Cosa hai fatto di buono oggi?

La domanda della sera aiuta a liberare dopamina e serotonina e, ora, anche a scoprire qualcosa di nuovo.

Di buono, di bello, di piacevole – scegli tu – … cosa hai fatto oggi?

La domanda della sera

cosa hai fatto di buono oggi _la domanda della sera

Molti approcci psicologici -e non- suggeriscono di porsi questa domanda, la sera.

Cosa ho fatto di buono oggi?

L’obiettivo è portare l’attenzione su qualcosa di positivo della propria giornata per liberare dopamina e serotonina, due neurotrasmettitori che hanno a che fare con soddisfazione, piacere, gratifica, obiettivi raggiunti, sensazione di avere valore.

Alcuni suggeriscono di tenere sul comodino un quaderno su cui scrivere alcune righe per ricordare e, in qualche modo, celebrare, l’evento positivo o meglio riuscito della giornata.

Un’idea in più

La domanda della sera può essere usata anche per scoprire qualcosa in più rispetto alle proprie risorse e competenze e rispetto ai valori che guidano la propria vita.

Ho idea che le cose si imparino meglio facendole quindi, per mostrarti questo utilizzo della domanda della sera, ti propongo un esercizio. Puoi farlo anche se la giornata di oggi non è stata un granché o se ti pare di non aver combinato nulla di buono (bello, piacevole…).

L’esercizio

fai una prova

Primo passo

Ripercorri con il pensiero la tua giornata e identifica un momento in cui hai detto o fatto qualcosa che ti sembra ben detto o ben fatto.

Esempi:

  • Ti sei ricordato/a di dire a un familiare di passare a fare la spesa e prendere il dentifricio;
  • Hai saputo finire la relazione in tempo per la riunione;
  • Hai fatto una flessione in più di ieri;
  • Hai preparato una torta favolosa;
  • Hai chiacchierato 10 minuti con la vicina di casa;
  • Hai letto due pagine di quel libro che vorresti finire;

Come vedi, il menu è variegato: puoi trovare qualsiasi tipo di evento durante la giornata che ti faccia dire “Ok, bene!”

Il trucchetto è non avere pretese e sapersi premiare per ciò che si è fatto.

Secondo passo

Nota cosa ti è stato di aiuto per fare o dire quello che hai fatto o detto.

Esempi:

  • Contesto, ambiente
  • Persone presenti o non presenti
  • Clima
  • Tempo a disposizione
  • Stato di salute

Terzo passo

Chiediti qual è stato il tuo contributo, ossia quali competenze e caratteristiche ti sono servite per farcela.

Esempi:

  • Pazienza
  • Coraggio
  • Capacità di leggere in fretta
  • Concentrazione

Quarto passo

Chiudi in bellezza con una domanda- proposito:

Come posso usare queste informazioni per vivere al meglio la giornata di domani o quella situazione difficile che mi aspetta?

A quel punto non ti resta che applicare!

Hai provato l’esercizio e vuoi condividere le tue riflessioni?

Hai provato l’esercizio e vuoi saperne di più?

In entrambi casi, puoi scrivere a fontanella.francesca@gmail.com

oppure puoi usare il modulo di contatto:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Emma e la Paura dei ragni

Come Emma ha cambiato la sua relazione con i ragni e con la Paura dei ragni grazie alle tecniche immaginative, al suo nipotino e a un giornale per ragazzi…

Ogni tanto ho l’onore di raccontare le storie di persone che arrivano da me, costruiscono soluzioni utili e desiderano condividere i loro risultati. Oggi vi racconto di Emma (nome di fantasia) e della Paura dei ragni.

Aracnofobia e Paura dei ragni

Tecnicamente, l’Aracnofobia e la Paura dei ragni sono diverse. Secondo i manuali diagnostici, la fobia è pervasiva e più intensa della Paura. Dato che, tuttavia, qualche volta è difficile distinguerle e dato che, tutto sommato, questa distinzione non ha poi così importanza, parlerò di Paura dei ragni.

Emma non li sopporta!

Io i ragni non li sopporto! Schifosi e inutili, li trovi dappertutto!

La Paura dei ragni di Emma è di lunga data: non le sono mai piaciuti, ma ora, da un po’, le capita di sognarli. Nei sogni si fanno grandi e la sovrastano, impedendole di respirare.

Capita così che, durante il giorno, quando ne vede uno – e Emma scova i ragni con molta precisione! – comincia a mancarle il respiro, perché ricorda i suoi sogni.

Mi prende l’ansia perché immagino che, da un momento all’altro, il ragno diventi grande e mi sovrasti. Anticipo quello che di solito accade nel sogno accade e mi trovo senza respiro, in affanno!

Le proviamo tutte (o quasi!)

Vorrei svelare un segreto: qualche volta, per co-costruire le soluzioni, ci vuole tempo, pazienza e la disponibilità a provare, sperimentare, capire cosa funzioni e cosa no. È il caso di Emma: arriva da altre terapie e ha provato molte strategie di auto-aiuto, ma non è riuscita a risolvere il problema.

In prima battuta, anche io e lei non riusciamo a creare il cambiamento desiderato, anche se arrivano piccoli miglioramenti.

Ad esempio, ci concentriamo sul sogno e ne emergono interessanti riflessioni di tipo simbolico che le permettono, a un certo punto, di non fare più questi incubi. Ma la Paura dei ragni persiste.

Lavoriamo con tecniche di risoluzione emotiva rapida e queste aiutano Emma a concentrarsi meno sui ragni. Non passa più il suo tempo a fare una scansione degli angoli delle stanze e anche in studio non guarda più con sospetto la pianta – finta! -alla ricerca di un ragno. Però, se vede un ragno, di nuovo quella sensazione di soffocamento.

Un aiuto inaspettato

Emma ha un nipotino che adora leggere i giornali di scienze per bambini. Un pomeriggio, Emma si trova con il suo nipotino e vede un ragno. Preoccupata per le sue reazioni, inizia subito a concentrarsi sulla respirazione.

Che fai zia?

Ho visto un ragno!

Quello?

— [Emma continua a respirare]

Perché stai così concentrata?

Respiro perché sennò mi prende la Paura dei ragni.

Il nipotino prende, da un mucchio, una rivista e lo sfoglia in cerca di qualcosa…

Quando la trova si ferma e mostra alla zia l’immagine di un ragno con gli stivali di gomma!

Sai zia, i ragni, con tutti questi stivali, si inciampano!

Zia e nipote ridono insieme, ma Emma non sa che…

Ragno_stivali
Immagine tratta da Gli Speciali di Focus Junior n.134/2015

Quell’immagine è la svolta!

All’incontro successivo Emma mi racconta questo episodio e mi chiede di riprovare con le tecniche immaginative usando l’immagine del ragno con gli stivali di gomma.

In un paio di incontri e con l’esercizio costante tra un incontro e l’altro, Emma supera la Paura dei ragni che diventano animaletti con gli stivali che inciampano a ogni passo. Quando li vede, non le si blocca più il respiro.

Emma ci scherza su:

Poveracci, non è neanche questione di scarpe! Qualsiasi scarpa non sarebbe comoda per loro!

Quando il nipotino e Focus Junior sono terapeutici! 😉

Hai superato una paura?

Raccontaci come hai fatto a cambiare il tuo rapporto con lei! fontanella.francesca@gmail.com

La risposta è dentro di te?

Domande e risposte, uno sketch di qualche anno fa, un esperimento vintage e un’idea personale.

Chissà quanti anni hai… io ne ho 37, anche se sono del 1979. Compio gli anni in novembre e amo godermi tutto l’anno senza anticipare i conti. Se sei molto più giovane di me potresti non conoscere Quèlo. Lui è quello che diceva: “La risposta è dentro di te. Epperò, è sbagliata!“.

La risposta è dentro di te?

Si è soliti usare una metafora secondo la quale le risposte sono dentro le persone. Penso che, come tutte le metafore, anche questa sia una possibile descrizione di ciò che si vuole rappresentare.

Il senso è più o meno: non cercare chissà dove le risposte ai tuoi problemi perché, alla fin fine, la risposta ce l’hai tu.

In effetti, chi mai potrebbe avere le risposte e la capacità di rispondere (respons-abilità) per la propria vita se non la persona stessa?

Io, ‘sta risposta, non la trovo!

Questo commento lo ricevo, più o meno, una volta al giorno! Qualche volta me lo dico pure io stessa: ‘sta risposta, non la trovo!

Le risposte arrivano se ci sono le domande.

Una persona correva per le strade gridando:

“Ho le risposte! Ho le risposte! Chi ha una domanda?”

Storia Ebraica

Le domande, per dare risposte utili, debbono essere parimenti utili. Il compito della domanda è suscitare una risposta: più la domanda è volta a stimolare una risposta utile, più sarà importante porla.

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Dove origina la risposta

La risposta è data da un’elaborazione da parte dell’organismo degli stimoli che riceve nel presente, dalle esperienze già fatte e dalle aspettative rispetto al futuro. In questo senso, la produzione della risposta è interiore: cervello e altri componenti del sistema nervoso cooperano per produrre una risposta: verbale, emotiva, d’azione…

La risposta, per la stessa ragione – ossia perché dipende dall’elaborazione di stimoli -, potrebbe essere definita esteriore.

Ti racconto di un esperimento del 1931, condotto da Norman Meier.

Quanti  modi riesci a immaginare per legare due funi?

Meier appese due lunghe funi al soffitto di una stanza. La stanza era piena di oggetti, mobili, attrezzi e arnesi e le corde erano posizionate in modo che, tenendo l’estremità di una corda, non si riuscisse ad afferrare l’altra.

A chi entrava nella stanza era chiesto:

Quanti modi riesci a immaginare per legare le estremità delle funi?

Le soluzioni possibili, per questo compito, sono quattro:

  1. Tirare una fune verso l’altra, ancorarla a un oggetto e poi andare a prendere la seconda fune;
  2. Ricorrere a una terza fune da legare a una delle due per farla diventare più lunga e permettere a chi la afferra di raggiungere anche l’altra fune;
  3. Afferrare una fune con una mano e con l’altra usare un arnese (ad esempio un bastone) per tirare a sé l’altra fune;
  4. ?

La soluzione 4 consiste in: far oscillare una fune verso l’altra per avvicinarle e riuscire ad afferrarle.

Questa soluzione venne in mente solo ad alcuni partecipanti all’esperimento, inizialmente. Poi…

Il gesto “casuale”

Meier introdusse una variabile. Lasciò le persone riflettere per alcuni minuti e poi, senza dire nulla, si spostò muovendosi verso la finestra e, “casualmente“, sfiorò l’estremità di una fune facendola dondolare.

Accadde che quasi tutti a quel punto seppero identificare l’oscillazione come quarta soluzione possibile.

Faccenda curiosa, nessuno seppe riferire al gesto appena visto la propria risposta: tutti si trovarono a dare narrazioni della loro risposta legate a esperienze e conoscenze passate e a previsioni sul moto fisico delle funi in oscillazione.

La soluzione n.4 pare quindi emergere dall’elaborazione sensoriale dello stimolo presente + ricordi (passato) + capacità di prevedere (futuro).

La risposta è dentro il tempo?

Ecco la mia curiosità: la risposta – che dipende dalle domande – è dentro il tempo?

Più faccio questo lavoro, più vivo la mia vita personale e più penso che la risposta alle  domande sia dentro il tempo e si crei nell’intreccio di passato, presente e futuro…

… E più penso che dipenda dalla qualità delle domande che mi pongo.

D. Epston

Riferimenti bibliografici:

Maier, N.R.F. (1931). Reasoning in Humans: The Solution of a Problem and Its Appearance in Consciousness. Journal of Comparative Psychology, 12, 181-194.

Fai uso di Psicologia!

Un sondaggio che mi fa pensare a anatre e conigli, una marcia in più e, infine, il mio decalogo personale per fare uso di Psicologia.

Provocazione: di quanta roba fai uso? Farmaci (per il mal di testa, ad esempio), cosmetici, caffè, alcol, droga, cioccolato, televisione, internet, social, cellulare… Hai mai fatto uso di Psicologia?

Via al sondaggio!

Ho fatto la psicologa impicciona e mi sono informata presso conoscenti chiedendo se ritenessero utile fare uso di Psicologia. Sono arrivati un bel po’ di no e un bel po’ di sì.

I No sono stati di questo tipo:

  • No, perché costa!
  • No, perché mi porta via tempo!
  • No, perché non so se mi serve!
  • No, perché preferisco parlare delle mie cose in famiglia o con amici!

I Sì sono stati di questo tipo:

  • Sì perché mi costa meno che prendere farmaci a vita, sia economicamente sia in termini di salute!
  • Sì, perchè è uno spazio per me!
  • Sì, perché aiuta a stare bene con se stessi e con gli altri. Qualunque sia il problema, crea una possibilità!
  • Sì, perché una persona esterna, tra l’altro professionista, mi mostra le cose da un punto di vista diverso!

Curioso, vero?

I No e i Sì toccano gli stessi argomenti, da punti di vista diversi. Puoi vederla in un modo, oppure nell’altro.

Mi sono divertita perché mi ricorda una delle mie immagini preferite: l’anatra-coniglio, di cui ho scritto qualche tempo fa.

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Datti la possibilità di avere una marcia in più!

Io la penso così: andare dallo psicologo può dare una marcia in più.

Il decalogo di effetti positivi della psicologia, secondo me:

  1. Ti conosci meglio e fai meno scivoloni nel quotidiano! 😉
  2. Dai più possibilità di riscatto a te stesso e agli altri nel caso, ‘sti scivoloni, capitino
  3. Impari a scegliere ciò che è bene per te
  4. Impari a guardare le cose sottosopra, di lato, dall’alto, dal basso, di sbieco, con la lente di ingrandimento…
  5. Sai vivere e gestire le emozioni al meglio. Qualche volta no, ma te ne accorgerai e saprai accettare, lasciar andare e riprovare senza sentirti fallito/a
  6. Sai gestire e curare – sì, una volta imparato, lo fai da te! Mica ci vai per sempre dallo psicologo! – disturbi psicosomatici (cefalee, disturbi gastrointestinali, dolori muscolari e articolari, disturbi dermatologici…) in modo alternativo
  7. Hai uno spazio in cui portare il tuo dolore, leccare le ferite e iniziare a guarirle bene, senza che si formino cheloidi emotivi
  8. Hai uno spazio tuo in cui parlare di quello che ti passa per la mente trovando ascolto, condivisione, interesse, assenza di giudizio e sincera curiosità e attenzione al tuo benessere
  9. Impari a rilassarti e a usare bene la mente e il corpo
  10. Ti diverti: dallo psicologo si può ridere, scherzare, giocare. Da me si può anche ascoltare musica, disegnare e leggere storie. Ma questo lo sapete già.

Quindi, per chiudere in bellezza, la mia proposta di oggi è…

Ti va di fare uso di Psicologia? 🙂

Fammi conoscere la tua idea di psicologia: fontanella.francesca@gmail.com

Come caspita lo scelgo lo psicologo?

Scegliere lo psicologo può essere davvero semplice se sai come cercarlo! Ecco un breve vademecum.

Domandona che mi viene rivolta spesso: come caspita lo scelgo lo psicologo? In effetti, come?

Tanta varietà

La psicologia è una disciplina variegata e variegati sono gli approcci teorici e pratici di riferimento. Se, a ciò, aggiungi l’unicità individuale del professionista come essere umano, uomo o donna… bè… il numero di modi di fare psicologia che puoi incontrare aumenta esponenzialmente e tende all’infinito.

Cercare informazioni online

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Una strategia piuttosto agevole è la ricerca online, utile in particolare se si è avvezzi all’utilizzo dei sistemi informatici. Con buona probabilità, se stai leggendo queste parole, hai un supporto informatico e sai entrare in Internet quindi questa soluzione ti parrà immediata.

Ci sono diversi portali online che raccolgono i nomi dei professionisti, come in una vetrina. Lì, puoi confrontare i servizi offerti e capire, leggendone i profili, se il professionista ti piace.

Esatto, se ti piace! È importante che, al di là dei tecnicismi, la persona a cui ti rivolgerai ti dia fiducia e ti faccia sentire a suo agio. Lo psicologo ( e la psicologa) può usare tutte le tecniche e gli strumenti più belli del mondo, ma, se non funziona la relazione, non ci sarà probabilmente soddisfazione degli obiettivi terapeutici concordati.

Dai un’occhiata al sito

Non ti accontentare del profilo sui portali dedicati e consulta il sito del professionista per conoscere meglio come lavora e irrobustire la tua impressione di fiducia iniziale. Leggi ciò che scrive, il tipo di servizio che propone, chiedi informazioni per mail o attraverso i form dedicati; telefona, se preferisci.

Anche i prezzi fanno la loro parte

In linea generale, noterai che le tariffe degli psicologi sono molto simili tra loro. Tuttavia, potresti desiderare conoscere i dettagli delle offerte. Il mio suggerimento è di utilizzare il criterio economico solo in seconda battuta.

Non vale la pena, a mio avviso, iniziare un percorso psicologico con delle perplessità rispetto al professionista per il solo vantaggio economico. Che si tratti di un incontro o di un percorso più lungo, concediti di starci bene!

Un esempio godereccio: se si desidera andare a cena fuori per un’occasione speciale e investire dei soldi per pagare un servizio di ristorazione, si sceglie quello che piace o quello che non convince del tutto?

Immagino che tu abbia pensato di scegliere un posto che ti piace per la tua occasione speciale. Se, poi, capita il caso in cui il ristorante che ti piace è anche accessibile economicamente… bingo! 🙂

Di certo non ti recheresti in un posto che non ti convince: stai festeggiando un’occasione speciale!

Allo stesso modo, per festeggiare l’occasione speciale di un incontro che vale la salute e il benessere di te e delle persone care, puoi prediligere uno psicologo che ti piaccia.

[Può interessarti anche: Come capiresti che ne è valsa la pena?]

Utile anche il passaparola

Io amo il passaparola! Ci sono due tipi di passaparola:

  1. Quelli tra professionisti
  2. Quelli tra clienti

Uno psicologo può essere suggerito da un medico o altro professionista della salute, nel caso in cui i due si conoscano e l’uno conosca il modo di lavorare dell’altro.

Oppure, uno psicologo può essere suggerito da un altro psicologo: può capitare quando il primo professionista conosce di persona il cliente e ha con lui/lei una relazione di qualche tipo (familiare, amico, collega di lavoro…) oppure quando, per motivi personali o legate alle aree di competenza professionale, preferisce non prendersi cura di quella particolare situazione di difficoltà.

Uno psicologo può essere suggerito anche da chi ci è stato e si è trovato bene. Questo è il passaparola classico, quello che esiste da sempre e vale per qualsiasi tipo di servizio.

Professionalmente, questo tipo di passaparola è molto gratificante! È importante, per me, sapere che il cliente è soddisfatto al punto da consigliare il mio servizio ad altri.

Recensioni

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Recentemente, si sta utilizzando il sistema passaparola anche sotto forma di recensioni. Le puoi trovare in alcuni portali dedicati di cui scrivevo poco sopra oppure nella pagina Facebook professionale dello psicologo.

Così come accade per alberghi e locali, per gli acquisiti online, per scegliere se comprare un libro o visitare un certo luogo, anche i professionisti possono essere segnalati agli utenti del web secondo un sistema di recensioni (da 0 a 5 stelline gialle, ad esempio, con una breve valutazione della propria esperienza). Leggere le recensioni può aiutarti a scegliere.

E, quindi, come caspita scelgo?

Ecco una sintesi.

  • Consulta online i profili dei professionisti dai portali dedicati: questo ti serve per conoscere più psicologi e poter operare un primo confronto e una prima scelta
  • Entra nel sito del professionista o dei professionisti che ti piacciono (lascia perdere se ti hanno detto – chi? – che sarebbe meglio un approccio al posto di un altro per la tua difficoltà! Scegli il professionista!)
  • Chiedi informazioni per acquisire fiducia e sentirti sicuro/a della scelta
  • Sbircia le recensioni, se ci sono.
  • Goditi il passaparola: chi ha avuto una buona esperienza desidera che tu ne faccia una altrettanto buona.
  • Scegli tu! La vita è la tua e tu conosci quello che stai provando e sentendo: fidati della tua valutazione.

E se sbaglio scelta?

Mettiamo in conto la possibilità che il professionista scelto, una volta incontrato, ti convinca meno di quello che era parso leggendone profilo e sito. Puoi esprimere le tue perplessità, sin dal primo incontro e valutare, insieme al professionista, se il suo servizio possa esserti utile oppure no. Inoltre, in qualsiasi momento, puoi sospendere e chiudere la terapia.

La mia opinione è che non sia tu ad aver sbagliato scelta: il professionista si è raccontato virtualmente in un modo che ti ha dato un’impressione diversa da quella vissuta di persona.

Può capitare: quel che conta è comunicarlo allo psicologo, con fiducia. Potrebbe essere l’occasione per scegliere un altro professionista, oppure – vi sorprenderò – per potenziare la buona riuscita del percorso.

Stai cercando uno psicologo o una psicologa e vuoi qualche altro suggerimento per scegliere quello che fa per te?

Puoi scrivermi a: fontanella.francesca@gmail.com

Coppia, intimità e canzoni terapeutiche

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Come anticipato qualche giorno fa, ecco il mio articolo su Lo Psicologo del Rock che racconta di coppia, intimità e musica!

Come migliorare l’intimità di coppia grazie alla Songtherapy

Sebbene l’immagine mostri una coppia uomo-donna… l’articolo è per tutte le coppie! 🙂

Buona lettura!

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Profumo di mandorla…Relazione di coppia, quarta e ultima puntata

Tu per chi tifi? Per la conquista del benessere o per la liberazione dal disagio?

 

tifosa
Flickr.com/Nazionale Calcio

Qualche settimana fa, un’indagine statistica volta a conoscere i bisogni psicologici della popolazione italiana ha identificato un interessante fattore: alcune persone preferiscono pensare all’equilibrio emotivo e cognitivo come ad una conquista, altri come ad una liberazione dagli elementi di difficoltà.

Il risultato è lo stesso, il punto di vista cambia!

Il risultato cercato e atteso è lo stesso: equilibrio emotivo e cognitivo, ossia il benessere psicologico e, per traslazione, psicofisico.

Il punto di vista, tuttavia, è diverso.

Chi pensa al risultato in termini di conquista inizia un percorso psicologico focalizzandosi in particolare sulla crescita personale, sull’autostima, sulla comunicazione e la conoscenza di sé.

Chi pensa al risultato in termini di liberazione dalla condizione di difficoltà, invece, inizia un percorso psicologico cercando strumenti e strategie per togliere ciò che suscita malessere.

Il percorso di conquista
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Flickr.com/Marina Balasini & Juan Montiel – Luz en la montana

Il percorso di conquista è volto a conoscere le proprie narrazioni automatiche e a crearne di alternative, a scoprire e riscoprire le risorse, a potenziare l’unicità individuale.

La persona sviluppa senso di autoefficacia – ossia la consapevolezza di poter vivere bene, grazie alle sue competenze -, equilibra l’autostima, si allena ad emozionarsi meglio e a comunicare in linea con i suoi valori.

Il percorso di liberazione

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Il percorso di liberazione è volto a conoscere e utilizzare strumenti di rilassamento e di regolazione emotiva, a sbloccare situazioni – ad esempio – di inibizione e conflitto, ad acquisire strategie per la gestione e il sollievo del dolore e per ridurre gli effetti psicosomatici.

La persona si libera del disagio e riacquista il benessere auspicato.

Il jukebox dello psicologo: i 4 risultati più richiesti
Jukebox
Flickr.com/phphoto2010 – Jukebox 01a

Secondo l’indagine di mercato, i 4 risultati più richiesti sono:

  • Felicità
  • Serenità
  • Sicurezza
  • Agio

La Serenità e la Sicurezza sono obiettivi desiderati, in particolare, da chi sceglie il percorso di conquista, mentre la Felicità e l’Agio sembrano essere maggiormente attesi da chi sceglie il percorso di liberazione.

Tu per chi tifi?

La tua preferenza va alla conquista o alla liberazione? O ad entrambe?

Nella mia esperienza clinica questi due percorsi e i risultati attesi non sono così distinti. Può capitare che una percorso si trasformi in un altro oppure, più spesso, che i due percorsi si intersechino.

Adoro, professionalmente, questa seconda opzione.

L’integrazione di conquista e liberazione accresce la possibilità di benessere, coniugando la conoscenza di strumenti per liberarsi di ciò che fa star male alla conoscenza di  strumenti per potenziare la propria unicità.È una chiave di benessere nel lungo termine.

Ti piacerebbe cominciare un percorso di conquista o di liberazione? O uno che integri entrambi?

Scrivimi la tua storia: fontanella.francesca@gmail.com

tifosa
Flickr.com/Nazionale Calcio

Fonte:

Indagine di mercato sulla psicologia professionale, ENPAP. Ricerca condotta da baba – Ricerche di mercato e analisi di scenario – www.babaconsulting.com

C’era una volta un re…Liberarsi dai pensieri negativi

pensieri

Pubblico questa storia su richiesta della protagonista. Ha risolto il suo problema in un incontro (succede, qualche volta) e desidera far sapere che è possibile farcela, anche quando le difficoltà sembrano non avere soluzione.

È una bella donna, sulla quarantina. Entra velocemente in studio e chiede dove possa accomodarsi. Va al dunque:

Ho pensieri continui e ripetitivi sullo stesso argomento. Non ne posso più!

Ricorda la filastrocca del re? C’era una volta un re, seduto sul sofà che disse alla sua serva: raccontami una storia! E la serva incominciò: c’era una volta un re…

Funziona esattamente così!

Pensieri ricorrenti, ansia e angoscia

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La donna – la chiameremo Vanna – racconta quello che molte persone nella sua situazione raccontano.

È come se non potessi liberarmi da questi pensieri! Occupano il mio tempo, mi fanno perdere la concentrazione al lavoro, prosciugano le mie energie e mi danno la sensazione di essere in trappola. Sono invadenti!

I pensieri ricorrenti sono spesso associati dalle persone a due emozioni: l’ansia e l’angoscia. Anche Vanna riconosce che i pensieri generano ansia perché vorrebbe avere una soluzione a portata di mano e, al contempo, non trovandola, prova angoscia e si sente in trappola.

I pensieri ricorrenti possono essere un sintomo d’ansia e, a loro volta, causare ansia. È il caso di Vanna. L’ansia di Vanna vuole che lei riprenda il controllo di un’area importante della sua vita e la sollecita alla ricerca di soluzioni. Il punto è che la soluzione non dipende dalla sola Vanna e che vi sono alcuni aspetti fuori dal suo controllo.

Questo porta il suo cervello a produrre pensieri e riflessioni per cercare una soluzione alternativa: non trovandola, il cervello entra in loop e insiste suscitando senso d’urgenza, ulteriore ansia e angoscia.

Cercare la soluzione tra le soluzioni

In linea con l’Approccio Centrato sulla Soluzione e la Terapia Narrativa, chiedo a Vanna di disegnare due insiemi su un foglio: un insieme contiene le difficoltà che Vanna sta vivendo nella sua vita e per le quali cerca una soluzione attraverso i pensieri ricorrenti; un insieme contiene le soluzioni.

Dove può prendere le soluzioni Vanna? Dall’insieme delle difficoltà o dall’insieme delle soluzioni?

Capisco: sino a che il mio rimuginio è fermo sul problema, non riuscirò a trovare una soluzione. Come faccio?

Non eliminare i pensieri, ma pensare in modo utile

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Il primo, essenziale passaggio, è scoprire il ruolo del rimuginio e dei pensieri ricorrenti (invadenti, come dice Vanna).

Quei pensieri, se fossero persone, cosa pensano di ottenere con la loro invadenza?

Vanna riflette che i pensieri invadenti vogliono essere notati e ci riescono benissimo! Si chiede la ragione per cui vogliano essere notati e esclama:

Sono tanti anni che vivo questa situazione! La ragione per cui i pensieri insistono e sono invadenti è che ora è arrivato il momento di dar loro ascolto! La situazione va cambiata, ma non è tutta in mano mia: quello che devo fare, la soluzione che posso prendere in questo momento è di parlarne e spiegare come vorrei cambiassero le cose.

Vanna gioca la prima fiche

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Vanna sceglie dall’insieme delle soluzioni una prima fiche e gioca il ‘parlare‘: la sua giocata funziona e il mittente del suo messaggio accoglie di buon grado le riflessioni e le proposte di Vanna che torna in studio a salutarmi, soddisfatta dei risultati ottenuti.

Certo, non sempre la prima fiche scelta è quella utile: per Vanna, però, è andata così.

Un grazie di cuore a Vanna (che non si chiama così, ma lei si sta riconoscendo) per aver permesso la condivisione di parte delle sue storie di vita e della sua narrazione.

Dott.ssa Francesca Fontanellapensieri

 

 

 

Come un uomo ha ricominciato a credere in se stesso: un albero, una storia-canzone e una sbirciatina al cielo azzurro

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Neil (nome di fantasia), è un uomo di 40 anni che non trova più stimoli nella sua vita: le vecchie passioni lo annoiano, le amicizie si sono allontanate e, mi dice: “Non ho uno straccio di relazione damore!”. Trascorre gran parte del suo tempo libero in casa, giocando con il computer e guardando la televisione.

“È una vita ridicola per un uomo giovane! Capisco che va fatto qualcosa, ma non so cosa! Non mi piace niente!”

Proprio niente?

Neil sta bene con se stesso durante le sue lunghe passeggiate nei boschi, l’unica attività che lo ha accompagnato in tutta la vita, sin da bambino, senza stancarlo. Osserva la natura e apprezza la serenità che gli trasmettono gli alberi:

“che stanno fermi e nessuno chiede loro niente! Vorrei essere un albero!”

Siamo partiti da qui. Abbiamo dedicato tre incontri alla creazione del suo “Albero della Vita” usando pennarelli colorati e pezzi di stoffa: l’albero diveniva via via più rigoglioso e Neil cominciò ad aggiungervi dettagli – fiori, frutti, un uccellino, farfalle …-. Secondo il modello della pratica narrativa, l’albero è stato impreziosita da contenuti importanti nella vita di Neil: le  origini, le attività preferite, le persone significative, i valori, i desideri…

“È un albero vitale!”

Neil trova la canzone giusta

Neil associa all’albero una canzone che gli ricorda la sua situazione di vita e sceglie Favola, di Eros Ramazzotti.

 

Neil riflette su queste parole del testo:

“[…] fu per scelta sua che si fermò, e stava lì a guardare la terra partorire fiori nuovi.”

“[…] Ho tutto il tempo per me, non ho più bisogno di nessuno”

Neil non vuole fermarsi a guardare il mondo e gli altri ‘partorire fiori nuovi’, vuole concedersi di agire e ricominciare a vivere. Ritiene, inoltre, di avere bisogno della compagnia di altri e di desiderare uscite con gli amici e la possibilità di conoscere persone nuove.

Neil coglie un suggerimento, anzi, due!

L’ascolto della canzone, offre  a Neil un duplice suggerimento, più o meno a questo punto:

“[…] ma un giorno passarono di lì due occhi di fanciulla, due occhi che avevano rubato al cielo un po’ della sua vernice. E sentì tremar la sua radice.”

Suggerimento 1 :L’azzurro

Suggerimento 2: L’amore

Neil comincia a lanciare più spesso sguardi verso l’azzurro del cielo -il suo colore preferito da sempre- acquista una maglietta turchese, organizza una gita al lago con vecchi amici, vuole conoscere nuove persone e trovare l’amore.

Il giro di boa

A metà estate, Neil si iscrive ad un corso di vela:

“Desidero l’aria sul viso, essere circondato dall’azzurro, sentire il sole sulla pelle.”

Neil ha ricominciato a vivere e a frequentare persone, tra cui diverse nuove conoscenze. Da qualche settimana, frequenta una ragazza, dagli occhi azzurri.

“Mi sento bene ed ora voglio vivere. Avevo paura: sono passato dalla paura di vivere alla gioia di vivere!”

Puoi fare anche tu un percorso simile! Hai mai pensato di concedertelo?

Dott.ssa Francesca Fontanellauomo_felice

 

Profumo di mandorla…Relazione di coppia, quarta e ultima puntata

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Oggi vi racconto una storia vera. Sarò sintetica, anche se in alcuni punti ci sarà la necessità di dilungarsi un po’. Si racconta un breve percorso di sostegno in cui si intrecciano Terapia Narrativa e Terapia Centrata sulla soluzione. L’articolo chiude una serie di 4 appuntamenti sulla Relazione di coppia (qui trovate il primo, il secondo, il terzo).

Tema di oggi: sessualità.

Premessa

R. e E. desiderano recuperare intimità nella coppia.

Vengono da un trasloco impegnativo che li ha portati a 1000 kilometri dal paese d’origine, dalla loro casa e dalle loro famiglie. La nuova vita, il nuovo lavoro di R. e i nuovi ritmi di E. hanno influenzato la sessualità della coppia che non ha avuto rapporti sessuali negli ultimi 3 mesi, eccetto un tentativo, poco appagante.

L’elemento comune

R.: “Non so, non mi piaccio e così mi passa la voglia! Il nuovo lavoro è stancante e la pelle, lo sguardo, la postura, ne stanno risentendo…”

E.: “I nuovi orari mi stancano e fatico a conciliarli con il tempo libero!”

R. ed E. scelgono, in accordo, di chiamare la causa della loro ridotta intimità ‘Stanchezza‘. Questa Stanchezza rende irritabile R., mentre, per E., è associata alla svogliatezza.

Cosa renderebbe più sopportabile la Stanchezza?

E. ritiene che la Stanchezza sarebbe più sopportabile se tornassero i sorrisi e l’entusiasmo di R.; R. ritiene che  la Stanchezza sarebbe più sopportabile se tornassero le idee e le iniziative di E. I due concordano nel riconoscere che la Sopresa potrebbe essere un antidoto alla Stanchezza. Di fatto, nella loro coppia, mancano Sopresa e stupore, meraviglia e fantasia.

Una sorpresa al giorno…mela

Si sceglie di fare un esperimento (sulla traccia di un’idea di Selekman): per una settimana, R. ed E. penseranno ad una piccola sopresa per l’altro, da nascondere in casa. Nessuno dei due saprà quali saranno le soprese nè dove si troveranno, entrambi hanno il compito di scovare le soprese dell’altro.

Dopo una settimana, R. ed E. arrivano divertiti e pronti a raccontare delle sorprese ricevute. Riferiscono che la componente Sorpresa ha influenzato positivamente la Stanchezza e che si sono concessi anche delle belle passeggiate.

Ma la sessualità continua a restare in secondo piano…

Non c’è stato desiderio sessuale, ma c’è stato desiderio di stare insieme. La coppia riflette sul fatto che questo è nuovo per lei e si chiede se possa significare che il loro amore ha superato la fase della passione. A questo pensiero la coppia si irrigidisce: R. ed E. temono la narrazione dominante per cui nella coppia rodata vi sia un raffreddamento nella passione e nella sessualità e associano il raffreddamento al tradimento. La paura che l’altro sia insoddisfatto e che tradisca è un freno inibitore ad una sessualità spontanea. Il raffreddamento crea paura, che crea raffreddamento.

Per entrambi, il raffreddamento è da associarsi al trasferimento: prima, ‘a casa’, calore e passione caratterizzavano la loro storia.

Prima quando? In che contesto?

La coppia rintraccia situazioni in cui la sessualità e la passione erano presenti e dopo qualche minuto si guarda negli occhi esclamando: “Profumo di mandorla!

R. ed E. concordano nel ritenere il profumo di mandorla uno degli elementi che favoriva la loro sessualità quando si trovavano nel paese d’origine.

La conclusione vien da sé…

R. ed E. hanno recuperato aromi ed essenze di mandorla e restituito profumo alla loro vita sessuale!

Dott.ssa Francesca Fontanellaalmond-989524_960_720

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