, in questa mia fase professionale, sono piaciuti di più!

Dott.ssa Francesca Fontanellascimmie

Riferimento bibliografico

Rodari, G. Favole al telefono. Einaudi Ragazzi, 1993.

CreAttività e Genio

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Archimede Pitagorico – Walt Disney

In questo articolo scomodiamo etimologie, Antichi Romani, Rinascimento e Illuminismo.

Cosa hanno a che fare con la creatività (CreAttività) e con il Genio?

Il Genio Creativo

Si narra che, per gli Antichi Romani, esistesse un ‘genius‘ che visitava coloro che si mettevano al lavoro per esprimere creativamente le loro idee. La persona occupata ad esprimere un’idea creattivamente era detta ‘avere un genio‘, aver ricevuto la visita del ‘genius‘.

In seguito, durante il Rinascimento e l’Illuminismo, le cose sono cambiate e si è cominciata ad usare una nuova espressione: non più ‘avere un genio’ , ma ‘essere un genio‘. Si è passati, cioè, dall’esternalizzazione all’internalizzazione.

Attraverso questo processo internalizzante si è potuta, ahimè, sviluppare una narrazione dominante per cui ho si è un genio, o no. Di conseguenza, o si è un genio creativo, o no.

Eppure, etimologicamente…
Se andiamo a curiosare nel dizionario etimologico, scopriamo che l’etimologia della parola ‘creare’è riferita alla radice sanscrita kar- (fare), alla radice zendo kere (fare) e al greco κραίνω (kraino,  fare, compiere, realizzare).
Secondo queste etimologie, ‘creare’ significa ‘fare’. Ne consegue che chiunque faccia qualcosa, crea; chiunque si impegni in un’attività, sta creando (creAttività).
Stop complaining and get working – E. Gilbert
Basta protestare, comincia a fare!
 Come si fa? 3 strategie
  1. Impegnati in attività che ti riescono meglio di altre:  Sai cucinare? Canti? Prepari un ottimo caffè? Come stiri tu non stira nessuno? Sai correre? Nuotare? Giochi a Risiko come nessuno mai? Dedicati, ogni giorno, alle tue attività preferite, quelle in cui riesci bene: concediti di sperimentare successi.
  2. Parla ad altri di come ti senti (oppure scrivine): provi gioia, rabbia, paura, ansia? Stanchezza, entusiasmo, delusione, curiosità? Raccontane ad una persona cara o, se preferisci, scrivine su un quaderno da tenere aggiornato.
  3. Prendi in prestito dagli altri le caratteristiche che ti piacciono: vorresti la determinazione del tuo amico? La vitalità della tua insegnante? La serietà del barista all’angolo? L’onestà di tuo padre? La dolcezza di tuo fratello? Il sorriso di nonna? … Che ne dici di prendere in prestito queste caratteristiche? Come cambierebbe la tua vita se lo facessi?

Dai spazio al tuo ‘genius’ cominciando a fare qualcosa per esprimere ciò che sei, al meglio.

Dott.ssa Francesca Fontanella

Thanks to Kate Lindley for sharing a video of E. Gilbert, (TED Talk, Your elusive creative genius).

Profumo di mandorla…Relazione di coppia, quarta e ultima puntata

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Oggi vi racconto una storia vera. Sarò sintetica, anche se in alcuni punti ci sarà la necessità di dilungarsi un po’. Si racconta un breve percorso di sostegno in cui si intrecciano Terapia Narrativa e Terapia Centrata sulla soluzione. L’articolo chiude una serie di 4 appuntamenti sulla Relazione di coppia (qui trovate il primo, il secondo, il terzo).

Tema di oggi: sessualità.

Premessa

R. e E. desiderano recuperare intimità nella coppia.

Vengono da un trasloco impegnativo che li ha portati a 1000 kilometri dal paese d’origine, dalla loro casa e dalle loro famiglie. La nuova vita, il nuovo lavoro di R. e i nuovi ritmi di E. hanno influenzato la sessualità della coppia che non ha avuto rapporti sessuali negli ultimi 3 mesi, eccetto un tentativo, poco appagante.

L’elemento comune

R.: “Non so, non mi piaccio e così mi passa la voglia! Il nuovo lavoro è stancante e la pelle, lo sguardo, la postura, ne stanno risentendo…”

E.: “I nuovi orari mi stancano e fatico a conciliarli con il tempo libero!”

R. ed E. scelgono, in accordo, di chiamare la causa della loro ridotta intimità ‘Stanchezza‘. Questa Stanchezza rende irritabile R., mentre, per E., è associata alla svogliatezza.

Cosa renderebbe più sopportabile la Stanchezza?

E. ritiene che la Stanchezza sarebbe più sopportabile se tornassero i sorrisi e l’entusiasmo di R.; R. ritiene che  la Stanchezza sarebbe più sopportabile se tornassero le idee e le iniziative di E. I due concordano nel riconoscere che la Sopresa potrebbe essere un antidoto alla Stanchezza. Di fatto, nella loro coppia, mancano Sopresa e stupore, meraviglia e fantasia.

Una sorpresa al giorno…mela

Si sceglie di fare un esperimento (sulla traccia di un’idea di Selekman): per una settimana, R. ed E. penseranno ad una piccola sopresa per l’altro, da nascondere in casa. Nessuno dei due saprà quali saranno le soprese nè dove si troveranno, entrambi hanno il compito di scovare le soprese dell’altro.

Dopo una settimana, R. ed E. arrivano divertiti e pronti a raccontare delle sorprese ricevute. Riferiscono che la componente Sorpresa ha influenzato positivamente la Stanchezza e che si sono concessi anche delle belle passeggiate.

Ma la sessualità continua a restare in secondo piano…

Non c’è stato desiderio sessuale, ma c’è stato desiderio di stare insieme. La coppia riflette sul fatto che questo è nuovo per lei e si chiede se possa significare che il loro amore ha superato la fase della passione. A questo pensiero la coppia si irrigidisce: R. ed E. temono la narrazione dominante per cui nella coppia rodata vi sia un raffreddamento nella passione e nella sessualità e associano il raffreddamento al tradimento. La paura che l’altro sia insoddisfatto e che tradisca è un freno inibitore ad una sessualità spontanea. Il raffreddamento crea paura, che crea raffreddamento.

Per entrambi, il raffreddamento è da associarsi al trasferimento: prima, ‘a casa’, calore e passione caratterizzavano la loro storia.

Prima quando? In che contesto?

La coppia rintraccia situazioni in cui la sessualità e la passione erano presenti e dopo qualche minuto si guarda negli occhi esclamando: “Profumo di mandorla!

R. ed E. concordano nel ritenere il profumo di mandorla uno degli elementi che favoriva la loro sessualità quando si trovavano nel paese d’origine.

La conclusione vien da sé…

R. ed E. hanno recuperato aromi ed essenze di mandorla e restituito profumo alla loro vita sessuale!

Dott.ssa Francesca Fontanellaalmond-989524_960_720

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Ottobre e Novembre: un’iniziativa per il benessere della coppia – In collaborazione con AAF

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Una possibilità per le coppie!

L’Associazione Aiuto Famiglia Onlus attiva la 9° Edizione della Campagna per la  promozione dell’unità familiare e la prevenzione della crisi di coppia.

Nel territorio italiano, molti sono gli psicologi che aderiscono all’ iniziativa offrendo la possibilità di un colloquio gratuito.

Come funziona?

Nel sito www.aiutofamiglia.org potete accedere al test gratuito che vi aiuta a identificare i punti di forza della vostra coppia.

In seguito, se lo desiderate, potete usufruire di un colloquio gratuito con uno psicologo, tra quelli indicati nel portale. Nel caso la vostra zona non fosse coperta, potete valutare l’opportunità del servizio online. Alcuni professionisti possono offrire l’opportunità di un colloquio a distanza, attraverso videochiamata Skype.

Tra gli psicologi che aderiscono all’iniziativa,  trovate anche me.

Offro il colloquio gratuito:

  • Presso lo studio di Rovereto (TN);
  • Online, tramite videochiamata Skype.

Per ulteriori informazioni, potete consultare la pagina dell’Associazione www.aiutofamiglia.org oppure chiamarmi al numero 345 3741840.

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