Quando una migrazione hosting ha risvolti… psico!

Migrazione Hosting: ti è mai capitato?

A me sì, per la prima volta, in questi 10 giorni. A prima vista tutto molto semplice: il nuovo luogo virtuale che ospita il sito accoglie la richiesta e dopo una serie di passaggi burocratici per la consegna del testimone, il tuo sito è online come prima, ma il server di riferimento è diverso.

Va be, facile! Facciamo?

Contatto chi sa fare questo lavoro, Marco e Enrica -perché sono dell’idea che a ognuno il suo lavoro, e per fortuna ho scelto così! – e scelgo anche di cogliere l’occasione per il rinnovo grafico del sito.

Da qui inizia un’avventura che mi ha fatto pensare al mio lavoro di psicologa e ai cambiamenti che vivono le persone che chiedono il mio supporto.

Che c’entra un cambio hosting con un cambiamento psicologico? 🤔

Eh, mi è passata per la mente questa associazione di idee e la metto qui, per chi potesse esserne interessato! 😉

Migrazione hosting vs migrazione dell’identità

In Terapia Narrativa, esiste una mappa operativa che si chiama Mappa della migrazione dell’identità. Nulla di mistico! Per migrazione dell’identità si intende un passaggio da una situazione a un’altra che produce un cambiamento (positivo) nel proprio modo di vedersi e considerarsi e nel modo in cui si considerano relazioni e eventi di vita.

La migrazione dell’identità e la migrazione hosting hanno in comune diversi aspetti, tra cui i possibili trabocchetti, gli ostacoli, gli impicci.

Vediamo questi passaggi, con poco rigore metodologico e un poco di ironia 🙂

Comincia la migrazione 

Chiedere il trasferimento al vecchio gestore per procedere.

Chiedere alla situazione problematica di lasciarti migrare verso la soluzione del problema.

Ostacolo 1

Qualcosa vincola il mio sito a restare lì, ancorato.

Qualcosa ti vincola a restare lì, con il problema poco amato.

Soluzione

Paziente conversazione chat per comprendere come uscire dall’impiccio. Preziosa collaborazione di Marco. Imparare nuove terminologie.

Conversazione con lo psicologo per comprendere come uscire dall’impiccio. Preziosa collaborazione tra te e lo psicologo. Impari nuove terminologie e nuovi punti di vista.

Ostacolo 2

Uscendo dall’impiccio così, allo sbaraglio, il sito va perduto.

Abbandonando il problema così, allo sbaraglio, qualcosa di te va perduto e potresti sentirti destabilizzato, non trovarti più.

Soluzione

Paziente conversazione chat per comprendere come non perdere il sito. Preziosa collaborazione di Marco.

Conversazione con lo psicologo per comprendere come produrre il cambiamento senza perdere te stesso/a.

Ostacolo 3

Backup… e meno male che lo abbiamo fatto! Dalla piattaforma il mio sito non è più visibile!

Oops! È capitato e ti sei perso/a di vista durante il cambiamento!

Soluzione

Paziente conversazione chat, blocco di link al sito per evitare alle persone di incappare in pagine vuote. Post su Facebook, per informare chi potrebbe essere interessato.

Conversazione con lo psicologo, condivisione di appunti, esercizi di scrittura e altri esercizi espressivi per lasciare traccia della situazione di partenza. Collaborazione e comunicazione con le persone care.

Ostacolo 4

Dopo la procedura standard, il vecchio gestore vuole lasciare  del tempo per ripensarci! I tempi si allungano!

Il problema si fa risentire. A un tratto, quando pareva andasse meglio, il problema si ripresenta.

Soluzione

Si sceglie di chiedere di intervenire subito. Preziosa collaborazione del mio compagno, che mi invita a insistere.

È il momento di insistere affinché il problema molli la presa su di te. Chiedi supporto a chi ti è vicino.

Ostacolo 5

Ehm… il backup non si carica sul nuovo hosting e non si sa perché! Questa faccenda dura più di 48 ore e Enrica e Marco in questo sono pre-zio-sis-si-mi.

Non ce la fai. Ti pareva di poter cambiare e stare bene, ma non ci riesci. Provi e riprovi e non senti di aver raggiunto il tuo risultato, che ti sembra lontano.

Soluzione

Respiro consapevole, attesa, accettazione emotiva, comunicazione del disappunto, a casaccio, a chi mi capita sotto tiro. Paziente sopportazione di Marco e del mio compagno.

Tu puoi fare di meglio. Bene la respirazione, l’accoglienza di ciò che provi, pure la comunicazione a casaccio. In questo momento, però, spremi lo psicologo. È lì per te.

E poi…

Sorpresa! Questa mattina al risveglio ricevo un messaggio su whatsapp che dice:

Il buongiorno si vede dal mattino 😎 vai un po’ sul sito!

Giubilo! Il sito è finalmente migrato! Ora ci mettiamo a farlo bello e a rinnovare il tutto, con i dettagli fashion che merita!

Sorpresa! Un giorno, a un tratto, noti di aver vissuto una qualunque esperienza quotidiana in modo completamente diverso dal solito!

Gioia! La migrazione è avvenuta! Ora puoi giocare a impreziosirla con i dettagli che desideri, ma il passaggio, quello tosto, è fatto.

Vuoi migrare hosting? Ti suggerisco Marco e Enrica!

Vuoi conoscere la mappa di migrazione dell’identità? Scrivimi a fontanella.francesca@gmail.com

 

Quando una migrazione hosting ha risvolti… psico!

Migrazione Hosting: ti è mai capitato?

A me sì, per la prima volta, in questi 10 giorni. A prima vista tutto molto semplice: il nuovo luogo virtuale che ospita il sito accoglie la richiesta e dopo una serie di passaggi burocratici per la consegna del testimone, il tuo sito è online come prima, ma il server di riferimento è diverso.

Va be, facile! Facciamo?

Contatto chi sa fare questo lavoro, Marco e Enrica -perché sono dell’idea che a ognuno il suo lavoro, e per fortuna ho scelto così! – e scelgo anche di cogliere l’occasione per il rinnovo grafico del sito.

Da qui inizia un’avventura che mi ha fatto pensare al mio lavoro di psicologa e ai cambiamenti che vivono le persone che chiedono il mio supporto.

Che c’entra un cambio hosting con un cambiamento psicologico? 🤔

Eh, mi è passata per la mente questa associazione di idee e la metto qui, per chi potesse esserne interessato! 😉

Migrazione hosting vs migrazione dell’identità

In Terapia Narrativa, esiste una mappa operativa che si chiama Mappa della migrazione dell’identità. Nulla di mistico! Per migrazione dell’identità si intende un passaggio da una situazione a un’altra che produce un cambiamento (positivo) nel proprio modo di vedersi e considerarsi e nel modo in cui si considerano relazioni e eventi di vita.

La migrazione dell’identità e la migrazione hosting hanno in comune diversi aspetti, tra cui i possibili trabocchetti, gli ostacoli, gli impicci.

Vediamo questi passaggi, con poco rigore metodologico e un poco di ironia 🙂

Comincia la migrazione 

Chiedere il trasferimento al vecchio gestore per procedere.

Chiedere alla situazione problematica di lasciarti migrare verso la soluzione del problema.

Ostacolo 1

Qualcosa vincola il mio sito a restare lì, ancorato.

Qualcosa ti vincola a restare lì, con il problema poco amato.

Soluzione

Paziente conversazione chat per comprendere come uscire dall’impiccio. Preziosa collaborazione di Marco. Imparare nuove terminologie.

Conversazione con lo psicologo per comprendere come uscire dall’impiccio. Preziosa collaborazione tra te e lo psicologo. Impari nuove terminologie e nuovi punti di vista.

Ostacolo 2

Uscendo dall’impiccio così, allo sbaraglio, il sito va perduto.

Abbandonando il problema così, allo sbaraglio, qualcosa di te va perduto e potresti sentirti destabilizzato, non trovarti più.

Soluzione

Paziente conversazione chat per comprendere come non perdere il sito. Preziosa collaborazione di Marco.

Conversazione con lo psicologo per comprendere come produrre il cambiamento senza perdere te stesso/a.

Ostacolo 3

Backup… e meno male che lo abbiamo fatto! Dalla piattaforma il mio sito non è più visibile!

Oops! È capitato e ti sei perso/a di vista durante il cambiamento!

Soluzione

Paziente conversazione chat, blocco di link al sito per evitare alle persone di incappare in pagine vuote. Post su Facebook, per informare chi potrebbe essere interessato.

Conversazione con lo psicologo, condivisione di appunti, esercizi di scrittura e altri esercizi espressivi per lasciare traccia della situazione di partenza. Collaborazione e comunicazione con le persone care.

Ostacolo 4

Dopo la procedura standard, il vecchio gestore vuole lasciare  del tempo per ripensarci! I tempi si allungano!

Il problema si fa risentire. A un tratto, quando pareva andasse meglio, il problema si ripresenta.

Soluzione

Si sceglie di chiedere di intervenire subito. Preziosa collaborazione del mio compagno, che mi invita a insistere.

È il momento di insistere affinché il problema molli la presa su di te. Chiedi supporto a chi ti è vicino.

Ostacolo 5

Ehm… il backup non si carica sul nuovo hosting e non si sa perché! Questa faccenda dura più di 48 ore e Enrica e Marco in questo sono pre-zio-sis-si-mi.

Non ce la fai. Ti pareva di poter cambiare e stare bene, ma non ci riesci. Provi e riprovi e non senti di aver raggiunto il tuo risultato, che ti sembra lontano.

Soluzione

Respiro consapevole, attesa, accettazione emotiva, comunicazione del disappunto, a casaccio, a chi mi capita sotto tiro. Paziente sopportazione di Marco e del mio compagno.

Tu puoi fare di meglio. Bene la respirazione, l’accoglienza di ciò che provi, pure la comunicazione a casaccio. In questo momento, però, spremi lo psicologo. È lì per te.

E poi…

Sorpresa! Questa mattina al risveglio ricevo un messaggio su whatsapp che dice:

Il buongiorno si vede dal mattino 😎 vai un po’ sul sito!

Giubilo! Il sito è finalmente migrato! Ora ci mettiamo a farlo bello e a rinnovare il tutto, con i dettagli fashion che merita!

Sorpresa! Un giorno, a un tratto, noti di aver vissuto una qualunque esperienza quotidiana in modo completamente diverso dal solito!

Gioia! La migrazione è avvenuta! Ora puoi giocare a impreziosirla con i dettagli che desideri, ma il passaggio, quello tosto, è fatto.

Vuoi migrare hosting? Ti suggerisco Marco e Enrica!

Vuoi conoscere la mappa di migrazione dell’identità? Scrivimi a fontanella.francesca@gmail.com

 

Cosa hai fatto di buono oggi?

La domanda della sera aiuta a liberare dopamina e serotonina e, ora, anche a scoprire qualcosa di nuovo.

Di buono, di bello, di piacevole – scegli tu – … cosa hai fatto oggi?

La domanda della sera

cosa hai fatto di buono oggi _la domanda della sera

Molti approcci psicologici -e non- suggeriscono di porsi questa domanda, la sera.

Cosa ho fatto di buono oggi?

L’obiettivo è portare l’attenzione su qualcosa di positivo della propria giornata per liberare dopamina e serotonina, due neurotrasmettitori che hanno a che fare con soddisfazione, piacere, gratifica, obiettivi raggiunti, sensazione di avere valore.

Alcuni suggeriscono di tenere sul comodino un quaderno su cui scrivere alcune righe per ricordare e, in qualche modo, celebrare, l’evento positivo o meglio riuscito della giornata.

Un’idea in più

La domanda della sera può essere usata anche per scoprire qualcosa in più rispetto alle proprie risorse e competenze e rispetto ai valori che guidano la propria vita.

Ho idea che le cose si imparino meglio facendole quindi, per mostrarti questo utilizzo della domanda della sera, ti propongo un esercizio. Puoi farlo anche se la giornata di oggi non è stata un granché o se ti pare di non aver combinato nulla di buono (bello, piacevole…).

L’esercizio

fai una prova

Primo passo

Ripercorri con il pensiero la tua giornata e identifica un momento in cui hai detto o fatto qualcosa che ti sembra ben detto o ben fatto.

Esempi:

  • Ti sei ricordato/a di dire a un familiare di passare a fare la spesa e prendere il dentifricio;
  • Hai saputo finire la relazione in tempo per la riunione;
  • Hai fatto una flessione in più di ieri;
  • Hai preparato una torta favolosa;
  • Hai chiacchierato 10 minuti con la vicina di casa;
  • Hai letto due pagine di quel libro che vorresti finire;

Come vedi, il menu è variegato: puoi trovare qualsiasi tipo di evento durante la giornata che ti faccia dire “Ok, bene!”

Il trucchetto è non avere pretese e sapersi premiare per ciò che si è fatto.

Secondo passo

Nota cosa ti è stato di aiuto per fare o dire quello che hai fatto o detto.

Esempi:

  • Contesto, ambiente
  • Persone presenti o non presenti
  • Clima
  • Tempo a disposizione
  • Stato di salute

Terzo passo

Chiediti qual è stato il tuo contributo, ossia quali competenze e caratteristiche ti sono servite per farcela.

Esempi:

  • Pazienza
  • Coraggio
  • Capacità di leggere in fretta
  • Concentrazione

Quarto passo

Chiudi in bellezza con una domanda- proposito:

Come posso usare queste informazioni per vivere al meglio la giornata di domani o quella situazione difficile che mi aspetta?

A quel punto non ti resta che applicare!

Hai provato l’esercizio e vuoi condividere le tue riflessioni?

Hai provato l’esercizio e vuoi saperne di più?

In entrambi casi, puoi scrivere a fontanella.francesca@gmail.com

oppure puoi usare il modulo di contatto:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cosa ho portato con me dalle mie vacanze…

Quest’anno, al rientro dalle vacanze, mi porto a casa tra fotografie, prodotti tipici e ricordi, l’incontro con un artista e con il suo tempo.

Martedì 4 luglio sono rientrata dalle vacanze. Splendida settimana di relax, bei luoghi e buon cibo e, come mi è solito, tanta curiosità nel vedere persone nuove e scoprire abitudini nuove.

[Immagine di copertina tratta da italiamagazineonline.it]

Tra ricordi, fotografie e souvenirs gastronomici…

Quando torno dalle vacanze mi porto a casa fotografie, buoni prodotti tipici da godere al rientro e tanti ricordi. Mi porto a casa, spesso, anche qualche spunto di riflessione, frequentemente suscitatomi dall’osservazione degli altri.

Lo spunto di riflessione di quest’anno…

Il tempo. Il tempo da dare e il tempo da ricevere. Il tempo vissuto e quello che scappa. Il tempo che non passa mai e quello che, ops, è già passato?

Il tempo in cui si incontra la vita e il tempo in cui si incontra la morte. Sarà che recentemente questo tema mi è stato riproposto  altre 3 volte.

#Volta 1

Un collega, durante un’esercitazione pratica, dice:

Dalla vita, lo sai, si dice che non se ne esca vivi…

#Volta 2

Rileggendo uno dei miei clinici preferiti, Irvin Yalom, incontro la frase:il dono della terapia

Eppure esistono molte buone ragioni per cui affrontare  [il tema de] la morte nel corso della terapia. In primo luogo è un ‘esplorazione profonda e esaustiva del corso e del significato della vita.

Da “Il dono della terapia”

#Volta 3

Ho condiviso con due care persone il seguente passaggio tratto da un libro di Jostein Gaarder: La ragazza delle arance.la ragazza delle arance

Dissi:”Immagina di trovarti sulla soglia di questa favola, in un momento imprecisato di miliardi di anni fa, quando tutto fu creato. Avevi la possibilità di scegliere se un giorno avresti voluto nascere e vivere su questo pianeta. Non avresti saputo quando saresti vissuto e non avresti saputo neppure per quanto tempo saresti potuto rimanere qui, ma non si trattava comunque che più di qualche anno. Avresti solo saputo che, se avessi scelto di venire al mondo un giorno, quando i tempi fossero stati maturi, come si dice, allora un giorno avresti anche dovuto staccarti da esso e lasciare tutto dietro di te. Forse questo ti avrebbe ferito violentemente, poiché molte persone pensano che la vita sia così meravigliosa che vengono le lacrime agli occhi al solo pensiero che un giorno debba finire. Può essere tutto così bello qui, che fa un male terribile pensare che prima o poi non ci saranno più altri giorni da vivere.”

[…]
Te lo chiedo di nuovo. Cosa avresti scelto? Avresti scelto di vivere per un breve
momento sulla terra, per poi, dopo pochi anni, venire strappato da tutto quanto e non
tornare mai più? Avresti rifiutato? Hai solo queste due alternative. Perché queste sono
le regole. Se scegli di vivere, scegli anche di morire. Ma ora promettimi che ti prenderai
il tempo necessario per riflettere bene prima di rispondere.

[…]
Devo essere onesto con te, Georg. Io stesso avrei rifiutato l’offerta di una visita
panoramica fulminea della grande favola[..]. Lo ammetto. E se la pensi come me, mi
sento in colpa per quanto ho contribuito a mettere in moto. Mi sono lasciato sedurre
dalla Ragazza delle arance, mi sono lasciato tentare dall’amore, mi sono lasciato
adescare dall’idea di avere un bambino. Ora arrivano la rabbia e il bisogno di
conciliazione. Ho fatto qualcosa di sbagliato? penso. La domanda pesa come un
cruento conflitto all’interno della propria coscienza. Poi arriva anche il bisogno di fare
ordine dentro di sé. […] Ma, Georg, se tu ora rispondi che nonostante tutto avresti
scelto di vivere, anche se solo per un breve momento, allora in fondo io non ho il diritto
di desiderare di non essere nato. Così si arriva almeno a un pareggio, cosi i fattori si
possono annullare.”

#Volta 4, in vacanza

Ho incontrato un artista – che non cito per questioni di privacy – che ha saputo mostrare a me e al mio compagno, la disponibilità a vivere il tempo e stare nel tempo, per quello che dura.

Ci ha dedicato tempo, sa usare il tempo, gode del tempo, sta in silenzio nel tempo, per ogni cosa ci vuole il suo tempo, il tempo finisce, il tempo dura quel che dura…

Mica una novità!

Eppure non lo avevo mai visto fare con tanta naturalezza. Lo ho già visto ostentare, lo ho sentito narrare, ho visto lo sforzo di riuscirvi, ma non avevo mai visto farlo così, semplicemente: stare nel tempo e basta, come fosse un carissimo amico con cui si può sorseggiare un aperitivo in silenzio.

E quando finirà, finirà!

I progetti di vita che mi stimola questo incontro

Ho usato la parola progetti, che fa tanto “grande obiettivo”, in realtà… i progetti a cui mi riferisco, sono piccole azioni. Perché una scala si sale a gradini.

Ecco alcuni gradini:

  • Scrivere un nuovo libro
  • Ascoltare suoni e rumori
  • Sorridere quando cade un bicchiere e va in frantumi
  • Cucire nuove tende per la mia casa
  • Cucinare piatti con pochi ingredienti
  • Qualche volta, fare una videochiamata con whatsapp anzichè mandare un messaggio vocale
  • Scattare una fotografia anche se viene brutta
  • Ogni giorno, chiedere a chi mi è caro e chiedermi come posso rendere migliore la giornata

Ho cominciato subito, appena rientrata dalle vacanze e, sì, sto continuando! 🙂

Anche tu hai imparato qualcosa durante le vacanze? Se ti va, condividilo qui sotto! Può essere utile ad altri!

 

 

 

 

 

Psico-Recensione: Famiglia all’improvviso

Una breve recensione di un film al cinema in queste settimane: Famiglia all’improvviso.

Sabato sera ho visto un film, al cinema: Famiglia all’improvviso, del regista parigino Hugo Gélin. Ho pensato di farne una psico-recensione, sperando di stare alla larga da antipatici effetti spoiler!

Recensisco perché…

famigliaallimprovviso_manifesto_web

Ho scelto di fare una psico-recensione a questo film per 3 motivi:

  1. Offre una rappresentazione della vita come spazio-tempo ricco di emozioni
  2. Descrive un modo bello – per me – di fare il genitore
  3. Ammette la possibilità che i lieti fine non siano lieti fine e che un finale non lieto possa portare con sé anche una parte lieta (un discorso così bello intrecciato non ve lo ho mai fatto vero?)

Probabilmente finirò con l’intingere questo articolo in una colata di melassa. Non è il mio stile, ma ogni tanto ci sta che ci si lasci andare ai sentimentalismi! 😉

Spazio-tempo emotivo (come se non ci fosse un domani)

Sin dall’inizio del film ci si trova in un tourbillon emotivo: stupore, sdegno, gioia, euforia, paura, rabbia, tristezza, dolore, senso di ingiustizia, senso di impotenza, gratitudine…

I personaggi della storia e gli spettatori vivono la legittimità di provare emozioni diverse, anche “contrastanti” e di farne buon uso per concedersi una vita piena.

Rapidamente le scene passano da un’emozione all’altra e raccontano, ad esempio, l’esperienza di usare la rabbia per reagire al dolore e di usare la tenerezza per affrontare la paura.

Si narra anche di rese e di riscatti, di amore e di coraggio, di sacrificio e sensi di colpa. Un mix di tutto rispetto che fa onore a ciò che accade nella vita.

Un genitore che dona vita

Il genitore che si incontra con questo film è un genitore vivace, disponibile, creativo, generoso, apparentemente poco apprensivo, eppure attento – attentissimo -.

Sa prendersi cura, sa essere disimpegnato; sa essere ardentemente impegnato; sa mentire per amore; sa usare la sincerità per amore.

Mi piace vedere questo modello di genitorialità perché porta con sé vitalità che, a ben vedere, è un altro modo di donare la vita.

Lieto fine, finale non lieto, chissà!

Qui sono in allarme spoiler quindi dico solo che, quando è finito il film non mi era chiaro quante emozioni stessi provando e così è capitato a chi era con me.

Non so quale parola userete voi per riassumere la trama del film: io scelgo Vita.

Istruzioni non incluse.

[Per chi ha già visto il film, penso potrebbe essere utile collegare la conclusione  a questo articolo oppure a questo.]

 

Cambiare un ricordo di una ventina di anni fa…

Un ricordo di vent’anni fa, per curiosare nella mia vita e tirarne fuori una sopresa.

Capita così, sono sul divano e sto cancellando con una gomma una scritta a matita sull’agenda. Lo faccio con cura, in una sola direzione, per non rischiare di strappare la pagina e arriva il ricordo, di una ventina di anni fa…

Quando arriva una richiesta che fa sentire speciali

Torniamo indietro di questa ventina d’anni, quindi. Mi vedo con i capelli un poco crespi, occhiali di metallo e un abbigliamento casual(e) – molto casual(e).

Al termine di un compito di latino, quando avevo finito e guardavo il vuoto aspettando esausta lo scadere del tempo, il professore richiamò la mia attenzione:

Franceschina [abitudine del professore chiamarci con i diminutivi, non prendetevela con me!], vieni un attimo da me per favore. Ho un compito da darti.

Certo, arrivo! [Mi dava un non so che di prestigioso questa richiesta inattesa e forte era la curiosità del compito che immaginavo parimenti prestigioso e nobilitante agli occhi degli altri]

Quando la richiesta suscita delusione

Avvicinatami alla cattedra, il professore estrasse dalla sua borsa un tomo spesso, ben rilegato. Lo aprì e mi mostrò la filigrana, i caratteri greci ben stampati, accarezzando le pagine. Non posso dirvi di aver apprezzato, ma posso dire che capivo che il professore apprezzava.

Ora ti mostro quale compito desidero tu svolga per me.

Sussurrò il professore.

Penso che questo sussurro abbia contribuito al fraintendimento e a farmi pensare vi fosse qualcosa di segreto e particolarmente esclusivo nel compito che stavo per affrontare.

Il professore prese una gomma nuova di zecca da un astuccio e mi disse:

Allora Franceschina… la gomma è perfettamente bianca, quindi dovrebbe facilitarti le cose. Purtroppo ho fatto delle sottolineature a matita in questo libro che non merita questo trattamento.

Ti chiedo questo: sfoglia le pagine, una a una con delicatezza – la vedi la filigrana! – e dove vi sono segni a matita cancellali.

Un’accortezza: quando cancelli, fai il movimento solo in una direzione altrimenti rischi di stropicciare o strappare la carta e… la vedi che filigrana è!

Tieni, prova!

Mi passò la gomma e io, diligentemente sebbene presa da una specie di imbarazzo, mostrai di saper cancellare muovendo il polso in una sola direzione.

Soddisfatto, il professore mi diede il suo tomone – immenso -, la gomma e io andai al mio posto.

Qualcuno rise, qualcuno simpatizzò con me per il compito “ingrato”.

Dal canto mio, ahimè, pensai di valere poco e di essere buona solo per cancellare qualche segno da un libro.

Vent’anni dopo…

Vent’anni dopo, mentre cancello, sulla mia agenda, una scritta in matita, ricordo l’episodio che, a dirla tutta, ora mi sembra raccontare una storia diversa.

  1. So cancellare senza rovinare una pagina
  2. Per farlo serve un certo livello di cura, pazienza
  3. Farlo su un tomo richiede ancora più pazienza
  4. Farlo su un tomo prezioso richiede ancora più cura
  5. Il professore si fidò di me

A guardare bene, il ricordo cambia!

E così, a distanza di vent’anni, riconosco nell’adolescente con gli occhiali di metallo e il look casual(e), alcune caratteristiche che mi accompagnano tutt’ora, anche nel mio lavoro: cura, pazienza, affidabilità.

Alla fine, quello, è un bel ricordo!

Hai un ricordo da raccontare?

Scrivilo qui sotto oppure puoi raccontarmene la storia per mail: fontanella.francesca@gmail.com

Psicologia quotidiana: come fare bene la pausa caffè

Una psico-idea per fare bene le tue pause e riprendere le attività con energia e entusiasmo.

Molti lettori mi hanno chiesto di dedicare spazio alla quotidianità. Ho pensato alla pausa caffè: che tu beva il caffè, un tè o mangi uno yogurt, con questo articolo desidero aiutarti a fare bene le tue pause.

Cosa non ti dirò

Non ti dirò di allontanarti da pc e cellulare, di impegnarti in una conversazione distraente, di fare due passi.

La ragione per cui non dirò queste cose è che: un supporto informatico potrebbe esserti utile; le conversazioni non possono essere distraenti a comando; è possibile che tu non possa assentarti dal lavoro qualche minuto per sgranchire le gambe.

Qui ci tengo a darti un’idea per una pausa caffè accessibile e diversa, che ti faccia stare bene e recuperare energie, davvero.

Materiale occorrente

  • Smartphone o altro supporto portatile (+ cuffie)
  • Caffè, tè o altra bevanda/cibo
  • Un bicchiere d’acqua
  • Te stesso/a

Ora facciamo le prove generali, quindi procurati il necessario: hai tutto?

Pausa caffè: ciak, si prova

pausa-caffe

#Scena 1: Ora della pausa. Come ti ha trattato questa parte della giornata? Hai bisogno di rilassarti, di ridere, di muoverti?

Concentrati bene, la prima risposta che ti viene è quella giusta.

Mentre ci pensi, prendi il caffè, il tè o quello che sei solito prendere e non consumarlo, aspetta. Ti sei risposta/o?

#Scena 2: Mettiamo che tu ti sia detto/a che hai bisogno di muoverti. Prendi lo Smartphone e scegli una canzone che ti faccia pensare al movimento. Io, oggi, ti propongo questa, di Sam Cooke:

#Scena 3: Mentre ascolti questo brano, sorseggia il tuò caffè (o quant’altro tu abbia scelto per la tua pausa) e concentrati sulle belle sensazioni che ti offrono, insieme, la musica e il sapore, l’aroma, il calore… respira lentamente e goditi l’atmosfera di positività.

#Scena 4: Quandò sarà finita la canzone, consolida queste sensazioni con un rituale utile: bevi un bicchiere d’acqua e immagina di bere, insieme all’acqua, tutta la positività appena evocata, in un gesto di idratazione del tono dell’umore, dell’entusiamo e della motivazione a fare.

Hai appena goduto di 5 minuti di positività!

Stai pensando che ti sembrano pochi?

Pensa che di solito ti dici che non hai tempo per la pausa caffè! Che 5 minuti sono molti da ritagliare!

Ebbene, se sei riuscito/a a trovare questi 5 minuti tutti per te, ti sei appena fatto un dono prezioso. Il tuo organismo ringrazia.

[Ti può interessare anche Un bar, un latte macchiato e Morricone]

Fai diventare virale la tua pausa caffè

Condividi la tua esperienza con i colleghi e i familiari, fai provare anche a loro questo tipo di pausa caffè!

E, se ti va, fammi sapere quali canzoni preferisci per la tua pausa!

Scrivimi a: fontanella.francesca@gmail.com