Quando una migrazione hosting ha risvolti… psico!

Migrazione Hosting: ti è mai capitato?

A me sì, per la prima volta, in questi 10 giorni. A prima vista tutto molto semplice: il nuovo luogo virtuale che ospita il sito accoglie la richiesta e dopo una serie di passaggi burocratici per la consegna del testimone, il tuo sito è online come prima, ma il server di riferimento è diverso.

Va be, facile! Facciamo?

Contatto chi sa fare questo lavoro, Marco e Enrica -perché sono dell’idea che a ognuno il suo lavoro, e per fortuna ho scelto così! – e scelgo anche di cogliere l’occasione per il rinnovo grafico del sito.

Da qui inizia un’avventura che mi ha fatto pensare al mio lavoro di psicologa e ai cambiamenti che vivono le persone che chiedono il mio supporto.

Che c’entra un cambio hosting con un cambiamento psicologico? 🤔

Eh, mi è passata per la mente questa associazione di idee e la metto qui, per chi potesse esserne interessato! 😉

Migrazione hosting vs migrazione dell’identità

In Terapia Narrativa, esiste una mappa operativa che si chiama Mappa della migrazione dell’identità. Nulla di mistico! Per migrazione dell’identità si intende un passaggio da una situazione a un’altra che produce un cambiamento (positivo) nel proprio modo di vedersi e considerarsi e nel modo in cui si considerano relazioni e eventi di vita.

La migrazione dell’identità e la migrazione hosting hanno in comune diversi aspetti, tra cui i possibili trabocchetti, gli ostacoli, gli impicci.

Vediamo questi passaggi, con poco rigore metodologico e un poco di ironia 🙂

Comincia la migrazione 

Chiedere il trasferimento al vecchio gestore per procedere.

Chiedere alla situazione problematica di lasciarti migrare verso la soluzione del problema.

Ostacolo 1

Qualcosa vincola il mio sito a restare lì, ancorato.

Qualcosa ti vincola a restare lì, con il problema poco amato.

Soluzione

Paziente conversazione chat per comprendere come uscire dall’impiccio. Preziosa collaborazione di Marco. Imparare nuove terminologie.

Conversazione con lo psicologo per comprendere come uscire dall’impiccio. Preziosa collaborazione tra te e lo psicologo. Impari nuove terminologie e nuovi punti di vista.

Ostacolo 2

Uscendo dall’impiccio così, allo sbaraglio, il sito va perduto.

Abbandonando il problema così, allo sbaraglio, qualcosa di te va perduto e potresti sentirti destabilizzato, non trovarti più.

Soluzione

Paziente conversazione chat per comprendere come non perdere il sito. Preziosa collaborazione di Marco.

Conversazione con lo psicologo per comprendere come produrre il cambiamento senza perdere te stesso/a.

Ostacolo 3

Backup… e meno male che lo abbiamo fatto! Dalla piattaforma il mio sito non è più visibile!

Oops! È capitato e ti sei perso/a di vista durante il cambiamento!

Soluzione

Paziente conversazione chat, blocco di link al sito per evitare alle persone di incappare in pagine vuote. Post su Facebook, per informare chi potrebbe essere interessato.

Conversazione con lo psicologo, condivisione di appunti, esercizi di scrittura e altri esercizi espressivi per lasciare traccia della situazione di partenza. Collaborazione e comunicazione con le persone care.

Ostacolo 4

Dopo la procedura standard, il vecchio gestore vuole lasciare  del tempo per ripensarci! I tempi si allungano!

Il problema si fa risentire. A un tratto, quando pareva andasse meglio, il problema si ripresenta.

Soluzione

Si sceglie di chiedere di intervenire subito. Preziosa collaborazione del mio compagno, che mi invita a insistere.

È il momento di insistere affinché il problema molli la presa su di te. Chiedi supporto a chi ti è vicino.

Ostacolo 5

Ehm… il backup non si carica sul nuovo hosting e non si sa perché! Questa faccenda dura più di 48 ore e Enrica e Marco in questo sono pre-zio-sis-si-mi.

Non ce la fai. Ti pareva di poter cambiare e stare bene, ma non ci riesci. Provi e riprovi e non senti di aver raggiunto il tuo risultato, che ti sembra lontano.

Soluzione

Respiro consapevole, attesa, accettazione emotiva, comunicazione del disappunto, a casaccio, a chi mi capita sotto tiro. Paziente sopportazione di Marco e del mio compagno.

Tu puoi fare di meglio. Bene la respirazione, l’accoglienza di ciò che provi, pure la comunicazione a casaccio. In questo momento, però, spremi lo psicologo. È lì per te.

E poi…

Sorpresa! Questa mattina al risveglio ricevo un messaggio su whatsapp che dice:

Il buongiorno si vede dal mattino 😎 vai un po’ sul sito!

Giubilo! Il sito è finalmente migrato! Ora ci mettiamo a farlo bello e a rinnovare il tutto, con i dettagli fashion che merita!

Sorpresa! Un giorno, a un tratto, noti di aver vissuto una qualunque esperienza quotidiana in modo completamente diverso dal solito!

Gioia! La migrazione è avvenuta! Ora puoi giocare a impreziosirla con i dettagli che desideri, ma il passaggio, quello tosto, è fatto.

Vuoi migrare hosting? Ti suggerisco Marco e Enrica!

Vuoi conoscere la mappa di migrazione dell’identità? Scrivimi a fontanella.francesca@gmail.com

 

Quando una migrazione hosting ha risvolti… psico!

Migrazione Hosting: ti è mai capitato?

A me sì, per la prima volta, in questi 10 giorni. A prima vista tutto molto semplice: il nuovo luogo virtuale che ospita il sito accoglie la richiesta e dopo una serie di passaggi burocratici per la consegna del testimone, il tuo sito è online come prima, ma il server di riferimento è diverso.

Va be, facile! Facciamo?

Contatto chi sa fare questo lavoro, Marco e Enrica -perché sono dell’idea che a ognuno il suo lavoro, e per fortuna ho scelto così! – e scelgo anche di cogliere l’occasione per il rinnovo grafico del sito.

Da qui inizia un’avventura che mi ha fatto pensare al mio lavoro di psicologa e ai cambiamenti che vivono le persone che chiedono il mio supporto.

Che c’entra un cambio hosting con un cambiamento psicologico? 🤔

Eh, mi è passata per la mente questa associazione di idee e la metto qui, per chi potesse esserne interessato! 😉

Migrazione hosting vs migrazione dell’identità

In Terapia Narrativa, esiste una mappa operativa che si chiama Mappa della migrazione dell’identità. Nulla di mistico! Per migrazione dell’identità si intende un passaggio da una situazione a un’altra che produce un cambiamento (positivo) nel proprio modo di vedersi e considerarsi e nel modo in cui si considerano relazioni e eventi di vita.

La migrazione dell’identità e la migrazione hosting hanno in comune diversi aspetti, tra cui i possibili trabocchetti, gli ostacoli, gli impicci.

Vediamo questi passaggi, con poco rigore metodologico e un poco di ironia 🙂

Comincia la migrazione 

Chiedere il trasferimento al vecchio gestore per procedere.

Chiedere alla situazione problematica di lasciarti migrare verso la soluzione del problema.

Ostacolo 1

Qualcosa vincola il mio sito a restare lì, ancorato.

Qualcosa ti vincola a restare lì, con il problema poco amato.

Soluzione

Paziente conversazione chat per comprendere come uscire dall’impiccio. Preziosa collaborazione di Marco. Imparare nuove terminologie.

Conversazione con lo psicologo per comprendere come uscire dall’impiccio. Preziosa collaborazione tra te e lo psicologo. Impari nuove terminologie e nuovi punti di vista.

Ostacolo 2

Uscendo dall’impiccio così, allo sbaraglio, il sito va perduto.

Abbandonando il problema così, allo sbaraglio, qualcosa di te va perduto e potresti sentirti destabilizzato, non trovarti più.

Soluzione

Paziente conversazione chat per comprendere come non perdere il sito. Preziosa collaborazione di Marco.

Conversazione con lo psicologo per comprendere come produrre il cambiamento senza perdere te stesso/a.

Ostacolo 3

Backup… e meno male che lo abbiamo fatto! Dalla piattaforma il mio sito non è più visibile!

Oops! È capitato e ti sei perso/a di vista durante il cambiamento!

Soluzione

Paziente conversazione chat, blocco di link al sito per evitare alle persone di incappare in pagine vuote. Post su Facebook, per informare chi potrebbe essere interessato.

Conversazione con lo psicologo, condivisione di appunti, esercizi di scrittura e altri esercizi espressivi per lasciare traccia della situazione di partenza. Collaborazione e comunicazione con le persone care.

Ostacolo 4

Dopo la procedura standard, il vecchio gestore vuole lasciare  del tempo per ripensarci! I tempi si allungano!

Il problema si fa risentire. A un tratto, quando pareva andasse meglio, il problema si ripresenta.

Soluzione

Si sceglie di chiedere di intervenire subito. Preziosa collaborazione del mio compagno, che mi invita a insistere.

È il momento di insistere affinché il problema molli la presa su di te. Chiedi supporto a chi ti è vicino.

Ostacolo 5

Ehm… il backup non si carica sul nuovo hosting e non si sa perché! Questa faccenda dura più di 48 ore e Enrica e Marco in questo sono pre-zio-sis-si-mi.

Non ce la fai. Ti pareva di poter cambiare e stare bene, ma non ci riesci. Provi e riprovi e non senti di aver raggiunto il tuo risultato, che ti sembra lontano.

Soluzione

Respiro consapevole, attesa, accettazione emotiva, comunicazione del disappunto, a casaccio, a chi mi capita sotto tiro. Paziente sopportazione di Marco e del mio compagno.

Tu puoi fare di meglio. Bene la respirazione, l’accoglienza di ciò che provi, pure la comunicazione a casaccio. In questo momento, però, spremi lo psicologo. È lì per te.

E poi…

Sorpresa! Questa mattina al risveglio ricevo un messaggio su whatsapp che dice:

Il buongiorno si vede dal mattino 😎 vai un po’ sul sito!

Giubilo! Il sito è finalmente migrato! Ora ci mettiamo a farlo bello e a rinnovare il tutto, con i dettagli fashion che merita!

Sorpresa! Un giorno, a un tratto, noti di aver vissuto una qualunque esperienza quotidiana in modo completamente diverso dal solito!

Gioia! La migrazione è avvenuta! Ora puoi giocare a impreziosirla con i dettagli che desideri, ma il passaggio, quello tosto, è fatto.

Vuoi migrare hosting? Ti suggerisco Marco e Enrica!

Vuoi conoscere la mappa di migrazione dell’identità? Scrivimi a fontanella.francesca@gmail.com

 

Cosa hai fatto di buono oggi?

La domanda della sera aiuta a liberare dopamina e serotonina e, ora, anche a scoprire qualcosa di nuovo.

Di buono, di bello, di piacevole – scegli tu – … cosa hai fatto oggi?

La domanda della sera

cosa hai fatto di buono oggi _la domanda della sera

Molti approcci psicologici -e non- suggeriscono di porsi questa domanda, la sera.

Cosa ho fatto di buono oggi?

L’obiettivo è portare l’attenzione su qualcosa di positivo della propria giornata per liberare dopamina e serotonina, due neurotrasmettitori che hanno a che fare con soddisfazione, piacere, gratifica, obiettivi raggiunti, sensazione di avere valore.

Alcuni suggeriscono di tenere sul comodino un quaderno su cui scrivere alcune righe per ricordare e, in qualche modo, celebrare, l’evento positivo o meglio riuscito della giornata.

Un’idea in più

La domanda della sera può essere usata anche per scoprire qualcosa in più rispetto alle proprie risorse e competenze e rispetto ai valori che guidano la propria vita.

Ho idea che le cose si imparino meglio facendole quindi, per mostrarti questo utilizzo della domanda della sera, ti propongo un esercizio. Puoi farlo anche se la giornata di oggi non è stata un granché o se ti pare di non aver combinato nulla di buono (bello, piacevole…).

L’esercizio

fai una prova

Primo passo

Ripercorri con il pensiero la tua giornata e identifica un momento in cui hai detto o fatto qualcosa che ti sembra ben detto o ben fatto.

Esempi:

  • Ti sei ricordato/a di dire a un familiare di passare a fare la spesa e prendere il dentifricio;
  • Hai saputo finire la relazione in tempo per la riunione;
  • Hai fatto una flessione in più di ieri;
  • Hai preparato una torta favolosa;
  • Hai chiacchierato 10 minuti con la vicina di casa;
  • Hai letto due pagine di quel libro che vorresti finire;

Come vedi, il menu è variegato: puoi trovare qualsiasi tipo di evento durante la giornata che ti faccia dire “Ok, bene!”

Il trucchetto è non avere pretese e sapersi premiare per ciò che si è fatto.

Secondo passo

Nota cosa ti è stato di aiuto per fare o dire quello che hai fatto o detto.

Esempi:

  • Contesto, ambiente
  • Persone presenti o non presenti
  • Clima
  • Tempo a disposizione
  • Stato di salute

Terzo passo

Chiediti qual è stato il tuo contributo, ossia quali competenze e caratteristiche ti sono servite per farcela.

Esempi:

  • Pazienza
  • Coraggio
  • Capacità di leggere in fretta
  • Concentrazione

Quarto passo

Chiudi in bellezza con una domanda- proposito:

Come posso usare queste informazioni per vivere al meglio la giornata di domani o quella situazione difficile che mi aspetta?

A quel punto non ti resta che applicare!

Hai provato l’esercizio e vuoi condividere le tue riflessioni?

Hai provato l’esercizio e vuoi saperne di più?

In entrambi casi, puoi scrivere a fontanella.francesca@gmail.com

oppure puoi usare il modulo di contatto:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le colonne sonore della Cura di sé:12 (+ 1) Canzoni scelte insieme

Il tuo modo di prenderti cura di te, a quale canzone somiglia? Scopri come prenderti cura di te insieme a 12 (+1) canzoni.

Arrivano, a volte, momenti in cui prendersi Cura di sé. Abbiamo scelto insieme 12 (+1) canzoni che rappresentano forme diverse di Cura di sé e Amore per se stessi.

Come prendersi cura di sé

Il modo giusto per prendersi cura di se stessi esiste ed è il proprio.

<< Rewind

I modi giusti per prendersi cura di se stessi esistono e sono i propri.

In qualsiasi momento della tua vita ti trovi, i modi per prenderti cura di te possono essere uno o più di uno e meritano di essere declinati in maniera personale.

Fai una prova

fai una prova

Pensa a qualcosa che ritieni possa significare cura e amore verso se stessi…

Fatto? A cosa hai pensato?

Molte persone rispondono: mangiare bene, sport, parrucchiere, cosmesi, visite mediche, massaggi… qualcuno – raffinato 😉 – cita lo psicologo e la psicologia.

Tutte queste risposte sono possibili modi in cui prendersi cura di sé: ve ne possono essere altri. Hobbies – risponde qualcuno – , una tisana – aggiunge qualcun altro -, guardare film e ascoltare musica… a te viene in mente qualcos’altro?

Ipotizziamo che tu abbia pensato he potresti mangiare bene: cosa intendi per mangiare bene? Cosa vorresti cambiasse nella tua alimentazione attuale?

Cerca di dettagliare il più possibile l’azione o le azioni che descrivono ciò che intendi per mangiare bene. Solo in questo modo sarà possibile, già oggi, cominciare. In caso contrario è più facile cadere nella procrastinazione.

Qualsiasi cosa tu abbia pensato, falla!

Per iniziare a prendersi cura di se stessi, da qualcosa bisogna pur cominciare! Ebbene, perché non cominciare dall’azione a cui hai appena pensato?

Il punto è che per cominciare a prendersi cura di se stessi, è bene fare come se si stesse già prendendosi cura di sé. Facendo, si attiva un meccanismo comportamentale che aiuta a mantenere attivi il proposito, la motivazione e l’azione.

Per restare nell’esempio, prendi l’azione che hai appena indicato per descrivere il mangiare bene e… falla!

A piccole dosi, per iniziare!

Mi permetto un doppio suggerimento rispetto alle dosi.

  1. Sai cosa vorresti fare per penderti cura di te, ma … non ne hai voglia o ti sembra di non trovare il tempo! Ebbene, scegli una versione leggera del tuo proposito. Nel nostro esempio… Mettiamo tu abbia pensato di mangiare più verdura e che non ti piaccia affatto. Potresti aggiungerla a un solo pasto, per ora, iniziando dalla verdura che ti convince di più o preparata in un modo che ti incuriosisce o, ancora, potresti mangiarne poca.
  2. Per iniziare, è bene tu scelga di svolgere la tua azione per la cura di sè senza eccedere: che il troppo stroppia lo sai già e se assumi una dose massiccia di cura di te oggi… domani potresti non averne voglia. Per creare un’abitudine, è utile la costanza.

Creare un abitudine

Le abitudini si possono creare associando la nuova azione a azioni che durante la giornata si è già soliti fare. Resto nell’esempio… Hai scelto di mangiare bene aggiungendo una verdura a un pasto. Tutti i giorni, di solito, a pranzo ti rechi al bar vicino al lavoro e prendi un toast: ebbene, da oggi, puoi aggiungere una centrifuga di carota e sedano. Il toast è già un’abitudine ed è più semplice aggiungere una nuova abitudine  – la centrifuga di verdure – collegandola a una esistente.

Per creare l’abitudine, c’è chi si trova bene anche con post-it appesi in casa e in luoghi strategici, appunti in agenda, “nodi al fazzoletto” personalizzati – un oggetto che si indossa, un appunto sul braccio, una canzone promemoria…

Una canzone, appunto!

12 (+1) canzoni per la Cura di sé

play

Ecco le 12 canzoni che abbiamo scelto e che ricordano a chi le ha indicate la cura e l’amore verso se stessi. I link alle canzoni sono accompagnati dalle parole di chi ha scelto il pezzo oppure da frasi del testo.

Fix You – Coldplay

When you try your best but you don’t succeed
When you get what you want but not what you need
When you feel so tired but you can’t sleep

Quando fai del tuo meglio, ma il risultato non arriva

Quando ottieni ciò che vuoi, ma non ciò che desideri

Quando ti senti tanto stanco, ma non riesci a dormire

I will try to fix you

Proverò a rimetterti in sesto

 

Vuoto a perdere – Noemi

Qua praticamente c’è la crescita interiore, la maturità, il fregarsene del giudizio della gente. Guardarsi la cellulite e dirsi: “Va bene così, chissenefrega!”

 

No Hero – Elisa

‘Cause you can count on me
As long as I can breathe
You should know
I’ll carry out through the night
Through the storm

Perchè puoi contare su di me

Fino a quando avrò respiro

Dovresti saperlo

Lo farò nella notte

nella tempesta

 

Volo – Paola Turci

Questa canzone ha significato molto per me

Volo così perchè è così che devo vivere
Volo nel cuore di chi ha voglia di sbagliare
Volo nel sole perchè ho voglia di bruciare

 

Viva – Ligabue

Perché sei
viva viva cosi come sei
quanta vita hai contagiato
quanta vita brucerai che sei
viva viva per quella che sei
niente rate, niente sconti
solo viva come vuoi….

 

Abbi cura di te – Levante

C‘è il volersi bene anche rischiando, perché rischiare a volte è un po’ vivere.  Buttarsi nel vuoto e urlare a squarciagola, buttarsi nell’acqua del mare pur sapendo che è fredda.

 

Ovunque proteggi – Vinicio Capossela

Ma ancora proteggi la grazia del mio cuore

adesso e per quando tornerà nel tempo

il tempo per partire, il tempo di restare

il tempo di lasciare, il tempo di abbracciare

 

I Will Survive – Gloria Gaynor

Mi sembra esprima bene tutta la forza di chi, dopo essere stato tanto tempo sotto un macigno che lo schiacciava, riesce finalmente a toglierselo di dosso. Tutta la meravigliosa sensazione di essere vivo, giusto, intero, di avercela fatta alla faccia di tutto e di poter andare avanti con una energia positiva da investire finalmente in qualcosa di nuovo.

 

L’eccezione – Carmen Consoli

Qui c’è una sorta di rimprovero nel momento in cui si rinuncia alla propria unicità, per uniformarsi a tutti i costi. Ma in fondo, nell’omologazione generale, c’è sempre l’eccezione, la mosca bianca.

 

La Cura – Franco Battiato

Perché sei un essere speciale,
Ed io, avrò cura di te

 

Abbi cura di te – Psicantria

Abbi cura di te

E non è un fatto di pura igiene personale

Abbi cura di te

Di quello che ti piace fare

Dei tuoi occhi che ridono e piangono

 

Sally – Vasco Rossi

È quando ti accorgi che vai bene così, che riesci a prenderti davvero cura di te!

 

Greatest love of all – Whitney Houston

Chiudo questa lista, che potrebbe continuare a lungo, con una canzone che tiro fuori dal cappello tutte le volte che gli eventi di vita mi ricordano quanto è importante amarsi: nascite, morti, malattie, momenti di gioia e di dolore, emozioni e pensieri nel flusso di vita che corrono, scorrono e – qualche volta – rallentano. Sei nell’avventura della vita e quando le cose capitano, non resta che viverle.

The greatest love of all
Is easy to achieve
Learning to love yourself
It is the greatest love of all

L’amore più grande di tutti

è facile da raggiungere

Imparare ad amare se stessi

è l’amore più grande di tutti

Il  tuo modo di prenderti cura di te a quale canzone somiglia?

 

 

 

Il Gioco della Vita: Imprevisti e Opportunità – Post brevissimo

Il Gioco della Vita offre Imprevisti e Opportunità: colgo l’Opportunità di un Imprevisto per dedicare un po’ di tempo a me e a chi amo.

Come a Monopoli e in altri giochi simili, il Gioco della Vita offre Imprevisti e Opportunità.

Ho imparato, in questi 37 anni (e mezzo, ohibò!), che né gli uni, né le altre sono per definizione positivi o negativi e che, spesso, Imprevisti e Opportunità si intrecciano tra loro.

È quello che mi capita ora

Colgo l’Opportunità di un Imprevisto per dedicare un po’ di tempo a me e a chi amo. Questo si concretizza in qualche giorno di vacanze in più di quelle ipotizzate.

Mi dedicherò le settimane a cavallo di Ferragosto, dal 7 al 20.

Qualche nota fuori scala mettila nel conto.

Abbi cura di te – Psicantria

 

Quale tipo di Depressione hai?

Le Depressioni non sono tutte uguali, ne esistono diversi tipi, infiniti, se vogliamo. Quale tipo di Depressione hai?

Le Depressioni non sono tutte uguali, ne esistono diversi tipi, infiniti, se vogliamo. Quale tipo di Depressione hai?

“Dottoressa, sono depresso!”

“Mmm e quale tipo di Depressione ha?”

Comincia spesso così una conversazione terapeutica nel mio studio. E prosegue, più o meno, in questo modo…

Ce ne sono diversi tipi?

“Ce ne sono diversi tipi? Non me lo hanno detto!”

Oppure

“Non lo so, credo mi abbiano detto ‘Depressione maggiore'” (o ‘reattiva’, o altre etichette del caso).

A queste risposte mi capita di dire qualcosa del tipo:

“Ok, e la Depressione Maggiore che conosce com’è? Com’è fatta? Le sembra maschio o femmina? Che tipo di comportamenti adotta per influenzare la sua vita?

Questo tipo di domande sono le prime di una serie che ha l’obiettivo di aiutare a esternalizzare la Depressione o altre difficoltà/disagi/problemi che le persone incontrino nella loro vita.

Si tratta di passare dalla percezione di se stessi come depressi, alla consapevomaps of narrative practicelezza di vivere insieme alla Depressione, con la quale ci si può relazionare per riappropriarsi dello spazio vitale che lei, per natura, tende a scippare.

Questo punto di vista si rifa alle mappe narrative di Michael White.

Come scoprire quale tipo di Depressione hai

1 – Per scoprire quale tipo di Depressione accompagna la tua vita, puoi iniziare… disegnandola!

???

Sì, disegnandola oppure facendone una fotografia oppure, se ti piace scrivere, puoi raccontarne la storia, oppure puoi farne una statutetta di argilla… Qualche tempo fa una persona creò un pupazzo di pezza che rappresentava la Paura! 🙂 Quindi spazio alla creatività! Se ti va, dai anche un nome alla Depressione.

Primo Passo: dare una forma concreta. spunta

2 – Descrivi come influenza la tua vita nei vari contesti (famiglia, lavoro, scuola, amicizie, sport, speranze per il futuro…)

Questo passo offre l’opportunità di cominciare a conoscere effetti e conseguenze della Depressione sulla tua vita. Quali abitudini ha la Depressione? Quali valori persegue? In che modo agisce?

Secondo Passo: scoprire come ti influenza.

3 – Dì la tua: sei d’accordo con il comportamento di Depressione? Ti sta bene il modo in cui ti influenza?

In questo passo puoi prenderti il gusto e la responsabilità di dire la tua. Depressione ha le sue abitudini e le sue modalità di influenzarti, ora tu puoi dire se concordi con lei e in cosa oppure se sei in disaccordo e vorresti metterne in discussione alcune influenze sulla tua vita.

Tu e Depressione siete in relazione e puoi avere il tuo punto di vista, diverso dal suo.

Terzo Passo: dì la tua.

4 – Perché? (Motiva la tua risposta al terzo passo)

In questo passo puoi giustificare e spiegare la ragione per cui concordi o sei in disaccordo con Depressione. Tutte le risposte vanno bene, rispondi ciò che pensi e ciò che senti.

Quarto Passo: motiva e giustifica il tuo punto di vista.

Ok e adesso?

Se hai fatto i 4 Passi, avrai con te una rappresentazione concreta della Depressione e avrai cominciato a conoscerla meglio: le sue intenzioni e abitudini, il modo in cui ti influenza e ciò che tu pensi di lei (o lui, potresti aver scelto che Depressione è maschio!). Forse saprai anche perché hai una certa opinione rispetto a Depressione.

Ora hai il materiale di lavoro per cambiare la tua relazione con la Depressione, se lo desideri.

Hai a che fare con un personaggio unico, al di fuori delle diagnosi e molto più accessibile e vicino alla tua realtà di vita.

Questo ti dà la possibilità di cominciare a riflettere sulle modalità per riprendere lo spazio di vita che ti spetta. Ad esempio: come ti relazioneresti con un personaggio del genere se lo incontrassi? Come gli parleresti? Cosa saresti disposto a condividere con lui/lei?

Ehm… non capisco come possa essermi utile!

ok e adessoQuesta modalità esplorativa può essere controintuitiva e può essere complesso lavorarci in autonomia. L’idea migliore, a mio avviso, è cercare uno psicologo che utilizzi questo metodo e appoggiarsi a lui/lei per proseguire nell’esplorazione e costruire le soluzioni e i cambiamenti. Puoi contattarmi per conoscere i nomi di colleghi in Italia e all’estero.

Dal canto mio, se sei interessato/a a esplorare il problema, ti propongo il…

Quinto passo: inviami le tue risposte ai 4 Passi

Attenzione proposta commerciale 🙂 

Questa sezione dell’articolo ti interessa solo se desideri esplorare il problema.

Ebbene, puoi inviarmi una mail con le risposte ai 4 Passi e una fotografia della tua realizzazione concreta di Depressione (o di qualsiasi altro problema! Questa proposta vale anche per Ansia, Paura, Dolore, Rabbia… quello che vuoi tu!).

Una volta letta la tua mail, ti comunicherò se sarà possibile esplorare insieme il problema e, se sarà così, potremo procedere in questo modo:

  • 2 incontri da 60 minuti (in studio, online su Skype, telefonici)
  • 1 mail o telefonata di accompagnamento a distanza di tre settimane dal secondo incontro
  • 1 mail o telefonata di accompagnamento a distanza di tre mesi dal secondo incontro

Il costo? 125,70, con omaggio del mio libro Kairòs in versione cartacea che ti spedirò a casa.

Il costo è così calcolato:

  • 2 incontri da 60 minuti: 51 euro cadauno >> 102 euro
  • 2 mail o telefonate di accompagnamento: 10 euro cadauna >> 20 euro
  • Costi di gestione: marca da bollo, spedizione del libro >> 3,70 euro

Che ne pensi? Quale beneficio pensi ne trarresti?

Hai una storia di Depressione che ti va di condividere con altri? Puoi raccontarla nei commenti, se ti va!

 

 

 

 

 

 

Come dare conforto e supporto a una persona cara

Quando una persona cara soffre, si desidera darle conforto e supporto. Come fare affinché il supporto sia utile e efficace per chi lo riceve? Un suggerimento da Tristezza.

Quando una persona cara soffre, si desidera darle conforto e supporto. Come fare affinché il supporto sia utile e efficace per chi lo riceve?

Usato a casaccio, serve a zero!

Date un’occhiata a questo pezzo del film Disney Inside-Out. Gioia tenta in diversi modi di rassicurare il suo amico Bing Bong, ma non ci riesce. A riuscire è Tristezza che, a contrario di Gioia, si sofferma sul dispiacere e sulla sofferenza.

 

La conseguenza dell’aiuto offerto da Tristezza è che l’amico si sente capito e ascoltato, piange e accoglie la sua sofferenza, condividendola con Tristezza e, a un tratto, sentendosi meglio.

[Ti può interessare anche Elogio alla Tristezza]

Il comportamento di Tristezza può dare tre informazioni pratiche utili:

  1. Restare con l’emozione dell’altro
  2. Valorizzare l’emozione dell’altro
  3. Arricchire la storia dell’emozione dell’altro

Restare con l’emozione dell’altro

Bing Bong è triste, pertanto, l’emozione che meglio si addice  a fargli compagnia è Tristezza. Si può dare conforto a una persona triste, accettando la tristezza che prova e riflettendola, mostrando di capirla. Fare come Gioia, qui, non dà i risultati sperati.

Valorizzare l’emozione dell’altro

Tristezza non si limita a stare accanto a Bing Bong facendogli da specchio: riconosce il suo dolore, lo convalida, lo autorizza. L’autorizzazione a provare emozioni è importante: ognuno può imparare a concedersela, riconoscendo la legittimità delle proprie risposte emotive; talora è utile riceverla dagli altri. Tristezza legittima la tristezza di Bing Bong, che ha la libertà di esprimerla.

Arricchire la storia dell’emozione dell’altro

Tristezza fa qualcosa di speciale: chiede a Bing Bong di ricordare un momento bello passato con il suo carro. Il ricordo si fa struggente e nostalgico e arricchisce la storia dell’emozione che sta provando Bing Bong.

Ora egli prova tristezza, nostalgia, struggimento, commozione e ricorda le emozioni piacevoli dei momenti passati insieme al suo carro. Sente di aver contribuito alla vita del carro come il carro ha contribuito alla vita di Bing Bong e questo funge da spinta vitale per sfogarsi e poi alzarsi e ricominciare.

In situazioni di difficoltà e, in particolare, in caso di lutto, questi 3 passaggi rappresentati da Tristezza danno una mappa per orientarsi e per offrire conforto e supporto in modo utile.

Ti è capitato di dare o ricevere un tipo di supporto che è servito poco e non capire perché? Tristezza, in questa scena, potrebbe averti dato un perché!

 

 

 

 

Cosa ho portato con me dalle mie vacanze…

Quest’anno, al rientro dalle vacanze, mi porto a casa tra fotografie, prodotti tipici e ricordi, l’incontro con un artista e con il suo tempo.

Martedì 4 luglio sono rientrata dalle vacanze. Splendida settimana di relax, bei luoghi e buon cibo e, come mi è solito, tanta curiosità nel vedere persone nuove e scoprire abitudini nuove.

[Immagine di copertina tratta da italiamagazineonline.it]

Tra ricordi, fotografie e souvenirs gastronomici…

Quando torno dalle vacanze mi porto a casa fotografie, buoni prodotti tipici da godere al rientro e tanti ricordi. Mi porto a casa, spesso, anche qualche spunto di riflessione, frequentemente suscitatomi dall’osservazione degli altri.

Lo spunto di riflessione di quest’anno…

Il tempo. Il tempo da dare e il tempo da ricevere. Il tempo vissuto e quello che scappa. Il tempo che non passa mai e quello che, ops, è già passato?

Il tempo in cui si incontra la vita e il tempo in cui si incontra la morte. Sarà che recentemente questo tema mi è stato riproposto  altre 3 volte.

#Volta 1

Un collega, durante un’esercitazione pratica, dice:

Dalla vita, lo sai, si dice che non se ne esca vivi…

#Volta 2

Rileggendo uno dei miei clinici preferiti, Irvin Yalom, incontro la frase:il dono della terapia

Eppure esistono molte buone ragioni per cui affrontare  [il tema de] la morte nel corso della terapia. In primo luogo è un ‘esplorazione profonda e esaustiva del corso e del significato della vita.

Da “Il dono della terapia”

#Volta 3

Ho condiviso con due care persone il seguente passaggio tratto da un libro di Jostein Gaarder: La ragazza delle arance.la ragazza delle arance

Dissi:”Immagina di trovarti sulla soglia di questa favola, in un momento imprecisato di miliardi di anni fa, quando tutto fu creato. Avevi la possibilità di scegliere se un giorno avresti voluto nascere e vivere su questo pianeta. Non avresti saputo quando saresti vissuto e non avresti saputo neppure per quanto tempo saresti potuto rimanere qui, ma non si trattava comunque che più di qualche anno. Avresti solo saputo che, se avessi scelto di venire al mondo un giorno, quando i tempi fossero stati maturi, come si dice, allora un giorno avresti anche dovuto staccarti da esso e lasciare tutto dietro di te. Forse questo ti avrebbe ferito violentemente, poiché molte persone pensano che la vita sia così meravigliosa che vengono le lacrime agli occhi al solo pensiero che un giorno debba finire. Può essere tutto così bello qui, che fa un male terribile pensare che prima o poi non ci saranno più altri giorni da vivere.”

[…]
Te lo chiedo di nuovo. Cosa avresti scelto? Avresti scelto di vivere per un breve
momento sulla terra, per poi, dopo pochi anni, venire strappato da tutto quanto e non
tornare mai più? Avresti rifiutato? Hai solo queste due alternative. Perché queste sono
le regole. Se scegli di vivere, scegli anche di morire. Ma ora promettimi che ti prenderai
il tempo necessario per riflettere bene prima di rispondere.

[…]
Devo essere onesto con te, Georg. Io stesso avrei rifiutato l’offerta di una visita
panoramica fulminea della grande favola[..]. Lo ammetto. E se la pensi come me, mi
sento in colpa per quanto ho contribuito a mettere in moto. Mi sono lasciato sedurre
dalla Ragazza delle arance, mi sono lasciato tentare dall’amore, mi sono lasciato
adescare dall’idea di avere un bambino. Ora arrivano la rabbia e il bisogno di
conciliazione. Ho fatto qualcosa di sbagliato? penso. La domanda pesa come un
cruento conflitto all’interno della propria coscienza. Poi arriva anche il bisogno di fare
ordine dentro di sé. […] Ma, Georg, se tu ora rispondi che nonostante tutto avresti
scelto di vivere, anche se solo per un breve momento, allora in fondo io non ho il diritto
di desiderare di non essere nato. Così si arriva almeno a un pareggio, cosi i fattori si
possono annullare.”

#Volta 4, in vacanza

Ho incontrato un artista – che non cito per questioni di privacy – che ha saputo mostrare a me e al mio compagno, la disponibilità a vivere il tempo e stare nel tempo, per quello che dura.

Ci ha dedicato tempo, sa usare il tempo, gode del tempo, sta in silenzio nel tempo, per ogni cosa ci vuole il suo tempo, il tempo finisce, il tempo dura quel che dura…

Mica una novità!

Eppure non lo avevo mai visto fare con tanta naturalezza. Lo ho già visto ostentare, lo ho sentito narrare, ho visto lo sforzo di riuscirvi, ma non avevo mai visto farlo così, semplicemente: stare nel tempo e basta, come fosse un carissimo amico con cui si può sorseggiare un aperitivo in silenzio.

E quando finirà, finirà!

I progetti di vita che mi stimola questo incontro

Ho usato la parola progetti, che fa tanto “grande obiettivo”, in realtà… i progetti a cui mi riferisco, sono piccole azioni. Perché una scala si sale a gradini.

Ecco alcuni gradini:

  • Scrivere un nuovo libro
  • Ascoltare suoni e rumori
  • Sorridere quando cade un bicchiere e va in frantumi
  • Cucire nuove tende per la mia casa
  • Cucinare piatti con pochi ingredienti
  • Qualche volta, fare una videochiamata con whatsapp anzichè mandare un messaggio vocale
  • Scattare una fotografia anche se viene brutta
  • Ogni giorno, chiedere a chi mi è caro e chiedermi come posso rendere migliore la giornata

Ho cominciato subito, appena rientrata dalle vacanze e, sì, sto continuando! 🙂

Anche tu hai imparato qualcosa durante le vacanze? Se ti va, condividilo qui sotto! Può essere utile ad altri!

 

 

 

 

 

Mi godo le vacanze!

Vado in vacanza! Dal 24 giugno al 4 luglio.

Ebbene sì, vado in vacanza!

Dal 24 giugno al 4 luglio.

Vacanze 2017_

Ho scelto, in modo anche piuttosto innovativo e inusuale per le mie abitudini, di tenere il cellulare spento.

Per comunicazioni o informazioni, puoi scrivere all’indirizzo fontanella.francesca@gmail.com

Probabilmente non sarò velocissima nella risposta, anche se sarà mia premura dedicare qualche minuto delle vacanze a sbirciare nelle mail.

In ogni caso, risponderò con cura  a ogni messaggio al mio rientro.

Insomma… Mi godo le vacanze! 🙂

Le Paure: Perché e Soluzioni in una canzone di Jovanotti

Le Paure hanno un lato noto e uno – spesso – sconosciuto.
Il lato noto delle Paure è la Paura stessa, quello sconosciuto rovescia il punto di vista e fa scoprire qualcosa di tutt’altro che banale: il desiderio dietro la paura.

Le Paure sono diverse dalla Paura. La Paura è un’emozione e ha l’ obiettivo di tenerti lontano dai pericoli. Le Paure possono essere convinzioni maturate con l’esperienza o tramandate da persone care che invitano a evitare determinate situazioni perché potrebbero essere pericolose.

Qualche volta le Paure sono alimentate dall’Ansia, un emozione che aiuta a prevedere le conseguenze e a pianificare, ma che, talora, pretende di prevedere conseguenze imprevedibili.

 [Potrebbe interessarti anche L’ansia ha lo sguardo rapido: facci caso…]

Il lato noto delle Paure

Le Paure hanno un lato noto e uno – spesso – sconosciuto.

Il lato noto delle Paure è la Paura stessa, nella formula in cui ti si presenta:

  • La paura del buio
  • La paura di volare
  • La paura delle malattie
  • La paura dei ragni
  • La paura dei cani
  • La paura di fallire in un compito

 [Potrebbe interessarti anche Emma e la Paura dei ragni]

Il lato noto delle Paure è, quindi, il lato che conosci già, che ti frena nel provare delle esperienze o, magari, ti fa scappare a gambe levate.

Quello che forse non hai mai conosciuto è…

Il lato nascosto delle Paure

Personalmente immagino questo lato nascosto come se fosse il riflesso allo specchio delle Paure perché ne è l’immagine rovesciata. Il lato nascosto delle Paure offre

un punto di vista strambo. 

Te la ricordi la canzone Mi fido di te di Lorenzo Cherubini?

La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare.

Sì, va bè: il solito lato positivo delle cose!

Mmm, no! Il lato nascosto delle Paure non è necessariamente un lato positivo.

Il lato nascosto delle Paure descrive ciò che si vorrebbe accadesse al posto della cosa di cui si ha paura.

Ad esempio:

Quando si prova paura del buio, si desidera che vi sia luce.

>> Desiderio di luce anziché paura del buio.

Cambia qualcosa nelle tua percezione della paura del buio se noti che si tratta di desiderio di luce?

La soluzione all’interno del lato nascosto delle Paure

Come per la paura del buio la soluzione – top – è la luce, per ogni paura si può scovare la soluzione ottimale all’interno del suo lato nascosto.

Tuttavia, non è solo questo che mi interessa raccontare nell’articolo. Vorrei aiutarti a osservare un paio di dettagli che derivano dalla precedente – apparentemente – semplice riflessione.

  1. Se la soluzione ottimale è la luce, di volta in volta, sarà importante chiedersi come ottenere la luce più che allarmarsi per il buio. Si può premere l’interruttore, accendere una candela, aprire una finestra, raggiungere un lampione…
  2. Puoi provare a chiederti di più e a esplorare il significato del desiderio di luce.

Alcune domande utili a tal fine

  1. Come mai è importante la luce?
  2. Chi conosci che, come te, trova importante la luce?
  3. Quali parole associ a “luce”?
  4. Una volta che hai ottenuto la luce, cosa ottieni, oltre a non provare più paura?

Puoi usare, anche, la “Catena dei Perché” 

Un esempio tratto da un esperienza in famiglia:

Perché è importante la luce?

Per vedere la cose!

Perché è importante vedere le cose?

Per controllare dove sono e non inciampare.

Perché è importante controllare e non inciampare?

Per sentirsi sicuri!

La sicurezza è importante per te?

Sì!

In questo caso, il desiderio di luce aiuta a ottenere sicurezza: ora che la persona lo sa, potrebbe interessarle scovare altri modi per ottenere sicurezza. Se ben usati, essi possono piano piano aiutarla a non provare più Paura del buio.

Più specifica è la Catena dei Perché, più può aiutare a scoprire, all’interno del lato nascosto delle Paure, il significato personale delle singole Paure e  a creare la possibilità di superarle, lasciarle andare o provarle con meno intensità.

Ricapitolando: Rovescia la Paura e fatti delle Domande! 🙂

Hai appena provato a rovesciare una tua Paura? Cosa ne è saltato fuori?

Se ti va, puoi scriverlo nei commenti oppure all’indirizzo fontanella.francesca@gmail.com